15 Maggio 2017
Karim Younis, noto come “il decano dei prigionieri Palestinesi”, ha scritto una lettera per ribadire che i prigionieri sono intenzionati a portare avanti lo sciopero della fame sino alla vittoria o alla morte, a dispetto delle misure repressive che la polizia penitenziaria ha adottato per costringere i prigionieri e i detenuti a interrompere il suddetto sciopero.
Il prigioniero Younis ha inoltre ribadito che i prigionieri hanno informato l’amministrazione del servizio penitenziario israeliano che essi sono disposti a prendere parte esclusivamente a negoziazioni serie e non a riunioni e promesse inutili.
Il Signor Younis ha aggiunto che l’unico nucleo autorizzato alle negoziazioni è quello composto dai rappresentanti dello sciopero, secondo le norme fissate all’inizio dello sciopero stesso.
Testo completo della lettera:
Nostri nobili fratelli,
da queste celle di determinazione, libertà e dignità situate nella sezione di isolamento del carcere di Ramla, vi porgiamo i nostri saluti e ci appelliamo a ognuno di voi.
Vi assicuriamo che siamo fermi e determinati nella volontà di raggiungere la vittoria a prescindere da quanto lunga possa essere la nostra battaglia.
Rassicuriamo tutti i nostri fratelli che le notizie della loro solidarietà e del loro supporto riescono a pervenire sino a noi nonostante l’isolamento e l’assedio, e che noi crediamo fermamente nella inevitabilità della vittoria a prescindere da quanto la battaglia possa essere violenta.
Mentre le autorità penitenziarie hanno utilizzato ogni sorta di misura repressiva per interrompere la nostra volontà e per sottometterci, queste misure hanno solo contribuito ad accrescere la nostra determinazione a continuare lo sciopero della fame.
I rappresentanti dei servizi di sicurezza dell’occupazione hanno cercato di intraprendere negoziazioni false e inutili con noi chiedendoci di interrompere lo sciopero della fame in cambio di promesse vane.
Ecco perché abbiamo detto loro che noi siamo disposti esclusivamente a prendere parte a negoziazioni serie, e non a incontri privi di senso che hanno l’unico obiettivo di porre fine al nostro sciopero. In altre parole, per noi, i loro precedenti tentativi non sono negoziazioni ma uno stratagemma per guadagnare tempo.
Assicuriamo inoltre che l’unico nucleo autorizzato a negoziare è quello composto dai rappresentanti dello sciopero secondo i criteri e i principi fissati prima dell’inizio della battaglia.
Oggi, al ventottesimo giorno di sciopero, assicuriamo i nostri fratelli che nessuna autorità riuscirà a destabilizzare la nostra determinazione e fermezza.
Peraltro, se le autorità di occupazione stanno puntando tutto sul fattore tempo, noi siamo i migliori a fare in modo che il tempo sia dalla nostra parte.
O vittoria o martirio.
E null’altro che vittoria…perché non c’è vita senza dignità.
Vostro fratello Karim Younis
Prigione di Ayalon – Ramla
15 maggio 2017
Trad. Rossella Tisci – Invictapalestina.org
Fonte: http://www.addameer.org/news/either-victory-or-martyrdom-karim-younes-wrote-his-letter
“Non c’è vita senza dignità ”
Come potranno mai capire questa frase se non sanno cosa sia la dignità?