24 novembre 2016, Jihad Abu Raya
Netanyahu, il suo governo e i capi delle agenzie di sicurezza dovrebbero dimettersi indipendentemente dal fatto che possano aver detto la verità circa la causa delle centinaia di incendi boschivi nella Palestina occupata e che possa essere fondata la loro accusa contro i palestinesi in Israele di essere i piromani. Nel giro di quattro giorni centinaia di fuochi sono stati accesi in tutto il paese. Secondo le dichiarazioni ufficiali, non c’è stato alcun anticipato allarme da parte dell’intelligence per nessuno di questi; tutti gli incendi, a quanto pare,sono stati una sorpresa.
Per organizzare così tanti incendi dolosi occorre una preparazione portata avanti per mesi, forse anche anni, a cui partecipino in centinaia e in completa segretezza. Devono essere concordati i siti, nelle località non devono esserci telecamere di sorveglianza e bisogna fare sopralluoghi. Fatto questo, altre persone devono preparare i materiali infiammabili e organizzare il trasporto da e per i siti. Poi, naturalmente, qualcuno deve iniziare ad appiccare gli incendi. Per poter effettuare una tale operazione su larga scala si deve fare tutto con una direzione di coordinamento.
La direzione avrebbe poi dovuto aspettare condizioni meteo ideali e quindi ordinare l’inizio dell’operazione. Così i partecipanti avrebbero attaccato Zikhron Ya’akov da più parti. Dopo di che avrebbero dovuto cambiare i loro obiettivi e spostarsi in altre aree al fine di sfinire e impegnare fino allo stremo i vigili del fuoco.
Dopo di che si sarebbero date istruzioni per appiccare incendi in tutta la città di Haifa, a partire da un tentativo di dare fuoco ai camion antincendio in città, e quindi spostarsi nei vari quartieri e appiccare il fuoco anche lì. Gli incendiari avrebbero dovuto considerare la direzione dei venti e quindi spostare gli incendi in aree idonee.
Le istruzioni successive sarebbero state quelle di tornare nella periferia di Gerusalemme e appiccare il fuoco ancora una volta, per poi dirigersi verso gli insediamenti in Cisgiordania, e quindi a Hebron. I capi sono ancora lì che diramano i loro ordini e istruzioni.
La creazione di questa organizzazione e la preparazione di atti di incendio doloso di massa effettuati da centinaia di persone è stata – ci vogliono far credere Netanyahu e i suoi compari – portata avanti in completa segretezza, senza che l’intelligence israeliana non avesse idea di quello che le stava accadendo intorno. I membri dell’organizzazione a quanto pare hanno lavorato come fantasmi e sono riusciti a ingannare le agenzie di sicurezza israeliane nel più grande sviluppo di incidenti dolosi, quasi simultanei, nella storia del paese. Il successo dell’operazione è il fallimento completo e totale del governo israeliano e dell’intelligence che sono stati sorpresi dalle operazioni e rimasti inermi e disorientati.
Se, come dichiarano, Netanyahu e il suo governo questo scenario è vero, allora, è il loro più grande fallimento e il più grande scandalo mai visto in Israele dalla guerra dell’ottobre del 1973. Dunque, il primo ministro e i capi di tutte le agenzie di sicurezza e di intelligence dovrebbero dimettersi dalle loro cariche.
Se lo scenario non è vero e non ci sono stati attacchi incendiari sistematici, allora il governo di Netanyahu dovrebbe comunque dimettersi perché la campagna fascista che hanno lanciato contro i cittadini arabi ha portato nel discorso ufficiale l’incitamento a uccidere. Gli ebrei israeliani hanno affermato che gli arabi stavano cercando di bruciarli vivi nelle loro case. Questa pericolosa propaganda non è diversa da quella utilizzata dai nazisti in Europa ottant’anni fa per diffondere odio e desiderio di vendetta. I ministri israeliani hanno descritto gli eventi come “intifada dei piromani” condotta da chi non ama il paese e non ha alcuna relazione con esso. Inoltre, il gabinetto dei ministri sta per votare pene più dure per i “terroristi” che appiccano incendi, minacciando di revocare loro la cittadinanza e i diritti di soggiorno.
Eppure, gli incendi non hanno colpito esclusivamente città ebraiche. Al contrario, per lo più si sono accesi nei pressi di città arabe in Galilea, nel Triangolo e nella Cisgiordania occupata. Quando gli incendi si accendono nei pressi di città arabe c’è poca o nessuna copertura dei media; trovano risonanza solo quando minacciano le zone ebraiche come se le proprietà e la vita degli arabi fossero inutili.
Il governo israeliano è esperto nel cogliere le opportunità per incitare contro i cittadini arabi. Lo fa per distogliere l’attenzione dai crimini che commette contro di loro, tra cui la demolizione di villaggi nella Valle del Negev e Giordania, nonché lo scavalcamento neofascista della legislazione con la legge per vietare il richiamo alla preghiera e per legalizzare il furto di terreni privati. Invertono i ruoli e sostengono che gli ebrei israeliani sono le vittime della persecuzione da parte dei palestinesi, che li vogliono bruciare vivi e quindi chiedono aiuto al mondo per affrontare questi atti inumani.
Non appena sarà chiaro che questa propaganda è falsa e non vi è stata alcuna organizzazione segreta che ha progettato e bruciato il paese e che quanto detto da Netanyahu e del suo governo è solo frutto della loro comune immaginazione malata, allora anche in tal caso dovranno dimettersi.
In chiusura, diamo un’occhiata a precedenti attacchi incendiari di cui nessuno ha riferito in questi giorni. Ricordate gli attacchi che hanno ucciso Mohammad Abu Khdeir e la famiglia Dawabsheh, e quelli che hanno distrutto così tanti alberi di ulivo? E gli attacchi incendiari alla moschea Al-Aqsa, a Toba e alla moschea Umm al-Fahm e alla chiesa di Tabgha? Le uniche persone che ricordano questi attacchi sono i rabbini che hanno sostenuto che l’incendio era una punizione dovuta alla decisione di evacuare l’insediamento illegale Amona.
L’aereo che lancia acqua sugli incendi boschivi ci ricorda aerei simili che spruzzano sui beduini e le loro colture pesticidi chimici tossici per costringerli a lasciare la loro terra. Le montagne di fumo nero ci ricordano ciò che l’esercito israeliano sta facendo nella Valle del Giordano settentrionale, dove i soldati stanno bruciando quelle che chiamano “riserve naturali” per impedire ai palestinesi di portare lì il bestiame al pascolo; l’esercito con questo sistema sta uccidendo cervi rari, conigli e uccelli.
C’è solo un gruppo di persone nella Palestina occupata con comprovata esperienza nel bruciare le persone, la terra e gli animali; non sono i palestinesi. Netanyahu e il suo governo dovrebbero fermare la retorica razzista, ora.
Traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org
fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20161128-racism-and-fires-in-palestine/