Sabato sera, migliaia di palestinesi ed ebrei si sono trovati a Gerusalemme per protestare contro l’occupazione a 50 anni da quando è iniziata. Yuli Novak portavoce di Breaking the Silence si è rivolto ai manifestanti rimarcando l’importanza della solidarietà e della resistenza alla violenza e al razzismo del governo israeliano. Qui di seguito una trascrizione del discorso, tradotto dall’ebraico.
Questi sono giorni scuri, cupi. Il nostro paese è dominato dall’occupazione, messianismo, razzismo, ignoranza, insensibilità e violenza. Incolpare il governo di destra non aiuterà. Né star seduti nei nostri salotti a fantasticare sul giorno in cui sarà sostituito. E per favore, basta con la retorica “chiunque tranne Bibi” – Yair Lapid non è diverso.
Il cambiamento di cui abbiamo bisogno richiede coraggio, onestà, e la volontà di sacrificare qualcosa – la volontà di rinunciare a privilegi e pagare un prezzo. Indicatemi un politico – uno! – che vuole essere primo ministro ed è anche disposto a fare questo.
Durante i giorni bui come questi segnati dalla violenza quotidiana, intensificazione dell’odio, terribile razzismo, occupazione, c’è un solo modo per vincere: la resistenza. Lotta. Solidarietà. Questo è tutto. Resistenza – questa è la nostra forza e la debolezza del regime. Unire le lotte è la nostra speranza che porterà alla caduta del regime. La solidarietà è il nostro potere civile, e la più grande paura dei regimi. E non c’è niente di più spaventoso per i cattivi regimi che il momento in cui i cittadini si mobilitano, resistono, e lottano senza paura.
Quando i palestinesi promuovono manifestazioni nonviolente nei territori occupati – a Bil’in, a Hebron, a Sheikh Jarrah – la risposta del regime implicherà sempre la violenza e la forza. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di unire le forze. Perché la resistenza e le lotte civili sono l’unico mezzo per sfidare i regimi violenti. Sono l’unico mezzo che non può essere soppresso con mazze e pistole.
La solidarietà è uno stato della mente. Essere disposti a sacrificarsi per l’altro e capire che è l’unico atto che il regime non può tollerare. Solidarietà non è uno slogan vuoto. E ‘uno strumento col quale non abbiamo sufficiente familiarità né siamo abituati ad usare. Questo stato di cose è conveniente per il regime, ed è stato promosso per decenni da parte dei governi destra e di sinistra – assicurandosi che noi continuiamo a pensare solo a noi stessi, continuando a vivere nella paura esistenziale, mantenendo e percependo l’occupazione, se necessario, e continuando a guardare al razzismo come qualcosa che ci caratterizza.
La solidarietà è l’unico atto capace di decostruire tali percezioni che sono state instillate in noi fin dalla nascita. La solidarietà non è solo il riconoscimento del dolore e della sofferenza altrui. La solidarietà è, prima di tutto, il riconoscimento del proprio diritto a lottare per la libertà, e il riconoscimento della nostra responsabilità, e il dovere, per condurre questa lotta insieme. E pagare un prezzo insieme. E essere liberati insieme.
Questa è anche la ragione per cui il governo investe la maggior parte dei suoi sforzi per incitare, dividere, creando odio e paura.
Per coloro che credono nella libertà, l’uguaglianza, e la vita, non abbiamo più il privilegio di stare a casa. Ambiti pubblici democratici stanno scomparendo.
La Cultura, il mondo accademico, la libertà di espressione, la libertà di pensiero, la democrazia, l’uguaglianza, moralità e giustizia – tutti sono diventati vittime del regime sull’altare di occupazione, insediamenti e corruzione.
Questa lotta è fondamentale, e non appartiene solo agli arabi, alle organizzazioni per i diritti umani, ai senza tetto, o agli etiopi. E’ la lotta di tutti coloro che desiderano vivere in una democrazia liberale.
Questa lotta è contro il nazionalismo, il messianismo, il razzismo, il regime distruttivo dell’occupazione.
Evitare di guardare con i proprio occhi l’occupazione è collaborare con il regime malvagio. Cedere preventivamente alla violenza significa rafforzarlo. Tacere di fronte al razzismo è legittimarlo. Cedere alla paura e alle intimidazione è accettare questa realtà oscura, facendo in modo che possa continuare e intensificarsi.
Ogni giorno che passa senza resistenza è un altro giorno di deterioramento della democrazia. Ogni giorno che passa senza una lotta è un altro giorno di violenza contro i bambini palestinesi. Ogni giorno che passa senza solidarietà è un altro giorno in cui il razzismo e il nazionalismo vincono su moralità e giustizia.
Ogni giorno che passa in cui trascuriamo di unire le incredibili forze della nostra società – di tutti i colori, etnie, organizzazioni – è un altro giorno che rafforza l’idea che il regime nazionalista e violento dell’occupazione nulla può fermarlo, e che può portare avanti indisturbato il suo progetto nazionalista dell’occupazione. Che possano continuare a distruggere, ferire, nuocere, uccidere.
Anche oggi, proprio qui al di là di queste mura, la preservazione e il mantenimento dell’occupazione continua a farsi sentire. Le vittime di questa realtà – le vite di entrambi ebrei e palestinesi – non sono predeterminate. Questo è il prezzo pagato dalla politica di assenza e illegalità adottata dal governo israeliano.
Dico queste cose qui, a Gerusalemme. Una città le cui strade sono state dominate da bande di destra, disinibite, violente, razziste. Una città guidata da un sindaco razzista e opportunista. Una capitale che non ha alcuna parvenza di giustizia e uguaglianza.
Quindi sì, faccio un appello a tutti noi per unire le forze nella nostra lotta, qui e ora. Per combattere per le nostre verità. Per dare il massimo per il nostro futuro. E per dare speranza. Perché quando lottiamo contro il male in solidarietà con un fronte unito, alla fine vinceremo. E sì, un giorno l’occupazione finirà. E Gerusalemme sarà quella che dovrebbe essere – la capitale di uno stato democratico, giusto ed equo.
Non possiamo più permetterci di mantenere il nostri privilegi. Non abbiamo più il privilegio di cercare soluzioni facili e confortevoli per le quali non abbiamo un prezzo da pagare.
È il momento di affrontare le nostre paure, la verità dolorosa ma liberante: Non è certamente Netanyahu. Non è Naftali Bennett. Non è Yair Lapid. E non è neanche Isaac Herzog. Siamo noi. Questa lotta è su chi siamo e chi saremo.
E ricordate: In tempi come questi, la lotta non è solo il percorso – è l’essenza. L’opposizione al regime è la nostra speranza. I nostri sogni ci devono guidare. Rendersi conto di cosa vogliamo essere, con razionalità, aggrapparsi inutilmente a “chi eravamo.” Sognare altri spazi – di uguaglianza, unità, e compassione – sono la kryptonite del regime razzista dell’occupazione.
Qui e ora, diciamo forte e chiaro: Tu andrai avanti con la tua violenza, e la nostra solidarietà prevarrà. Potrai continuare con la repressione e la giustizia prevarrà. Potrai continuare ad odiare, intimidire e perseverare senza battere ciglio.
Potrai continuare ad occupare, e l’occupazione finirà. L’occupazione crollerà. E allora costruiremo una società democratica morale, qui, dove noi tutti abbiamo l’opportunità per un vero cambiamento.
trad. Invictapalestina.org
‘The occupation will collapse. And then we’ll build a moral society here’