Torino 23 Aprile 2017 – Rosario Citriniti
In queste settimane che precedono la “Festa della Liberazione” si è sviluppato un forte dibattito sulla partecipazione della cosiddetta “Brigata Ebraica” al 25 aprile. Tutto è nato da una lettera scritta al sindaco Sala da un fantomatico “osservatorio sulle discriminazioni”, vicino alla comunità ebraica milanese, per chiedere l’esclusione del BDS dalla giornata del 25 aprile.
Queste iniziative non sono isolate, qualche anno fa giovani vercellesi furono denunciati da esponenti della comunità ebraica della stessa città per “istigazione all’odio razziale” accusa gravissima contestata anche da Amira Hass durante una sua testimonianza. Lo striscione affisso sulla cancellata della sinagoga chiedeva la fine dei bombardamenti a Gaza con la scritta “Israele Assassini”, numerosi rapporti ONU, successivamente, hanno parlato apertamente di crimini di guerra; il processo è ancora in corso.
Ritornando sull’argomento, come apparso in un articolo tradotto e pubblicato sul nostro blog, per Israele scrivere di BDS è “Terrorismo Economico”, diventare membro dell’ONU è “Terrorismo Diplomatico”, scrivere un editoriale è “Terrorismo giornalistico”. Con la stessa logica di Hasbara-steria la propaganda ha scelto Milano e Roma come palestra per sperimentare in Italia la stessa strategia.
Così come si butta una manciata di grano ai colombi di piazza San Marco per avvicinarli agli sposi e fare la foto ricordo di Venezia, il sionismo nostrano ha buttato nell’arena i suoi argomenti riguardo l’antisionismo, l’antisemitismo, la discriminazione della sua fantomatica brigata ebraica.
La propaganda israeliana, attraverso l’hasbara, ha un suo programma preciso che è quello di tessere pubbliche relazioni in modo da legittimare uno stato canaglia che non rispetta nessuna legge internazionale, che non ascolta nessuna “raccomandazione” ONU, ma che procede come un rullo compressore per spianare un popolo con quelli che i più autorevoli storici, anche israeliani, ormai non hanno più paura o dubbi a definire “colonialismo di insediamento” e “pulizia etnica”.
Basterebbe questo, se i dirigenti ANPI fossero tutti indipendenti dal potere e dalle clientele politiche, per negare la partecipazione a ogni “Commemorazione di Liberazione” a chi oggi ha le mani macchiate di sangue e la propria ideologia intrisa di razzismo, xenofobia, apartheid, indipendentemente dalle “glorie” del passato. Ma così non è.
Oggi i prigionieri palestinesi gridano al mondo le loro condizioni, non chiedono la loro liberazione ma giusti processi, il rispetto dei diritti umani elementari, poter vedere i propri figli, poter utilizzare un telefono per sentirli, essere curati, poter leggere un libro, poter studiare e alla fine porre fine a quelle ignobili forme di tortura quali l’isolamento e la detenzione amministrativa.
Ma noi siamo cascati nell’ennesima trappola e come i colombi di piazza San Marco offriamo lo sfondo al sionismo per scattare la sua foto ricordo di tolleranza e democrazia mentre migliaia di prigionieri sono torturati, trasferiti e le loro celle devastate da “cani umani” aiutati da altrettanti “cani animali” addestrati per queste operazioni ignobili nel tentativo di togliere ogni dignità a chi si batte, come fecero i nostri partigiani, per i propri diritti e quelli del proprio popolo.
La Brigata Ebraica è un bluff, lo sanno anche loro. Da qualche tempo mettono in piazza il loro asso tenuto nascosto nella manica durante l’anno, ed ecco gli opinionisti, i giornalisti, i politici… tutta quella schiera di personaggi che “tengono famiglia” che cercano di guadagnarsi il boccone quotidiano ancora una volta vendendo la pelle dei palestinesi e spostando il focus dalla crudeltà dell’occupazione alla nostra “scarsa tolleranza”.
Io propongo di smetterla di correre dietro alle loro provocazioni, di beccare il grano che ci buttano addosso per distoglierci dalle lotte quotidiane, per avere così una loro visibilità in altri modi impossibile.
Che possano sfilare felici per le vie di Milano come tanti Pinocchi col naso allungato dalle menzogne che raccontano, che escano allo scoperto accompagnati dai loro estimatori Roberto Cenati, Fiamma Nirenstein, Magdi Allam ecc.
Lasciamoli cuocere nel loro brodo, nella loro malvagità che non si ferma davanti ai bambini incarcerati, “giustiziati”, incendiati.
Insensibili davanti alle madri sfrattate dalle case dove hanno sempre vissuto, alle abitazioni distrutte come punizione collettiva, agli uliveti sradicati dalla furia cieca e violenta dei coloni.
Muti verso un assedio che toglie acqua e luce agli abitanti di Gaza, che fa morire di cancro le donne che non possono raggiungere gli ospedali per curarsi, verso i bambini intossicati dalle radiazioni rimaste impregnate nei ruderi delle loro case bombardate.
Domani la storia li seppellirà come è successo per la fine dell’apartheid in Sudafrica e la vittoria di Nelson Mandela. La Palestina un giorno sarà libera com’è successo per tutti gli altri popoli occupati e loro, i sionisti, sia chi ha capito che chi non ha voluto, o ha fatto finta di non capire, non saranno altro che il ricordo della più atroce invenzione per sperimentare sul campo morte e distruzione.