Amo la mia terra: l’Ulivo

Domenica 14 Maggio –  La rubrica di Zeinab

La Bellezza.

Ho sempre pensato che l’ulivo fosse uno tra gli alberi più magici della terra; un albero dalla doppia anima: delicata e generosa come la sua chioma di foglie, forte e imponente come il suo tronco una volta cresciuto.
I suoi frutti ci donano quello che è diventato uno degli elementi essenziali per l’alimentazione, soprattutto per la dieta mediterranea, e persino per la medicina.

Ma quando si pensa all’ulivo non è solo il suo oro verde ad arricchirne il valore. Ci passano nella mente le immagini di Gesù (pbsdl – pace e benedizione su di lui) che lo portava con sé mentre entrava in quella Gerusalemme lucente e rigogliosa. E per questo, non è un caso che l’ulivo sia il simbolo della Terra Santa.

In Palestina, forse più che altrove, l’ulivo entra a far parte della famiglia palestinese che se ne prende cura. Ha un nome, gli si confidano segreti, si accarezza, si abbraccia, i bambini si sdraiano sotto la sua ombra e stanno li, ad ascoltare il fruscio del vento che passa tra le sue foglie. Se i terreni dove mio padre era solito giocare ad al-Khalil (Hebron) fossero ancora in suo possesso, ad esempio, tutti quegli ulivi facevano parte della nostra famiglia, figli e figlie di Khader e Zeinab, i miei nonni paterni.


Eppure, anche gli ulivi non sono esenti dalle violenze: quando vengono sradicati per costruirvi al loro posto case per coloro che, con fucili e ruspe, da lontano vengono a reclamare quella terra come “loro proprietà”, non solo muore la pianta, ma muore un’intera famiglia.


Ed è proprio da qui, dalla Palestina e dalle sue sofferenze, che l’ulivo è diventato sinonimo di pace, forte come il suo tronco e generosa come i suoi frutti.

Un ulivo per ogni mitra, fucile, carro armato e ruspa. Questo è il sogno della Palestina e di tutti i Palestinesi musulmani, cristiani ed ebrei, e di chiunque ne sostenga la causa, che lottano per questo.

Ed anche il mio.

La distruzione.

 

Il 15 gennaio 2017, l’Amministrazione Civile israeliana ha iniziato a sradicare gli olivi e livellare i terreni vicino ai villaggi palestinesi di Azzun e a-Nabi Elyas nel distretto di Qalqilya, nell’ambito di un piano per costruire una strada di by-pass per sostituire una sezione della Route 55 che Attraversa i villaggi. A tal fine, le autorità hanno espropriato 10,4 ettari di terreno dall’Azun e hanno sradicato circa 1.000 olivi. Le dichiarazioni che questo sia “nell’interesse pubblico” sono ingannevoli considerata  la politica di Israele ad utilizzare l’Area C solo per i suoi cittadini, come si è verificato in altri casi simili.

B’TSELEM – E’ un centro di informazione di attivisti israeliani per i diritti umani nei territori occupati, è stato istituito nel febbraio del 1989 da un gruppo di accademici, avvocati, giornalisti e membri del Knesset.

Fonte del video: http://www.btselem.org/20170205_nabi_elyas_bypass_road_land_confiscation

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