“Io non credo nella costruzione di muri ma nel costruire ponti”, dice la pacifista Noa Gur Golan, raro caso di rifiuto di arruolamento nell’IDF.
Copertina: Noa balla con altri studenti provenienti da tutto il mondo presso l’United World College of the Adriatic a Duino Aurisina (TS) Italy.
di Bethan Mc Kernan, 11 agosto 2017
“Quando ero piccola sognavo di essere un pilota di guerra nell’IDF”, dice la diciannovenne Noa Gur Golan.
Ora, però, la giovane si trova nella Prigione Militare 396 vicino a Haifa. E’ stata bollata come traditrice e vigliacca. Non è chiaro quando sarà liberata, perché è trattenuta per aver rifiutato di fare il suo servizio militare con la Forza di Difesa d’Israele (IDF).
Noa non è autorizzata a ricevere chiamate internazionali. Ma nelle sue risposte alle domande di The Independent, trasmesse tramite sua madre Iris e la zia Michal – anche loro intervistate per questa storia esclusiva – la giovane donna ci fornisce una straordinaria rara dimostrazione di ciò che accade in Israele ai giovani che preferiscono affrontare il carcere piuttosto che compromettere la propria opposizione alla politica israeliana.
Tutte e tre le donne ci tengono a sottolineare che Noa ama il suo paese ed è felice di servirlo. Ma dal momento in cui è iniziato il processo di arruolamento, a 17 anni, Noa è giunta alla conclusione di non poter tollerare la “violenza e la morte” che comporta il far parte di un’organizzazione militare.
“Se la guerra è la risposta, stiamo facendo la domanda sbagliata”, si legge su una cartolina incastonata tra fotografie di famiglia e di amici in una bacheca nella sua camera da letto.
E’ molto insolito che gli israeliani rifiutino di fare il servizio militare obbligatorio per motivi che non siano religiosi. Iris dice che la decisione di Noa è stata un “grande shock” – nessuno in famiglia o nessun altro che Noa conosca lo aveva mai fatto prima.
I suoi fratelli maggiori, uno di 29 e l’altro di 24 anni – quest’ultimo ha concluso il suo arruolamento 18 mesi fa – appoggiano la scelta di Noa, ma continuano a pensare che sia un’ingenua, dice Iris.
Tutti i cittadini israeliani ebrei, drusi e circassi oltre i 18 anni sono tenuti a presentarsi per il servizio nell’IDF; ne è esente il 20 % di popolazione araba di Israele. Gli uomini servono per due anni e otto mesi e le donne per due anni.
In pratica solo circa il 75% delle potenziali reclute finiscono per arruolarsi. Molti che evitano il servizio lo fanno perché sono ortodossi e le donne ortodosse sono l’unico grande gruppo di persone a cui è permesso di completare il servizio civile invece di quello militare.
Non ci sono statistiche disponibili al pubblico, ma la rete di sostegno su cui Noa sta contando crede che solo 10 donne si siano rifiutate di servire per motivi non religiosi negli ultimi due anni.
Una manciata di persone ogni anno riesce ad evitare il servizio militare, dimostrando di essere pacifista – ma ancora dopo due udienze, Noa trova delle difficoltà nel convincere le autorità di essere su questa posizione.
Alcune organizzazioni legali che aiutano gratuitamente nella difesa degli obiettori di coscienza riferiscono che agli imputati vengono fatte domande tipo: “Uccideresti qualcuno che fa del male a un membro della tua famiglia?” a cui qualsiasi risposta che non sia “no” viene utilizzata come prova di una posizione non pacifista.
L’IDF non ha ancora risposto alla richiesta di un commento di The Independent.
“E’ raro per i ragazzi rifiutare la leva e accade solo nei circoli dell’estrema sinistra”, dice Yehuda Shaul, il fondatore del gruppo veterani anti-occupazione Breaking the Silence.
“Queste persone pagano un prezzo personale molto elevato per le loro decisioni e di solito trascorrono da tre mesi a un anno e mezzo in carcere”.
Iris dice che è difficile, se non sei israeliano, capire il ruolo che l’IDF svolge nel paese.
“Siamo cresciuti con l’IDF, è parte dell’istruzione che abbiamo in Israele. Ci tiene al sicuro e la leva è parte del tessuto della nostra vita”, dice.
Noa stessa, in una lettera aperta scritta prima di rifiutare la leva il mese scorso, dice che sperimentare la guerra di Gaza 2014 come adulto che lavora con i bambini le ha aperto gli occhi su “il tipo di atmosfera in cui i bambini in questo paese crescono. Un’atmosfera piena di odio e paura. Crescono in una realtà dove la violenza è la norma”.
In seguito alla sua scelta è stata arrestata per un totale di 31 giorni dal 12 luglio – rilasciata brevemente tra le due udienze del comitato militare prima di essere rinchiusa nella Prigione 396, dove condivide una cella con altre nove donne e può vedere la sua famiglia solo una volta ogni due settimane.
E dentro, dice Iris, Noa ha parlato con altre detenute di ciò che sta facendo e perché.
“E’ ben voluta, credo. Mi ha mostrato una lettera che una delle donne, uscita nel frattempo, le ha mandato in cui dice di rispettarla nonostante non sia d’accordo con le sue opinioni”, dice Iris. “Stanno imparando le une dalle altre”.
Noa, da parte sua, dice di non “distogliere lo sguardo dalla complessa realtà in cui viviamo – gli attacchi terroristici e le guerre” e non “biasimo nessun soldato o persona che veda la vita in modo diverso dal mio”.
Le sue opinioni, tuttavia, sono cambiate da quando è andata in Italia per completare i suoi ultimi due anni di scuola presso l’United World College of the Adriatic, una scuola superiore che fa parte di una rete di 17 istituzioni che offrono borse di studio in tutto il mondo e riuniscono studenti di diverse nazionalità per “far sì che l’educazione sia una forza per unire persone, nazioni e culture per la pace e un futuro sostenibile”.
Noa e una ragazza palestinese di Hebron sono state le destinatarie delle due borse di studio a disposizione di Israele e dei Territori per frequentare la scuola a Duino, nel 2014.
“Ho avuto il privilegio di incontrare amici provenienti dai Territori palestinesi, dalla Giordania e da altri paesi. Ho imparato a conoscere le persone, le loro storie personali e non le percezioni con cui siamo cresciuti“, dice Noa.
“L’amore che provo per i miei amici della mia città Netanya è identico all’amore che sento per i miei amici di Hebron. Con questo in mente, ho capito che non accetterò di partecipare all’oppressione di un’altra nazione, che non credo nella costruzione di muri ma nel costruire ponti”.
Per Iris, la decisione di Noa è stata molto difficile. Il suo servizio militare è stato 30 anni fa e quando lei era giovane l’idea di rifiutare era “impensabile”.
“Sono crollata dopo averla vista la prima volta”, dice Iris della prigione militare. “È’ sola e ha paura. Ma crede che ciò che sta facendo sia importante.”
“Noa avrebbe potuto mentire per evitare il servizio militare, avrebbe potuto sostenere di avere problemi legati alla salute o religiosi, ma no, lei ne sta facendo una questione di principio. E per questo sono molto fiera di lei”.
“Vedo il mio rifiuto come una mossa vantaggiosa per mostrare un’alternativa alla violenta realtà in cui siamo abituati a vivere”, conclude la lettera aperta di Noa.
“Nell’interesse di una vera sicurezza, credo che debba esserci un’altra strada.”
traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
fonte: http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/israel-idf-military-service-refusal-pacifism-noa-gur-golan-palestinian-territories-hebron-haifa-a7887821.html
GRAZIE NOA
da parte di tutte e tutti Coloro che amano la NONVIOLENZA
GRAZIE E MOLTA FORZA PER RESISTERE
Grazie Noa il tuo gesto potrà aprire una piccola crepa nel muro di odio….
Coraggio e determinazione, oltre ad una straordinaria chiarezza di idee, emergono dal bellissimo articolo e dalle parole di Noa che vengono riportate. Ne traggo una profonda gratitudine,confidando che il suo sacrificio abbia termine al più presto e dia i frutti che lei desidera. La sua ” altra strada” è quella che ambiremmo trovare ed un gesto come il suo è importante. Grazie Noa
Grazie Noa. Grazie per il tuo coraggio esemplare.