22 febbraio 2017 – by JOE DYKE, France-Presse Jérusalem
Un anno fa, Israele ha offerto soggiorni di lusso con tutte le spese di viaggio pagate a Jennifer Lawrence, Leonardo DiCaprio, Matt Damon e ad altre stelle di Hollywood. Ma nessuno sembra aver risposto all’invito.
Agli occhi degli attivisti che chiedono il boicottaggio di Israele per denunciare l’occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi, il fatto che, come sembra, nessuno dei 26 celebri ospiti abbia fatto il viaggio è una “vittoria”.
Israele era stato accusato di aver tentato di utilizzare queste personalità, nominate agli Oscar nel 2016, per raccogliere pubblicità positiva offrendo loro queste piccole fughe personalizzate stimate ognuna circa 55.000 dollari.
Una settimana prima dell’edizione 2017 degli Oscar, sembra che nessuna stella abbia fatto il viaggio. Jennifer Lawrence, protagonista nella serie di successo The Hunger Games, ha accettato l’offerta ma ha offerto il viaggio ai suoi genitori, secondo l’agenzia che ha lanciato l’idea di questo dono.
“E’ chiaro che l’obiettivo che mirava a servirsi degli attori per ripulire l’immagine di Israele è fallito”, dice Yousef Munayyer della Campagna americana per i diritti dei palestinesi. “E’ una vittoria”, ha detto a AFP.
Con l’organizzazione statunitense Jewish Voice for Peace, Munayyer ha condotto una campagna contro questi viaggi.
Il Ministero israeliano del Turismo, sollecitato da AFP, si è rifiutato di commentare.
“Valore aggiunto”
Prima della cerimonia degli Oscar 2016, il Ministero del Turismo israeliano aveva annunciato che avrebbe offerto viaggi con volo di prima classe e suite di lusso ai cinque nominati nelle cinque principali categorie e al presentatore della cerimonia, Chris Rock.
Incaricati israeliani avevano poi spiegato di voler mostrare il vero Israele, al di là del conflitto israelo-palestinese. “Ogni star che viene a visitarci può caricare un selfie e questo è un enorme valore aggiunto per noi”, disse l’allora direttore generale del Dipartimento, Amir Halevi.
Immediatamente, gli attivisti statunitensi avevano risposto con un annuncio sul Los Angeles Times e sui social network, invitando gli attori a lasciar perdere il viaggio.
Dopo di che Munayyer e gli altri hanno tenuto accuratamente d’occhio media e social network per vedere se per caso uno di loro sarebbe comunque andato. “Per ora non abbiamo visto nulla”, ha detto.
Mark Rylance, Oscar come miglior attore non protagonista per Il Ponte delle spie e da tempo noto per le sue critiche verso la politica israeliana, ha confermato a AFP che non farà il viaggio.
Per la portavoce di Jewish Voice for Peace, Granate Sosnoff, la campagna ha “disturbato la normalità del Brand Israel”. “Ha ricordato alle elite di Hollywood che vi è un costo sociale da pagare se ci si associa con una occupazione militare.”
“Non voglio essere usato”
Nel 2015, quando Kim Kardashian e Kanye West si recarono in Israele, il sindaco israeliano di Gerusalemme, Nir Barkat, chiese loro di diventare ambasciatori della Città Santa, secondo informazioni che furono diffuse all’epoca.
Per Dan Rothem, ricercatore specializzato nelle relazioni israelo-americane, Israele cerca di circondarsi di star “per cancellare l’impressione di essere boicottato e isolato.”
Ma la scorsa settimana, solo cinque degli undici giocatori professionisti di football americano, invitati dallo Stato ebraico dopo il Superbowl, hanno fatto il viaggio.
Michael Bennett, dei Seattle Seahawks, aveva dichiarato di non avere “alcun desiderio di essere usato” da Israele. “Quando andrò in Israele – e questo non è previsto – non voglio vedere Israele, ma la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. In questo modo, potrò vedere come vivono i palestinesi che considerano questa terra come loro patria da millenni”, aveva affermato in un comunicato.
A febbraio, l’attore americano Chuck Norris ha visitato Israele e ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Ma secondo Rothem Israele cerca piuttosto di attirare personalità americane di sinistra, democratici come la maggior parte di Hollywood, piuttosto che un uomo di destra e un repubblicano convinto come Norris.
Perché la popolarità di Israele negli Stati Uniti fra i democratici si è deteriorata. Secondo il Pew Research Center, la percentuale di quelli che sostengono i palestinesi piuttosto che Israele si è quasi raddoppiata dal 2014. E nel 2016, il 40% ha sostenuto i palestinesi contro il 33% per Israele.
“La sinistra e la destra americane vedono ormai Israele sotto una luce diversa”, reputa Dan Rothem.
Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
Fonte: http://www.lapresse.ca/cinema/ceremonies/oscars/201702/22/01-5072058-oscars-les-stars-nont-pas-donne-suite-aux-invitations-disrael.php