Netanyahu sfrutta la Pasqua ebraica per ulteriore propaganda biblica sul Genocidio

Con l’inizio della Pasqua ebraica, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu usa ancora una volta la Bibbia per giustificare il Genocidio a Gaza paragonando Hamas al “Faraone” e promettendo di “scatenare ulteriori e dolorose piaghe” sui palestinesi.

Fonte: English version

Di Jonathan Ofir –  22 aprile 2024

Immagine di copertina: Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu guida una riunione di gabinetto sul bilancio statale, presso l’Ufficio del Primo Ministro a Gerusalemme il 12 marzo 2023. (Foto di Marc Israel Sellem/POOL)

Stasera è l’inizio della festa ebraica della Pasqua ebraica. Mentre i segnali di un’imminente invasione israeliana di Rafah crescono nel Sud di Gaza, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto un discorso pasquale durante il fine settimana in cui ha suggerito che Hamas sta interpretando il ruolo del Faraone nella storia biblica dell’Esodo; la minaccia esistenziale per il popolo ebraico che è al centro della festa.

Netanyahu:

“Invece di ritirarsi dalle sue posizioni estreme, Hamas conta sulle divisioni al nostro interno, trae incoraggiamento dalle pressioni rivolte contro il governo israeliano. Pertanto, non fa altro che inasprire i termini per il rilascio dei nostri ostaggi. Indurisce il suo cuore (come il Faraone) e rifiuta di lasciare andare il nostro popolo. Pertanto, gli scateneremo contro ulteriori e dolorose piaghe, e questo accadrà presto. Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas, perché solo così potremo liberare i nostri ostaggi e ottenere la nostra vittoria”.

Ho scelto di tradurre il “makot” in ebraico di Netanyahu, con “piaghe”, piuttosto che “colpi”, perché è chiaro che sta evocando un contesto biblico molto specifico, dove la risposta divina “all’indurimento del cuore” del Faraone sono le dieci piaghe, “Ser hamakot” in ebraico.

La citazione “indurire il cuore” appare 19 volte nel libro dell’Esodo, e il rifiuto di “lasciar andare il popolo” otto volte.

Israele non vede l’ora di attaccare Rafah nel Sud di Gaza, un’area in cui è stata spinta la maggior parte della popolazione di Gaza, creando un enorme accampamento di rifugiati all’interno del campo di concentramento che Gaza è stata per lungo tempo. Un’area che normalmente ospitava poco più di 250.000 persone, è ora un rifugio per 1,5 milioni, due terzi della popolazione di Gaza. Gli Stati Uniti si sono opposti, ma i recenti eventi con l’Iran sembrano aver prodotto una possibile contropartita: se Israele si astenesse dall’attaccare con forza l’Iran, gli Stati Uniti sosterrebbero un’invasione di Rafah. L’attacco a questo restante rifugio significherebbe una carneficina inimmaginabile e il discorso di Netanyahu ne sta gettando le basi.

Evocare le incarnazioni bibliche del male è un marchio di fabbrica di Netanyahu, e lui ha applicato questa tecnica fin dall’inizio di questo Genocidio quando ha usato l’analogia di Amalek, riferendosi ad un’altra minaccia esistenziale per il popolo ebraico proveniente dalla Bibbia che doveva essere sradicato fino all ultimo dei suoi infanti e animali. Ora chiama Hamas “Faraone” e invoca piaghe mortali contro i palestinesi. Netanyahu, dovremmo concludere, è Mosè.

Questo tipo di sostegno entra dritto nelle vene di molti israeliani, e il momento è cruciale. Molti ebrei israeliani celebreranno ora la festa della liberazione e gli ostaggi/prigionieri israeliani sono descritti come l’incarnazione degli schiavi biblici in Egitto.

L’ultima e più dolorosa piaga nella storia biblica è l’uccisione dei primogeniti egiziani. In realtà era un richiamo che andava oltre gli umani, coinvolgeva anche i primogeniti del bestiame:

“E avvenne che a mezzanotte il Signore colpì tutti i primogeniti nel Paese d’Egitto, dal primogenito del Faraone che sedeva sul suo trono fino al primogenito del prigioniero che era nella prigione sotterranea; e tutti i primogeniti del bestiame”. (Esodo 12:29)

Quindi questa parte della storia della Pasqua descrive un Genocidio che non risparmia nemmeno gli animali, simile alla storia di Amalek.

Come ebrei, siamo stati purtroppo indotti a percepire tale totale distruzione come una mera garanzia necessaria per la nostra liberazione. Il cuore degli egiziani si indurisce nuovamente mentre inseguono gli israeliti presso il Mar Rosso, e vengono annegati in massa con i loro cavalli. Questo fu il lieto fine; i malfattori, simili agli animali, sono morti, e noi siamo i prescelti sopravvissuti.

Ma sono seduto qui, a scrivere questa storia terribile, chiedendomi se abbiamo fatto progressi negli ultimi 3.500 anni. Sia che siamo stati liberati, o che siamo ancora, oggi, nel deserto, alla ricerca della nostra vendetta storica, vivendo per sempre con la spada (sopraffando), come ha giurato una volta Netanyahu.

Jonathan Ofir è un direttore d’orchestra, musicista, scrittore e blogger israelo-danese, che scrive regolarmente per Mondoweiss.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org