di Charlotte Silver, 11 agosto 2016
Questo breve video illustra la paura instillata dalle forze di occupazione israeliane nei giovani palestinesi, per lo più ragazzi, arrestati, spesso durante incursioni notturne.
Prodotto da Difesa for Children International – Palestine (DCIP), è la storia di un ragazzo, Osama, prelevato durante la notte dalla sua casa in Cisgiordania durante un raid alle 3 del mattino.
“la sensazione peggiore è stata quella di essere lontano dalla famiglia e dagli amici”, racconta Osama.
Ha trascorso quattro mesi in un carcere israeliano per presunto lancio di pietre.
In un rapporto pubblicato alla fine di luglio, Human Rights Watch elenca israele tra i sei paesi che hanno adottato politiche di vasta portata “anti-terrorismo” e che hanno portato ad arresti indiscriminati di bambini.
Israele fa parte di quei paesi come l’Afghanistan, la Repubblica Democratica del Congo, l’Iraq, la Nigeria e la Siria che Human Rights Watch descrive come governi che “calpestando i diritti dei bambini dando una risposta sbagliata e controproducente alla violenza che deriva dai conflitti.”
“La detenzione a tempo indeterminato e la tortura dei bambini deve finire”, ha detto Jo Becker, direttore dell’organizzazione di difesa dei diritti dei bambini.
Non c’è settimana che circa una dozzina di bambini, così come i 38 palestinesi della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, non siano arrestati.
Nel mese di giugno, Israele ha esteso gli ordini di detenzione amministrativa per sette bambini.
L’isolamento come intimidazione
In israele, per fare pressione loro durante gli interrogatori, sembra essere in aumento l’uso dell’isolamento contro i detenuti bambini palestinesi. Un ragazzo di soli 16 anni ha trascorso 22 giorni in isolamento.
“La pratica di usare isolamento sui bambini, indipendentemente dalla durata, è una chiara violazione del diritto internazionale, in quanto equivale a trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, e, in alcuni casi, di tortura”, ha riferito Ayed Abu Eqtaish, direttore di DCIP (Defense for Children International)
In base alla documentazione del DCIP, israele non fa uso dell’ isolamento per motivi disciplinari, di protezione o motivi medici, ma come uno strumento di interrogatorio.
Secondo DCIPI i bambini sono confinati in celle nelle quali sta a malapena un materasso mentre subiscono lunghi interrogatori durante i quali le autorità israeliane tentano di estorcere confessioni o ulteriori informazioni su altre persone.
“La cella era chiusa ermeticamente e non aveva finestre, tranne due aperture per la ventilazioni”, ha raccontatO A DCIP Rami K. di 17 anni.
“I muri erano grigi, che facevano male ai miei occhi, e la superficie ruvida, quindi non ho potuto neanche stare appoggiato. La cella aveva un lavandino e un gabinetto, ma il bagno aveva un odore sgradevole. Le luci sempre accese”.
Rami è stato tenuto in isolamento per 16 giorni durante gli interrogatori. L’interrogatorio durava diverse ore con i polsi e le caviglie ammanettate a una sedia di metallo.
Incolpare la cultura palestinese
A seguito di critiche da parte di diversi paesi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, israele si è difeso per il trattamento riservato ai bambini all’inizio di questo mese.
Amit Heumann, il consulente legale israeliano alle Nazioni Unite, ha accusato i palestinesi per come israele è costretto a trattarli.
“E’ responsabilità dei leader che proteggono i bambini a tutti i costi, per proteggerli dai danni di guerra e per metterli al ripararo in un ambiente protettivo, in cui i bambini possono crescere”, ha detto.
“Purtroppo, i palestinesi stanno fallendo in questa responsabilità fondamentale.”
“Invece di far crescere la loro gioventù con i sogni di un futuro luminoso, i bambini palestinesi, nelle lezioni che imparano a scuola, nei sermoni che sentono nella moschea e nelle strade dedicate ai nomi dei terroristi, vengono alimentati con una dose costante di odio per israele e la glorificazione della violenza”.
Tali affermazioni banali di “incitamento” – piuttosto che affrontare la realtà dell’occupazione militare israeliana – sono da biasimare. Sono state per molto tempo il centro della propaganda governativa israeliana.
Nel suo rapporto, Human Rights Watch, critica il trattamento di Israele sui bambini palestinesi sotto il regime di occupazione in Cisgiordania, dove ogni anno, da 500 a 700 bambini vengono portati davanti ai tribunali militari e una media di 220 bambini sono ogni mese tenuti in carcere.
Per quanto riguarda i bambini è diventato sempre più difficile discernere il confine tra l’applicazione delle leggi civili e militari israeliane dall’inizio dei violenti scontri tra palestinesi e forze israeliane, intensificati dal mese di ottobre del 2015.
La settimana scorsa, il parlamento israeliano ha approvato una nuova legge che consente la detenzione di bambini di appena 12.
Il regime militare di israele nella Cisgiordania occupata ha sempre permesso la detenzione di palestinesi di 12 anni.
Secondo le statistiche di DCIP, dei 440 bambini palestinesi nelle prigione israeliana nel mese di febbraio, 104 erano di età compresa tra 12 e 15 tra Ciò rappresenta un aumento di quattro volte del numero di giovani adolescenti in carcere prima dell’ottobre 2015.
E anche se la legge si applica apparentemente allo stesso modo per i cittadini ebrei e palestinesi di israele, la norma è stata esplicitamente creata per essere applicata ai palestinesi.
L’imprigionamento dei bambini di 12 e 13 anni di età sarà consentito nei casi in cui il bambino è condannato per cosiddetto terrorismo, un’accusa che si applica quasi esclusivamente ai palestinesi.
“Questa legge è nata per necessità”, ha detto Anat Berko deputata Likud che ha proposto il provvedimento. “Abbiamo sperimentato un’ondata di terrore per tanto tempo. Ad una società è consentito proteggersi. Per coloro che sono stati uccisi con una coltellata al cuore non importa se il bambino ha 12 o 15 anni.”
L’Associazione per i Diritti Civili in Israele avverte che il parlamento israeliano potrebbe presto consentire l’ergastolo per i bambini sotto i 14 anni.
Questa è l’ultima modifica al codice penale di Israele che estende la responsabilità penale ai bambini palestinesi al fine di consentire pene più severe.
L’anno scorso, il parlamento israeliano ha imposto la sentenza minima obbligatoria e ha esteso la pena massima sulle persone che lanciano pietre contro le auto.
Israele, nel corso dell’ultimo anno, ha anche rivisto la detenzione amministrativa nei confronti dei bambini palestinesi che vivono apparentemente sotto la giurisdizione civile israeliana.
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Charlotte Silver is an independent journalist and regular writer for The Electronic Intifada. She is based in Oakland, California and has reported from Palestine since 2010. Follow her on Twitter @CharESilver.
trad. video: Rossella Tisci
Fonte: Electronic Intifada