ALAN HART (*) – October 8, 2015
Gli incidenti, che hanno segnato l’escalation di violenza in Israele, nella Gerusalemme Est occupata e in Cisgiordania, inclusa l’uccisione di alcuni ebrei israeliani, non dovrebbero essere visti e considerati isolatamente. Hanno un contesto e possono essere riassunti come segue.
La strategia di Israele (non dichiarata ma reale) è quella di rendere un inferno la vita degli occupati palestinesi, oppressi e umiliati, nella speranza che questi abbandonino la loro lotta e si arrendano alle condizioni del sionismo o, meglio ancora, facciano le valigie e se ne vadano per salvare i leader di Israele dal dover ricorrere, in un futuro più o meno vicino, a una definitiva pulizia etnica della Palestina.
Questa strategia israeliana, assieme al fallimento delle grandi potenze nel cercare di costringere Israele a mettere fine al suo disprezzo del diritto internazionale e al suo diniego di giustizia per i palestinesi, ha come conseguenza che sempre più palestinesi vengono spinti alla totale disperazione.
Domanda: c’è quindi da meravigliarsi che gli ebrei israeliani vengano attaccati e uccisi?
La mia risposta è un assoluto “NO!” A mio avviso, e come indicato dal mio titolo, l’unica vera sorpresa è quanto siano pochi gli ebrei israeliani attaccati e uccisi fino a oggi.
Ciò che deve anche essere detto è che le risposte di Israele alle azioni palestinesi guidate dalla totale disperazione – risposte che comprendono sparare per uccidere invece di arrestare e demolizioni delle case – sono(per Israele ndt.) controproducenti. E questo rende necessario farsi delle domande…
La nauseante arroganza dei leader israeliani li ha resi pericolosamente stupidi o vogliono davvero una escalation di violenza palestinese per avere il pretesto per una definitiva pulizia etnica? Come ho detto in un mio contributo in un notiziario di Press TV in lingua inglese, solo il futuro ci darà la risposta a questa domanda.
Vale la pena ricordare che nel lontano 1998, un anno prima di diventare primo ministro d’Israele, l’ ex ministro della difesa Ehud Barak, in un’intervista a Gideon Levy, disse quanto segue: “Se fossi stato un palestinese, all’età giusta, avrei aderito, a un certo punto, a una delle organizzazioni terroristiche.”
E ho ancora in mente quello che mi è stato detto all’inizio del 1980 dal Generale Maggiore, poi ritiratosi, Shlomo Gazit, il migliore e più brillante dei Dirigenti dei servizi segreti militari di Israele. Davanti a un caffè una mattina, quando agivo da mediatore in un dialogo segreto ed esplorativo tra Yasser Arafat e Shimon Peres (allora leader del principale partito israeliano d’opposizione, il Labour Party) e le sue parole erano un avvertimento a Peres. Shlomo disse: “Fossimo stati noi i palestinesi avremmo avuto il nostro mini stato molto tempo fa.”
Intendeva dire che avrebbero fatto ricorso a una campagna terroristica ben pianificata e intensa per spingere la maggioranza degli ebrei di Israele a dire al loro governo qualcosa del genere: “Quando è troppo è troppo. Non possiamo prendere più di questo. Fate la pace con i palestinesi in termini che siano accettabili per i palestinesi.”
L’esistenza stessa di Israele è, naturalmente, la più drammatica prova di ciò che può essere realizzato con il terrorismo ben pianificato e intenso. Israele è stato creato principalmente dal terrorismo sionista, che ha buttato fuori prima l’occupante britannico e poi tre quarti della popolazione araba della Palestina.
Quando l’OLP, negli anni ’70, ha fatto ricorso a quello che potrebbe essere chiamato il grande periodo del terrorismo, prendendo atleti israeliani in ostaggio alle Olimpiadi Monaco nel 1972, è stato per scopi di pubbliche relazioni, cioè per attirare l’attenzione del mondo sulla richiesta di giustizia dei Palestinesi.
Per la cronaca… Durante i suoi molti anni come presidente dell’OLP Arafat ha dato la sua approvazione riluttante solo a questa operazione terroristica. Tale operazione fu ideata da Abu Iyad, il capo del servizio di intelligence di Fatah , ma l’uccisione degli israeliani, che erano stati presi in ostaggio, non faceva parte del suo piano. Come concordato con il presidente egiziano Sadat, gli atleti israeliani catturati dovevano essere portati in volo al Cairo e liberati in cambio del rilascio dei prigionieri palestinesi. Questo, con in più il beneficio di pubbliche relazioni dell’operazione, sarebbe stato sufficiente per Abu Iyad e per i suoi colleghi di leadership di Fatah. Gli atleti israeliani sono stati uccisi perché l’allora Ministro della difesa israeliano, Moshe Dayan, ha insistito su una sparatoria all’Aeroporto di Furstenfeldbruck prima che gli atleti israeliani catturati venissero trasportati sull’aereo che avrebbe dovuto portarli al Cairo. Quando il Primo Ministro signora Golda Meir mi ha raccontato questa storia ha detto che Dayan aveva minacciato di dimettersi se lei non gli avesse permesso di autorizzare la sparatoria in Germania. Lei stessa vi si era opposta, perché non voleva che venissero perse altre vite umane israeliane.
A mio parere una campagna di terrore ben pianificata e prolungata non è mai stata un’opzione per i palestinesi, perché (come sanno) avrebbe dato ai leader israeliani il pretesto per intraprendere un ultimo giro di pulizia etnica.
Ma è probabile che dal momento che sempre più palestinesi sono spinti alla disperazione totale, più ebrei israeliani saranno attaccati e uccisi. (Oltre ad una vasta rete di informatori palestinesi, Israele ha una tecnologia molto sofisticata di sorveglianza, ma che non impedirà a singoli palestinesi di prendere la decisione di attaccare e uccidere nell’impulso di un momento di disperazione con qualsiasi arma disponibile – una macchina, un coltello o una pistola.
Se, e come già accade, i canti di “Morte agli arabi” dalla folla di coloni, ebrei illegali e veramente illusi, crescerà sempre più forte in tutta Gerusalemme Est occupata e in Cisgiordania, il Governo di Israele si piegherà ai loro desideri.
(Traduzione a cura dell’associazione Oltre il Mare)
(*) Chi è Alan Hart: http://www.alanhart.net/about-alan-hart/
Il Giornalista Alan Hart, tra i maggiori esperti di Medio Oriente, autore di tre voluminosi testi sul sionismo, ha dedicato tutta la sua vita e le sue economie a scrivere sull’ occupazione e sul sionismo e, come ha detto poco tempo fa in una sconfortante newsletter, ne ha ricavato la necessità di ipotecare la casa della moglie per poter continuare a scrivere di Israele e Palestina e di sionismo, nonostante abbia lavorato per i maggiori media inglesi. Molto accreditato, ha seguito per 15 giorni Golda Meir, con interviste continue e rivelazioni importanti, da lui riportate dettagliatamente nei suoi libri.
Da tempo indica come necessarie le dimissioni in toto di Fatah e il riporre la responsabilità della conduzione della Palestina occupata all’occupante. Chiede anche che vengano poi indette le elezioni dell’OLP tra tutti i palestinesi anche quelli della diaspora.Da Alan Hart:
fonte dell’articolo: http://www.alanhart.net/the-only-surprise-is-that-not-more-israeli-jews-are-being-attacked-and-killed/
TRADOTTO E PUBBLICATO IL PRIMO VOLUME DELL’OPERA DI ALAN HART “SIONISMO: IL VERO NEMICO DEGLI EBREI”
http://diegosiragusa.blogspot.it/2015/04/tradotto-e-pubblicato-il-primo-volume.html