Bifo Berardi – Gentilissimo Ministro Minniti
Dopo aver letto l’articolo di Eugenio Scalfari su La Repubblica del 7 giugno mi decido a scriverle questa lettera: pur convenendo sul fatto che io non sono una persona rispettabile come il signor Eugenio Scalfari mi permetto di chiederLe attenzione. Anche io sono calabrese come l’ex direttore di Repubblica e soprattutto anche io sono un cittadino italiano, e credo che un ministro della Repubblica non dovrebbe trattare i cittadini secondo criteri differenti.
Di conseguenza la prego di telefonarmi entro mezz’ora (il mio numero di telefono è 051xxxx719) [mod. Invictapalestina] perché ho qualcosa di importante da chiederle.
Qui accenno rapidamente il motivo per cui attendo con urgenza una sua telefonata: Lei si è occupato recentemente dei problemi della migrazione dall’Africa e dal Medio Oriente, e meritoriamente ha legiferato a proposito del decoro delle nostre città.
Da quel che leggo Lei si preoccupa del futuro del continente africano e della popolazione di quel continente, e questo le fa onore, ma forse non è adeguatamente informato del presente: milioni di giovani, donne e bambini, sospinti dalla fame, dal terrore e dalla guerra (che la razza predatrice cui Lei appartiene ha solertemente alimentato negli ultimi cinquecento anni) premono sulle frontiere della Libia.
Si tratta, come forse Le hanno detto, di un paese che gli italiani hanno aggredito sottomesso depredato e umiliato nel secolo passato, e che i suoi amici francesi e americani hanno bombardato qualche anno fa. In seguito a quegli interventi umanitari e democratici il paese è stato consegnato alla guerra civile e alle violenze del terrorismo islamista.
Ora il governo che Lei rappresenta insieme agli altri paesi del benefico continente europeo intende usare quel paese come un enorme campo di concentramento nel quale i suoi amici libici, dietro compenso, si incaricano di incarcerare violentare uccidere schiavizzare e sfruttare quei giovani quelle donne e quei bambini che il colonialismo della sua razza ha consegnato alla miseria e alla disperazione.
Di conseguenza mi permetto di segnalarle una cosa che deve esserle sfuggita: la politica che il suo governo e l’Unione europea sta perseguendo ha l’effetto di creare sulle coste del Mediterraneo un arcipelago di campi di sterminio.
Qualche giorno fa alcune decine di persone, in maggioranza bambini, sono morti annegati nel canale di Sicilia perché alcuni agenti libici, in esecuzione delle sue richieste, hanno sparato a un gommone che si stava dirigendo verso il nostro (bianchissimo) continente.
Forse la cosa non Le fa né caldo né freddo, ma io (che non conto certo come il signor Scalfari) la considero moralmente responsabile di quelle morti per annegamento.
Concludo infine esponendole un problema di portata più limitata di cui forse potrà occuparsi se non altro per farmi un favore come ha fatto a Scalfari.
Il mio amico Ahmed, fuggito ai bombardamenti della città di Mosul, che è stata occupata dagli assassini di Daesh in seguito alla guerra che il presidente Bush decretò infinita e che il suo partito e il suo governo appoggiarono nel decennio passato, ha raggiunto il nostro paese grazie alla sua resistenza fisica e alla sua intelligenza.
Pur avendo una laurea in medicina, data la condizione di clandestino cui lo costringono due leggi infami (la prima firmata dallo specchiato signor Fini e dall’illustre Bossi, la seconda firmata dai suoi compari Napolitano e Turco) è temporaneamente costretto a vendere fazzoletti di carta in un paese della costa romagnola. Pur essendo un ragazzo cortese e di bell’aspetto, pur parlando correntemente quattro lingue (credo più di lei, caro ministro), il mio amico Ahmed rischia di essere cacciato dalla spiaggia sulla quale vende le sue merci perché la nozione di “decoro” cui il suo decreto si ispira non tollera eleganti e fascinosi laureati poliglotti se non sono di razza ariana.
Potrebbe, per favore, con la sollecitudine con cui ha eseguito i desiderata del signor Scalfari, occuparsi anche del mio amico Ahmed, che certamente versa in condizioni di maggior bisogno?
Certo della sua cortese attenzione mi siedo qui vicino all’apparecchio telefonico e aspetto, dopo uno squillo, di udire la sua voce.
franco berardi
Fonte: dalla pagina FB dell’autore: https://www.facebook.com/bifo.scepsi/posts/1386494128106305