Febbraio 20, 2017 02:46 (AGGIORNATO: FEB 21, 2017 11:04.)
NABLUS (Ma’an) – Lunedì le forze israeliane hanno demolito un acquedotto nella regione della Valle del Giordano nella Cisgiordania occupata, lo stesso era stato già distrutto all’inizio di questo mese, secondo fonti locali.
Muataz Bisharat, un funzionario locale che monitora le attività israeliane nella Valle del Giordano, ha riferito a Ma’an che i bulldozer israeliani hanno distrutto gli oltre otto chilometri della condotta che passa tra le comunità beduine di al-Hadidiya e al-Ras al-Ahmar nella Valle del Giordano settentrionale, ad est del distretto di Tubas.
Ha detto che 47 famiglie palestinesi dipendevano dall’impianto per la fornitura dell’acqua.
Secondo Bisharat, l’oleodotto è stato finanziato dalla organizzazione umanitaria internazionale dell’UNICEF, ad un costo di costruzione di 12.500 euro (circa $ 13.270). Ha detto che questo mese le forze israeliane hanno distrutto la condotta per la seconda volta.
Lunedì un portavoce governativo per il coordinamento delle attività nei Territori (COGAT), responsabile per l’attuazione della politica del governo israeliano nei territori palestinesi occupati, ha riferito a Ma’an che nella zona interessata “è stato scollegato un tubo illegalmente collegato all’acqua”. Il portavoce ha continuato a sostenere che nella Cisgiordania occupata “le connessioni illegali causano furto d’acqua e inquinamento nella zona e che danneggia tutti i residenti”.
Lo scorso anno, Robert Piper coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Palestina, a seguito di una ondata di demolizioni concentrate nelle comunità beduine nella West Bank occupata, che comprendeva la distruzione di una nuova rete di acqua potabile sostenuta dall’UNICEF, aveva avvertito del rischio di trasferimento forzato delle comunità beduine.
“Turni ripetuti di demolizioni, restrizioni di accesso ai servizi di base e le visite periodiche da parte del personale di sicurezza israeliana che promuovono “piani di delocalizzazione” fanno tutti parte di un contesto coercitivo che riguarda i nuclei famigliari palestinesi più vulnerabili”, ha detto Piper, mettendo ancora in evidenza come le comunità palestinesi nella valle del Giordano hanno già sofferto l’estrema scarsità di acqua.
UNOCHA (Organismo dell’ONU per il coordinamento delle questioni umanitarie) ha documentato nel 2016 il maggior numero di demolizioni nel territorio occupato da quando hanno incominciato a monitorare la situazione.
Dall’inizio del 2017, le forze israeliane hanno effettuato demolizioni nella Valle del Giordano in almeno altre sei occasioni, oltre a sequestrare i tubi di irrigazione nella regione.
Secondo l’UNICEF, che gestisce e finanzia progetti nella Valle del Giordano per migliorare le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, la mancanza di acqua pulita nei territori occupati costringe i palestinesi a fare “compromessi insalubri” dovendo scegliere se destinarla all’uso domestico o per l’igiene personale.
Amnesty International stima che all’incirca 200.000 palestinesi nella West Bank non hanno accesso all’acqua corrente.
Nel frattempo, secondo Al-Haq organizzazione palestinese per i diritti umani, solo la metà dei progetti palestinesi per la costruzione di pozzi o per il miglioramento della rete idrica sono stati approvati da Israele tra il 1995 e il 2008, rispetto ad un tasso di approvazione del 100% dei progetti israeliani.
Di conseguenza demolizioni di infrastrutture e abitazioni palestinesi sono frequenti nella zona interamente controllate dai militari israeliani, conosciuta come Area C e che rappresenta l’88% della Valle del Giordano, rendendo i beduini e le comunità di pastori della regione particolarmente vulnerabili da tale politica.
Trad. Invictapalestina.org
Fonte: http://www.maannews.com/Content.aspx?id=775564
L’ha ribloggato su Una fantastica corsa, oltre il tempo e lo spazio.