Nella piazza degli ostaggi di Tel Aviv mancano le foto di palestinesi rapiti

Quando la gente dice rapiti, intende gli ostaggi israeliani. Non ce ne sono altri, anche se i campi di detenzione israeliani sono pieni fino a scoppiare di palestinesi rapiti da Gaza e dalla Cisgiordania

Fonte. English Version

Di Gideon Levy – 20 giugno 2024

Manca una foto nella piazza di Tel Aviv conosciuta come Piazza degli Ostaggi. Mancano alcune decine di foto anche dalle manifestazioni nelle vicinanze di Kaplan Street. Queste foto non sono mai state esposte durante le proteste, anche se vi appartengono non meno delle fotografie degli ostaggi israeliani. Le foto mancanti, quelle dei rapiti palestinesi, avrebbero dovuto essere il secondo obiettivo della protesta, dopo gli ostaggi israeliani. Ma non nell’Israele del 2024. Qui nessuno pensa nemmeno di prenderli in considerazione.

Mi piacerebbe vedere, alla manifestazione di Kaplan Street di questo sabato sera, una foto del rapito Bassem Tamimi scattata dopo il suo rilascio dalla prigionia in Israele. Tamimi è stato liberato la settimana scorsa; è stato rapito al Valico Allenby/Re Hussein tra la Cisgiordania e la Giordania il 29 ottobre e imprigionato senza processo.

La sua apparizione dopo circa otto mesi di prigionia e tortura avrebbe dovuto scioccare ogni israeliano, soprattutto i parenti degli ostaggi a Gaza. Le immagini mostrano un uomo distrutto: dimagrito, il viso scarno, gli occhi rossi e piangenti. Tamimi è stato detenuto decine di volte, di solito detenzioni politiche senza processo, ma mai dopo il suo rilascio aveva l’aspetto che aveva la settimana scorsa. L’uomo un tempo prestante e carismatico era il fantasma di se stesso. Anche i suoi amici all’inizio faticarono a riconoscerlo. Assomigliava a un detenuto rilasciato da Guantanamo Bay o da Abu Ghraib.

È un attivista politico veterano che ha perso alcuni membri della famiglia nella lotta. Sua figlia Ahed è diventata un simbolo internazionale della Resistenza Palestinese all’età di 14 anni dopo aver schiaffeggiato, che il cielo ci aiuti!, Sua Eccellenza un ufficiale dell’esercito israeliano, a cui è permesso schiaffeggiare e persino uccidere a suo piacimento. Tamimi è stato spezzato. Gli amici dicono che è in preda al panico, spaventato e traumatizzato dopo quello che ha sopportato nelle famigerate ali della prigione per detenuti di sicurezza che operano nello spirito di Itamar Ben-Gvir.

I manifestanti devono mostrare la foto di Tamimi dopo il suo rilascio dalla prigionia per due motivi: uno è umanitario, l’altro politico. La foto di Tamimi ha fatto il giro del mondo. Ha dato legittimità al maltrattamento dei nostri ostaggi così come è stato maltrattato Tamimi. Ciò potrebbe incoraggiare Hamas a usare lo stesso metodo. Ecco perché anche le famiglie degli ostaggi dovrebbero protestare furiosamente contro i maltrattamenti dei sequestrati detenuti da Israele.

Bisogna dire la verità: nessuno degli ostaggi israeliani rilasciati finora assomiglia, almeno esteriormente, a Tamimi. Gli ostaggi israeliani liberati hanno sopportato un inferno dal quale faranno fatica a riprendersi; nessuno nega quello che hanno passato, ma non sembravano relitti umani come lui.

Nessuno parla dell’inferno di Tamimi, né in Israele né all’estero. Liberare i rapiti? Solo quelli israeliani. Quando la gente dice rapiti, intende gli ostaggi israeliani. Non ce ne sono altri, anche se i campi di detenzione israeliani sono pieni fino a scoppiare di palestinesi rapiti da Gaza e dalla Cisgiordania il cui destino è sconosciuto. Che dire degli ostaggi israeliani morti in prigionia si chiederà ogni israeliano, e giustamente. E che dire dei rapiti palestinesi che sono morti, ognuna delle cui morti o uccisioni è imperdonabile e costituisce un Crimine di Guerra?

La protesta di questo sabato in Kaplan Street dovrebbe includere anche l’immagine del Dottor Iyad Rantisi, direttore dell’Ospedale Ginecologico di Beit Lahia, morto in una struttura per interrogatori dello Shin Bet una settimana dopo essere stato rapito da Gaza. Come nei regimi più oscuri, gli esseri umani scompaiono; per sei mesi è stato vietato dare notizia della sua morte. Ciò che conta sono le nostre rivendicazioni contro i bruti di Hamas. Martedì Hagar Shezaf ha pubblicato la notizia della sua morte, per non parlare della notizia della sua esecuzione tramite tortura durante l’interrogatorio.

Rantisi è il secondo medico che Israele ha torturato a morte o fatto morire durante la guerra. Il Direttore del Dipartimento di Ortopedia dell’Ospedale Al-Shifa è caduto vittima di un destino simile, insieme a circa 40 palestinesi rapiti che sono morti nel campo di Sde Teiman e in altri luoghi del male in Israele.

Tutte le loro foto dovrebbero essere esposte a Kaplan Street sabato. Anche loro erano ostaggi che avrebbero dovuto essere trattati umanamente; alcuni avrebbero dovuto essere liberati. Anche loro hanno famiglia, proprio come i nostri ostaggi.

Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo ultimo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.

Traduzione di Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org