Torino/Roma 6 Giurno 2016 di Enrico Campofreda e Rosario Citriniti.
Verrebbe da ridere e ridimensionare il problema ricordando Mozart con “Cosi fan tutte”. Effettivamente tutte le compagnie telefoniche sono alla continua ricerca di modalità per recuperare qualche soldino che la riforma Bersani ha tolto soprattutto con l’abolizione del costo di ricarica. La regola fondamentale per realizzare una truffa continuativa e “indolore” è quella di prelevare piccole cifre settimanali. E’ così che Tim da qualche settimana ha inventato Prime Go con una serie di servizi non richiesti, difficilmente usufruibili, al costo di soli 49 centesimi a settimana, in pratica 26,46 euro all’anno! Un tentativo precedente era stato sospeso nel mese di aprile.
Col mese di Maggio Tim torna alla carica non con una proposta da sottoscrivere ma con un’azione di modifica contrattuale unilaterale. Tim ha fissato una data e, salvo disdetta, dalla stessa data il nuovo piano tariffario sarà attivo.
La truffa è proprio questa, il messaggio riportato con scadenza 29 Giugno (la data è variabile) arriva soprattutto sulle SIM “dormienti” utilizzate esclusivamente per i collegamenti dati, cioè per andare su internet.
Queste SIM inserite in un router o in una pennetta, normalmente non si utilizzano né per telefonare né per leggere/mandare messaggi nonostante ci sia un piano base per utilizzare questi servizi. Quindi il gioco è fatto: il piano tariffario sarà variato con la data segnalata perché pochissimi utenti andranno a leggere il messaggio per disattivare la “promozione”, leggere i messaggi su router/pennetta non è neanche così semplice come su un telefonino, è necessario collegarsi in HTTP col dispositivo ed entrare nella sua configurazione con le credenziali amministrative.
Noi abbiamo anche provato a telefonare per disattivare il servizio proposto ma senza nessun risultato, per poter disattivare il servizio è necessario telefonare con il numero della SIM interessata alla variazione unilaterale del piano: quindi aprire la pennetta o il modem, estrarre la SIM, inserirla su un telefonino e poi seguire la sequenza vocale dei tasti da premere dopo aver composto il numero 409162. E’ inutile precisare che l’operazione non è semplice, il consiglio nostro è recarsi in un punto TIM e farsi rimettere il vecchio piano tariffario.
Abbiamo anche provato a seguire La sequenza indicata da TIM via WEB ma da alcuni giorni la procedura non funziona.
Su questo argomento si sono già mosse alcune associazioni di consumatori
L’aspetto politico.
Nessuno dei paladini del popolo che si presentano a ogni genere d’elezione, chiedendo il voto al cittadino, sostenendo di perorarne le cause, da destra da sinistra, dal centro in alto, fuori e contro il sistema dei partiti ha mai spiegato al consumatore medio – poco o molto consumatore, costretto o indotto che sia – perché debba finire turlupinato da quel sistema che aggira la legge mentre raggira la gente.
Ben oltre l’afflizione delle ossessive offerte e vendite che arrivano con squilli e sms (tutte regolarizzate per legge parlamentare o decreto governativo liberalizzante) i clienti Tim sommersi dalle cento e uno offerte, non fanno in tempo a godere del beneficio della promozione che si ritrovano il regalino dell’aumento, palese o celato.
In questi anni chi ha acquistato il pacchetto mensile dei 400 minuti di telefonia mobile, un tot di messaggini, più giga e sorrisi per dieci euro s’è trovato, dopo un annetto, la tariffa maggiorata. Di poco (10,08 E) ma maggiorata perché la società doveva rifarsi di aumenti di Iva decisi dal governo. Chi doveva pagarli? Non Tim bensì il consumatore e forse da quel di più, cliente su cliente, Tim ci ha pure guadagnato.
Successivamente il mese (30 giorni) sottoscritto nel contratto è stato ridotto a quattro settimane che, come sanno anche i bimbi, sono 28 giorni. Il tutto deciso unilateralmente da Tim, è ovvio. La società dei furbini, un tempo tutt’uno con TelecomItalia, ha avuto fra i suoi manager personaggi alla Ruggiero, impegnato durante la sua gestione da amministratore delegato in un marketing “aggressivo” col quale lanciava, fra gli altri prodotti, ‘Alice’. Un lancio rivolto a tutti gli abbonati anche a chi non ne aveva fatto mai richiesta.
Così i clienti-utenti si vedevano inserito in pagamento sulla bolletta il modem spedito a domicilio con tanto di attivazione. Chi non onorava la spesa, o la scorporava dai consumi reali, rischiava la disattivazione della linea, privata o di lavoro che fosse. Aggredire il cliente, renderlo servo e soggiogarlo. E se riveste ruoli pubblici e di primo piano spiarlo, come facevano uomini di fiducia della gestione di Tronchetti Provera, i signori Tavaroli e Mancini finiti in un’inchiesta e in galera per spionaggio. Era il 2006.
Ma torniamo ai nostri cellulari e ai servizi che Tim fornisce. Se possedete un router con cui agganciarvi alla rete per navigare scrutate fra i messaggi perché in questo periodo Tim, a vostra insaputa, lancia un’offerta che s’ingloba al contratto che avete sottoscritto per il router. Costa 0,49 euro a settimana. Un’inezia che, comunque, su un contratto annuale pesa per 26 euro. Chi non risponde all’sms che viene spedito sulla scheda del router, in genere non utilizzata per la telefonia mobile ma solo per il web, s’accolla automaticamente quel servizio. Anche se non gli serve, anche se non lo vuole. E’ un’offerta occulta, all’insaputa dell’utente che subirà giocoforza una spesa ulteriore.
Tim non si smentisce: aggirare per raggirare. Una società scaltrina per boiardini di quarta fila (l’attuale amministratore Tim è l’ex manager dell’Alitalia decotta e della Rai disastrata Flavio Cattaneo) che nessun governo, autorità di controllo, deputato, legislatore, oppositore, associazione per i diritti dei consumatori denuncia e frena. Il cliente resta così: come d’autunno sugli alberi le foglie.