Guerra a Gaza: la fame “peggio dei bombardamenti” per i palestinesi affamati

Il cibo scarseggia, si deteriora e spesso non esiste nell’enclave assediata, lasciando la gente stordita e debole

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di Lubna Masarwa a Gerusalemme e Rayhan Uddin – Londra,  – 25 giugno 2024

Immagine di copertina:  Ghassan al-Qishawi, bambino palestinese di quattro anni affetto da paralisi cerebrale che soffre anche di malnutrizione a causa del conflitto in corso a Gaza [Getty]

“La mia famiglia, i bambini, tutti aspettano che io arrivi e dica ‘c’è del cibo’ o ‘ho portato delle verdure'”, racconta un uomo palestinese a Middle East Eye.
Ma la maggior parte dei giorni, dice, torna a mani vuote e sconfortato.
“Abbiamo smesso di parlare di “Quando finirà la guerra?” e abbiamo iniziato a parlare di “Quando arriverà il cibo?””, ha aggiunto.
Ali e tutti i residenti di Gaza con cui MEE ha parlato dell’aggravarsi della carestia, causata dall’assedio israeliano in corso che blocca la consegna di cibo e prodotti medicinali di base salvavita, hanno preferito non usare i loro veri nomi.
Anche Rania, a Gaza City, si reca ogni giorno al mercato in cerca di cibo. Quello che trova è proibitivo o estremamente limitato.
“Nei mercati non ci sono verdure, frutta o latte. Non c’è nulla che abbia valore nutrizionale”, racconta a MEE.
Rania racconta di aver ricevuto un cesto di cibo dal Programma alimentare mondiale (PAM) più di un mese fa, contenente halva (tipo di dolce molto nutriente, ndt.), fagioli, hummus, piselli e salumi. Ora si sta ancora aggrappando a questi prodotti.
“Li sto razionando perché se finiscono non avrò nulla da mangiare”, dice. “Mi sento stordita e debole. Il mio viso è pallido e ho perso molto peso”.
Le esperienze di Rania e Ali sono simili a quelle di centinaia di migliaia di palestinesi nella Striscia di Gaza, soprattutto nel nord.
Per oltre otto mesi, l’esercito israeliano ha imposto uno stretto assedio sulla Striscia di Gaza, limitando fortemente il flusso di cibo e prodotti medici essenziali e salvavita.
L’assedio è stato ancora più pesante nella parte settentrionale di Gaza, un’area che Israele ha tentato di svuotare del suo più di un milione di residenti all’inizio della guerra, in ottobre.
Secondo gli investigatori indipendenti delle Nazioni Unite, oltre ai bombardamenti incessanti e all’attacco deliberato agli ospedali e, come parte di una politica che equivale a una punizione collettiva dei civili, l’esercito israeliano ha usato la denutrizione della popolazione come arma di guerra.
La crisi di fame ha raggiunto il suo apice a marzo, con decine di bambini morti per malnutrizione e residenti costretti a mangiare erba mentre le forze israeliane uccidevano ripetutamente persone in cerca di aiuti.
Sotto la crescente pressione internazionale, Israele ha “leggermente” migliorato l’accesso al cibo in alcune aree dopo che le sue forze avevano ucciso diversi operatori umanitari stranieri e un rapporto sostenuto dalle Nazioni Unite aveva avvertito che la carestia era imminente.
Tuttavia, i residenti affermano che le autorità israeliane stanno ora limitando di nuovo le consegne di cibo salvavita, riportando le condizioni estreme sperimentate a marzo, che hanno portato alla morte di almeno quattro bambini per malnutrizione proprio la scorsa settimana.

Carestia incombente

Il sistema di monitoraggio della fame delle Nazioni Unite, l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), ha pubblicato martedì un altro rapporto che mostra che “persiste un alto rischio di carestia in tutta la Striscia di Gaza”.
Il rapporto afferma che più del 20% della popolazione dell’enclave palestinese, oltre 495.000 persone, sta affrontando “livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta” che comportano “un’estrema mancanza di cibo, fame ed esaurimento”.
Quasi tutti gli altri devono affrontare “alti livelli di insicurezza alimentare acuta” o peggio.
L’IPC ha rilevato che, mentre le consegne di aiuti al nord di Gaza sono aumentate a marzo e aprile e sono arrivate anche a sud, la situazione si è deteriorata nelle ultime settimane.
L’invasione di terra di Israele a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, compreso il sequestro del valico di Rafah, ha bloccato le poche vie di accesso all’enclave per i camion degli aiuti umanitari.
Il rapporto ha rilevato che oltre la metà delle famiglie di Gaza ha riferito che spesso non ha niente da mangiare in casa e oltre il 20% passa giorni e notti intere senza mangiare.
“Lo spazio umanitario nella Striscia di Gaza continua a ridursi e la capacità di fornire assistenza alle popolazioni in condizioni di sicurezza sta diminuendo”, si legge nel rapporto.
“La recente congiuntura è negativa e altamente instabile”.

La fame è peggio dei bombardamenti

Per Ali, non ci sono parole per descrivere la fame che la gente sta patendo a Gaza.
“È peggio di tutti i bombardamenti, del rumore e dell’orrore che viviamo, ed è anche peggio della carestia che abbiamo vissuto la prima volta”, ha detto, riferendosi alle crisi di fame di marzo.
Ali spiega che all’inizio della guerra, quando gli abitanti del nord di Gaza sono stati espulsi con la forza dalle autorità israeliane verso sud, coloro che sono rimasti sono stati lasciati in condizioni simili alla carestia a causa del blocco totale di cibo e risorse.
“Ma alcune persone avevano immagazzinato cibo o legumi da prima. Inoltre, allora, l’atmosfera e la temperatura aiutavano a far crescere alcune erbe o piante che usavamo come alternativa al cibo”.
Ora, dice, con l’aumento delle temperature a Gaza, è diventato sempre più difficile conservare il cibo.
Alcuni cibi in scatola che sono arrivati nel nord di Gaza attraverso i camion degli aiuti sono immangiabili. L’esposizione al sole durante il viaggio ha fatto sì che gran parte delle scorte si rovinassero prima di raggiungere i palestinesi affamati.
“Abbiamo assistito a Gaza City a più di un caso di avvelenamento dovuto al deterioramento di questo cibo in scatola”, dice Ali.

Secondo l’ufficio stampa del governo di Gaza, negli ultimi giorni si sono verificati molti casi di avvelenamento da cibo in scatola scaduto, soprattutto tra i bambini.
Molti palestinesi di Gaza stanno ora cercando di coltivare verdure nelle loro abitazioni per aggirare la fame. Cercano di piantare cose che possano crescere rapidamente, come zucchine, cetrioli e pomodori.
Ma le piante hanno bisogno di acqua, un elemento che a Gaza scarseggia enormemente.
Prima dell’inizio della guerra di Israele su Gaza, il 7 ottobre, il 96% dell’acqua dell’enclave era già inadatto al consumo umano a causa di 17 anni di blocco israeliano.
Ora la situazione è peggiorata, con i sistemi idrici, sanitari e igienici del tutto in disuso, secondo un rapporto delle Nazioni Unite della scorsa settimana sull’impatto ambientale della guerra di Israele.
“Non sappiamo per quanto tempo ancora potremo sopportare tutto questo”, dice Ali.
“Ogni giorno cadiamo a pezzi e ci sfasciamo. Ogni giorno è peggiore del giorno precedente”.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org