Foto copertina: La sfida accettata sulla Stampa di Torino
Torino, 14 marzo 2017
In questi giorni Facebook è invaso da foto personali del passato, il social network si è trasformato in una nostalgica carrellata degli album di famiglia, una iniziativa nata in UK per sensibilizzare sulla lotta ai tumori, si è trasformata velocemente in una catena di “sfide” che fornisce migliaia di foto su come eravamo ai servizi segreti di tutto il mondo.
Le foto d’epoca, sono accompagnate dai commenti di amici e conoscenti che ricostruiscono spesso le storie fornendo ulteriori dettagli e date a chi tra le righe analizza e studia approfonditamente la rete per scoprire/confermare da dove veniamo, chi eravamo e soprattutto capire se esistono ancora sacche di resistenti in grado di attivare nuovi conflitti sociali. Il risultato palpabile è quello di una miriade di ultra sessantenni che hanno sì nostalgia, spesso di un passato di lotte, ma che vivono rassegnati in un eterno riflusso sia dalle stesse lotte che da ogni altra forma di partecipazione attiva.
Migliaia di amici hanno accettato la sfida, molti a malincuore, quasi per un rifiuto a concedere la propria intimità, spesso difesa con “Bufale” sulle stesse pagine. Alla fine è prevalsa una forma sottile di narcisismo e il risultato è stato centinaia di migliaia di foto in rete.
Le sfide vere oggi sono tante, sono gravi e condizionano fortemente le vite dei popoli e delle persone colpendo i diritti elementari, il reddito delle famiglie oltre che in modo irreversibile le attività culturali. A queste sfide sembra che i più abbiamo rinunciato, ci accontentiamo di postare la nostra indignazione sui social, firmare migliaia di petizioni che vanno dalla difesa dei pesciolini rossi usati come bomboniere alla battaglia per togliere l’IVA sugli assorbenti, passando per le campagne internazionali per la liberazione di questo o quel giornalista, senza poi aver la capacità di seguire le campagne e monitorare il buon fine delle nostre “firme”. Come esempio riporto la campagna e le petizioni per la liberazione del prigioniero politico palestinese Samer Issawi, scarcerato in seguito alle forti pressioni internazionali dallo stato sionista che si è poi vendicato riportandolo in cella e incarcerando anche la sorella Shireen insieme all’altro fratello Medhat, appena i riflettori si sono affievoliti. (Sono tuttora in carcere nel silenzio assoluto).
Risposta immediata, unanime e massiccia alla sfida di Facebook, impotenza di fronte alle tante sfide quotidiane che in altre epoche registravano indignazione e momenti di mobilitazione. Il prof. Angelo d’Orsi di Torino nella sua pagina Facebook commentando l’ennesima tragedia evitabile nella capitale africana ha scritto: Non c’è fine all’orrore. Non c’è pietà per i poveri, per i miseri, per gli affamati. Non c’è scampo per chi non ha reti di protezione sociale. Non è possibile alcun riscatto possibile per gente che vive letteralmente nell’immondizia, come in larga parte dell’Africa nera (Luanda, Kinshasa, Nairobi, Addis Abeba…, dove è accaduta questa ennesima tragedia annunciata).
Il professore Wasim Dahmash riferendosi all’ennesima censura scrive proprio oggi nella sua pagina: L’università Roma Tre ha cancellato la proiezione del film “3000 notti” di Mai Masri, programmata domani mercoledì 15 marzo 2017 al Teatro Palladium.
Il film racconta la storia vera di una donna palestinese che ha partorito in un carcere israeliano. Nascondere i crimini di Israele è complicità.
E mentre a Roma, su ordine dell’ambasciatore israeliano, si rifiuta il Palladium per parlare di Diritti Umani in Calabria Alessia Candito spiega come il teatro comunale di Aiello Calabro si apre alla massoneria.
L’adunata massonica e l’adesione della politica (e non solo)
Il raduno del Goi ad Aiello Calabro attira docenti, rappresentanti istituzionali e magistrati. Ma le inchieste delle Dda e della Commissione antimafia continuano. A caccia del potere puro che si nasconde nelle “logge delle logge”
http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/55728-l
Le nuove sfide oltre Facebook.
Lo scrittore israeliano Eyal Weizman nel “Minore dei Mali possibili” ed. Nottetempo, affronta la mappa degli orrori quotidiani e le ambigue alleanze in nome del minore dei mali possibili, spiega come le “vittime” fanno parte di un algoritmo dove la variabile più importante è l’opinione pubblica, quindi obiettivo primario di campagne di orientamento, di addomesticamento e di distrazione di massa per poter realizzare “organicamente” gli obiettivi delle grandi potenze. E’ chiaro che per adesso “il potere” ha in mano tutte le carte vincenti mentre noi guardiamo distrattamente il buco anziché la ciambella.
Sicuramente in questi tempi non è facile individuare pratiche e obiettivi collettivi per capovolgere la situazione ma perlomeno dovremmo puntare ad immaginare un “altro mondo possibile” anziché rincorrere le false sfide che il sistema ci propone.
Rosario Citriniti – Invictapalestina.org