La biblioteca Khalidi: un gioiello nascosto che a Gerusalemme conserva l’identità palestinese
di Vittoria Volgare, 25 maggio 2017
Camminando per la Città Vecchia di Gerusalemme si trova un’importante istituzione che potrebbe facilmente passare inosservata: la Biblioteca Khalidi. La fondazione è un tesoro nascosto ospitato in un palazzo Mamluk del XIII secolo nel cuore della città. È la più grande biblioteca privata in Palestina, con una delle più grandi collezioni di manoscritti arabi e islamici al mondo. Davanti alla continua minaccia di cancellazione portata avanti dal governo israeliano, la Biblioteca Khalidi è una manifestazione fisica e intellettuale dell’identità palestinese nella città santa.
Fondata nel 1900 dalla famiglia Khalidi, la biblioteca si trova in un’area politicamente e religiosamente sensibile, situata tra la Moschea Al-Aqsa e il Muro occidentale – i luoghi più sacri di Gerusalemme, rispettivamente per i musulmani e gli ebrei. Uno dei suoi maggiori successi sono gli oltre 100 anni di sopravvivenza. In tutta Gerusalemme molte biblioteche pubbliche e private sono scomparse dopo la creazione di Israele nel 1948, il loro contenuto confiscato dalle forze di conquista israeliane e imboscato negli archivi statali israeliani.
Nonostante la sua resistenza, la biblioteca Khalidi è sotto minaccia dal giugno 1967, quando iniziò l’occupazione di Gerusalemme Est da parte di Israele. Subito dopo la conquista israeliana, lo Stato cominciò a distruggere parti del quartiere in cui si trova la biblioteca per creare un grande spazio davanti al Muro Occidentale ad uso dei fedeli ebrei.
Le autorità israeliane confiscarono proprietà palestinesi nel quartiere ed espulsero i loro abitanti.
Dal 1967 il governo israeliano ha cercato di consolidare il suo controllo su Gerusalemme Est palestinese, trasformando il paesaggio fisico e demografico attraverso un processo chiamato ‘giudaizzazione’. Per evitare il ritorno a Gerusalemme Est dei palestinesi il governo israeliano ha incoraggiato l’esproprio e demolizione di case palestinesi e la costruzione di nuovi insediamenti ebraici.
“Come molte istituzioni arabe nella città vecchia, la biblioteca non ha avuto vita facile con gli israeliani che cercano continuamente di prendere il controllo del maggior numero possibile di proprietà appartenenti ai palestinesi” spiega Khader Salameh, bibliotecario e direttore del Museo islamico di Gerusalemme. “Dopo il 1967, la biblioteca è stata costretta a chiudere al pubblico. L’esercito israeliano allora occupò l’edificio adiacente ad essa, anche questo una proprietà della famiglia Khalidi, che si affaccia sul cortile della biblioteca”.
Una scuola Talmud, o yeshiva, vi fu istituita nel 1967 e continua ad esistere ancora oggi. “Fu avviata una lunga battaglia legale, che fortunatamente ha portato ad una decisione che impedisce la confisca della biblioteca e l’esproprio dell’edificio”, racconta Salameh. Anche dopo aver vinto la causa nel 1993 la situazione è rimasta comunque difficile per la biblioteca.
La fondazione ha iniziato a restaurare la biblioteca negli anni ’90 e solo nel 2012 ha riaperto le sue porte ai visitatori, ai ricercatori e agli studiosi. La biblioteca è stata completamente riaperta al pubblico nel 2015.
Una ricca storia
La biblioteca è stata fondata e formalmente organizzata in istituzione pubblica nel 1900 da Hajj Raghib al-Khalidi (1866-1952), un giudice palestinese. La famiglia Khalidi è una delle più antiche e importanti di Gerusalemme ed è presente in città da quando nel 1187 fu liberata da Saladin. Oggi la biblioteca fa parte di un waqf (istituzione caritatevole) della famiglia Khalidi, che comprende circa cinquanta proprietà residenziali e commerciali nella Città Vecchia.
La biblioteca ospita la collezione privata Khalidi. Nel corso dei secoli i volumi contenuti nella biblioteca sono stati raccolti dalla famiglia e trasmessi da una generazione a quella successiva. Oggi, la biblioteca possiede più di 2.000 manoscritti e 6.000 opere a stampa. I testi sono per lo più scritti in arabo, ma ci sono anche opere persiane e turche. La vasta collezione affronta un ampio spettro di argomenti, tra cui religione, medicina, storia, geografia, astronomia, filosofia e poesia.
Il manoscritto più antico della biblioteca
Il manoscritto più antico della biblioteca è un volume unico sulla storia antica islamica che si ritiene sia stato scritto nel decimo secolo. Il più antico manoscritto datato è un lavoro dell’undicesimo secolo sulla legge della Sharia della scuola di pensiero Maliki. Le opere a stampa, molte delle quali prime edizioni, non sono meno importanti. La maggior parte di esse è stata pubblicata prima del 1900 e copre una vasta gamma di argomenti.
Le sfide e i sostenitori della Biblioteca
Nonostante le molte difficoltà e i rischi che la biblioteca affronta, coloro che gestiscono l’istituzione rimangono fedeli e risoluti. Il personale, composto principalmente da volontari, lavora duro per mantenere aperta e funzionante la biblioteca.
“L’istituzione si sostiene principalmente con sovvenzioni, donazioni familiari e contributi privati, ma i fondi non sono mai abbastanza”, ammette Salameh mostrando uno dei preziosi manoscritti con pagine impreziosite d’oro. “Il restauro dei manoscritti è una delle imprese più costose. Poiché ci sono pochi luoghi al mondo specializzati nel restauro di libri antichi, nel 1990, la biblioteca ha dovuto mandare alcuni manoscritti a Londra per un restauro urgente.”
A causa del costo del restauro di manoscritti danneggiati, il personale della biblioteca cerca con molto impegno di salvare i testi originali dal deterioramento fisico. E’ un compito complicato, in quanto le vecchie pagine sono vulnerabili ai parassiti. Per la loro protezione, manoscritti devono essere conservati in un ambiente privo di umidità e avvolti in carta speciale. Libri o frammenti di manoscritti danneggiati non vengono mai gettati via, ma conservati nel solaio finché non possono essere restaurati.
La Friends of the Khalidi Library
La Friends of the Khalidi Library, organizzazione non-profit con sede negli Stati Uniti, opera come canale di comunicazione per il sostegno finanziario fra la famiglia Khalidi e altri donatori privati. Negli ultimi venticinque anni, diverse organizzazioni di donatori terzi hanno sponsorizzato la conservazione di manoscritti, la catalogazione dei volumi e l’ammodernamento della biblioteca.
I donatori hanno assistito nel 2000 all’apertura di un annesso in un altro edificio Mamluk, di fronte alla biblioteca, per la vasta collezione di libri stampati. Nel 2013 gli amministratori della biblioteca hanno iniziato a restaurare e digitalizzare la raccolta con i fondi ottenuti attraverso la Manuscript Hill and Museum Library con sede negli Stati Uniti.
“Presto inizierà un nuovo riammodernamento dei locali grazie al Fondo Arabo per lo Sviluppo Sociale ed Economico, mentre la digitalizzazione, processo molto lungo, è stata completata recentemente e contribuirà ad aumentare l’accessibilità e a incoraggiare l’impegno pubblico”, spiega Raja Khalidi, una dei responsabili della biblioteca.
Diciotto mesi dal Cultural Heritage Protection Programme
Nel mese di gennaio la biblioteca si è aggiudicata un contributo di diciotto mesi dal Cultural Heritage Protection Programme britannico che sarà utilizzato per finanziare una serie di attività, tra cui l’installazione di software di gestione e catalogazione della biblioteca per 300.000 immagini digitali dei manoscritti. La sovvenzione pagherà l’installazione di un sistema di sorveglianza e di attrezzature antincendio, nonché la conservazione di almeno cinquanta manoscritti fra i più preziosi e vulnerabili.
La biblioteca ha ospitato eventi pubblici occasionali e conversazioni fin dalla sua riapertura. Una prossima conferenza dal titolo “Late Renaissance and Baroque Christian Engagement with the Qu’ran: A Tale of Four Translations” esaminerà diverse traduzioni latine del testo sacro realizzate tra il 1500 e il 1750. Saranno anche messi in mostra alcuni dei rari Corani conservati nella biblioteca.
Nonostante le numerose sfide, la biblioteca Khalidi ha fatto crescere la consapevolezza riguardo il patrimonio culturale e l’identità del popolo palestinese. Ha resistito di fronte alla cancellazione israeliana, preservando un ricco patrimonio della produzione culturale palestinese per le generazioni future. Se oggi il suo fondatore, Hajj Raghib al-Khalidi, fosse vivo sarebbe orgoglioso di ciò che la biblioteca ha compiuto.
Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina. Org
Fonte: https://muftah.org/khalidi-library-hidden-gem-preserving-palestinian-identity-jerusalem/#.WTO6iFJaZsN