I leader palestinesi distorcono il significato della Nakba, con gravi conseguenze

Parlare di Nakba richiede ben più di un sistematico approccio limitato alla storia. In una dichiarazione rilasciata alla vigilia dell’annuale commemorazione, il segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), Saeb Erekat, ha chiesto sia delle scuse da Israele, sia l’accesso agli archivi del 1948. “Questo,” ha detto, “mostrerebbe alla propria nazione la verità su ciò che è stato fatto al nostro popolo, comprese le sue politiche di pulizia etnica e la politica di sparare per uccidere i palestinesi che hanno tentato di tornare a casa”.

di Ramona Wadi, 17 maggio 2017

 

FOTO – Palestinesi marciano durante una manifestazione nel 69° anniversario della Nakba a Ramallah, in Cisgiordania il 15 maggio 2017 [Issam Rimawi / Anadolu Agency]

 

 

Secondo l’agenzia stampa Wafa, Erekat ha anche dichiarato la Nakba come “simbolo del nostro esilio e della negazione sistematica dei nostri diritti.”

Tutte queste premesse benché vere, nascondono però l’evidenza. I leader palestinesi hanno gareggiato con Israele e la comunità internazionale per assicurare che c’è una differenza sostanziale tra l’originaria pulizia etnica dei palestinesi nel 1948 e i metodi perfezionati da Israele nell’attuale clima politico che sono altrettanto infidi, nonostante provochino solo una lieve condanna e, stranamente, aperta acquiescenza e pure collaborazione.
Inoltre l’Autorità palestinese ha in concreto dimostrato inequivocabilmente di far parte della repressione della resistenza palestinese. Questa settimana le forze di sicurezza dell’AP hanno commemorato la Nakba aggredendo attivisti palestinesi che dimostravano in solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame nelle carceri israeliane. L’azione è stata difesa da un funzionario di sicurezza dell’AP, citato dall’agenzia di stampa Ma’an, che ha sostenuto che gli attivisti che bloccavano la strada “hanno richiesto un intervento immediato dalle forze di sicurezza”. Il fatto è che il personale di sicurezza di più di 70.000 persone dell’AP esiste unicamente per proteggere occupazione e occupanti, non il popolo di Palestina.

La richiesta di Erekat di accesso all’archivio, quindi, è imbevuta di stonature. Per quanto riguarda la memoria storica, il continuo insistere affermerà indubbiamente il diritto palestinese a ricordare, oltre a esporre i fatti sul terrore premeditato da parte delle milizie sioniste – descritte da alcuni commentatori come “terroristi ebrei” – nel tentativo di cancellare sia la Palestina che i palestinesi. Sebbene la richiesta possa essere considerata come un’accusa di un peso maggiore proveniente da un alto funzionario, è chiaro che l’inversione di ruoli derivanti dalla sottomissione della leadership palestinese a Israele non si tradurrà in azione. Purtroppo, non è sufficiente fare riferimento all’esilio e al simbolismo come a un fenomeno lontano e isolato; dichiarare le attuali e continue violazioni di Israele come una estensione della Nakba è altrettanto importante. Forse di più.

Con la sua serie di violazioni dei diritti umani, Israele ha confermato che la Nakba non è un evento storico eccezionale che si è svolto intorno alla creazione dello stato sionista nella terra palestinese occupata nel 1948. Le tattiche possono essere cambiate – c’è una permanente e persistente espansione delle colonie-insediamento, violenza dei coloni, dislocamento forzato, appropriazione di risorse e riduzione al silenzio della resistenza palestinese – ma l’obiettivo è lo stesso: la totale pulizia etnica dei palestinesi dalla loro terra. Tutto questo è inframmezzato da frequenti episodi di violenza in cui forze di sicurezza israeliane e coloni ebrei uccidono civili palestinesi con apparente impunità. E’ solo la normalizzazione di tale violenza, così come l’accettazione della presenza coloniale di Israele in Palestina da parte della comunità internazionale, che ha facilitato l’attuale separazione fra le atrocità del 1948 e quelle di oggi.

Inoltre, i leader palestinesi hanno scambiato la loro dignità con il compromesso e rinnegato la loro promessa a lottare contro l’oblio per sostenere le autorità di occupazione intente nella completa distruzione della Palestina. Da qui il loro continuo sfuggire al dibattito sulla Nakba, sia come un evento storico sia come una realtà in corso, a favore di una più politicamente conveniente “soluzione” a due stati. Dopo aver sostituito il loro ruolo di rappresentanti politici con quello di collaboratori, le loro azioni indicano la volontà di recidere i legami con la storia e il popolo palestinese, agevolando così ulteriormente la conquista coloniale da parte di Israele, e la scelta di dissociarsi dalla Nakba con gravi conseguenze per la Palestina e i palestinesi.

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalesina.org

Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20170517-palestinian-leaders-distort-the-significance-of-the-nakba-with-serious-consequences/

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