Israele nelle tenebre – di Gideon Levy

Gideon Levy, Haaretz 14 aprile 2017.

Nessun’altra nazione al mondo perquisisce bagagli alla ricerca di cibi proibiti, eccetto forse l’Iran. La polizia del Passover chametz [il cibo pasquale] è una cosa israeliana più di Mobileye o di Amos Oz.

Ecco come si presenta lo stato ebraico, quello che tanti Israeliani vogliono preservare ad ogni costo: una guardia armata che controlla i bagagli all’ingresso dell’ospedale. Ma non sta cercando ordigni esplosivi. Questa è una settimana di festività e la guardia cerca qualcos’altro: cerca chametz, i cibi lievitati che sono proibiti per la Pasqua ebraica.

Controlla ogni tipo di cibo che entra nell’ospedale ed è lui l’arbitro della legge ebraica, il supervisore della kashrut [la conformità di un cibo]. È proibito far entrare qualunque cosa desti il sospetto di essere treyf, cioè non kosher. Se c’è qualche dubbio, nel dubbio si proibisce. Se non è kosher nei giorni di Pasqua, o torna a casa o va nella spazzatura.

La nostra guardia è un ottimo ragazzo, un tipo amichevole, ma ora è un’autorità teologica. Come se non bastassero i 10.000 guardiani del kashrut che lavorano nei giorni normali nel democratico stato ebraico (che ha solo un millesimo di questi ispettori per la sicurezza nelle costruzioni), ora le guardie della sicurezza e quelle che ispezionano i vostri bagagli sono state aggiunte ai soldati dell’esercito di Dio. Il governo s’infiltra non solo nei bagagli ma anche nello stomaco.

Siamo nell’anno 2017, ma la situazione è medievale. Israele si può vantare quanto vuole di essere l’unica democrazia del Medio Oriente o di essere amico dei gay. Ma la verità è che è retrogrado. È coercitivo. Diventa sempre più tetro e arcigno. Nubi minacciose si addensano nel cielo. Nessun’altra nazione al mondo perquisisce bagagli alla ricerca di cibi proibiti, eccetto forse l’Iran. Il problema è che la polizia dello chametz è più israeliana di Mobileye; la guardia dello chametz è molto più israeliana di Amos Oz.

All’ingresso degli ospedali c’erano cartelli che dicevano: “Questo luogo è stato fatto kosher per la Pasqua, in ossequio alla legge religiosa. Vi chiediamo di non introdurre cibo chametz [lievitato] per tutta la durata della festività. È consentito introdurre frutta e verdura oppure prodotti in confezione chiusa recanti la certificazione di idoneità kosher per la Pasqua.” Firmato dal rabbino dell’ospedale, dal capo dei servizi religiosi e dall’amministrazione.

Lasciamo perdere l’obbligo di kashrut in tutte le cucine degli ospedali, un precetto a cui avremmo dovuto ribellarci già da anni. Ora è proibito anche introdurre gli avanzi del seder [cena rituale] di Pasqua, se non hanno il timbro di idoneità kashrut. Chi non è religioso ha il diritto di mangiare come gli pare, ma questa ovvia affermazione è considerata sovversiva in Israele.

In altre parole, nessun Israeliano ha il diritto di mangiare come vuole quando è in ospedale o in qualunque altra istituzione pubblica. Il fatto che almeno un quinto dei pazienti sono arabi, così come buona parte del personale medico, e ancora più numerosi sono i non-Ebrei o semplicemente i non-religiosi, tutto questo non interessa a nessuno. Che mangino matza [pane azzimo] fino a strozzarsi. Oppure non mangino proprio. Ci sono migliaia di prigionieri palestinesi che mangiano matza anche per due mesi dopo Pasqua per finire la produzione in eccesso: i pazienti arabi possono ben fare a meno del pane per una settimana. Volevate uno stato ebraico e l’avete avuto. Non lo volevate? il problema è vostro.

Gli Israeliani accettano questa situazione come fosse un decreto venuto dal cielo. Quasi nessuno protesta. Così vanno le cose in una società anestetizzata. Il fatto che tutto questo succede in una festività che per qualche motivo viene chiamata la festa della libertà, non fa altro che aggiungere una tocco grottesco a una situazione che non è affatto divertente. E quello che succede nella pratica è anche meno divertente: infatti la gente porta di nascosto cibo in ospedale. Una coscia di pollo in tasca; pesce gefilte nella giacca; hummus, patate fritte e insalata nel doppio fondo della borsa per la doccia. Questa settimana ho portato di contrabbando un quarto di pollo avvolto nei pantaloni del pigiama. Per alcuni pazienti, il cibo fatto in casa è il loro maggior conforto.

Potreste dire: ma insomma, è solo per una settimana all’anno. Oppure potreste dire: non è così terribile, alla fine si tratta solo di cibo. E ci vogliamo dimenticare la tradizione? Ma non si tratta solo di una settimana, la cosa è molto peggiore di quanto sembra. Perché mentre Israele si vanta di essere tanto progressista, non si accorge di come sta andando giù per la china verso le tenebre. Proprio così: un paese che si comporta in questo modo è nelle tenebre. Le tradizioni non si trasmettono con le guardie armate.

Il giorno in cui Israele sarà un po’ più democratico e un po’ meno ebraico, inshallah, ognuno potrà mangiare quel che gli pare, dove gli pare. Sembra una cosa irrealizzabile? In effetti, nell’Israele del 2017 è un’utopia.

 

(http://www.haaretz.com/misc/article-print-page/.premium-1.783140)

Traduzione di Donato Cioli

http://www.assopacepalestina.org/

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