LIBANO: “Operazione salame” nome in codice dei massacri dei campi palestinesi di Sabra e Shatila nel 1982, pianificata molto prima dell’assassinio di Bashir Gemayel
di René Naba, 5 settembre 2017
Due luoghi comuni si sono ridotti in briciole nel leggere le memorie dell’accademico libanese George Freyha, parente stretto di Bashir Gemayel e uno dei suoi più stretti collaboratori durante la guerra civile libanese (1975-1990).
1 – L’invasione israeliana del Libano non è stata decisa in rappresaglia per l’assassinio dell’ambasciatore israeliano a Londra, Shlomo Argov, il 3 giugno 1982, come proclama la favola israeliana. Bashir Gemayel, leader militare delle milizie cristiane, ne aveva dato l’annuncio al presidente libanese Elias Sarkis sei mesi prima, nel gennaio 1982, vale a dire sei mesi prima dell’operazione ‘Pace in Galilea’.
2 -I massacri nei campi palestinesi di Sabra e Shatila non furono una rappresaglia per l’assassinio del presidente eletto Bashir Gemayel, come sostiene la leggenda falangista. Erano stati pianificati in precedenza e discussi nel corso di un incontro tra Bashir Gemayel e Ariel Sharon a Bikfaya, la residenza estiva del clan Gemayel, il 12 settembre 1982, tre giorni prima dell’assassinio del presidente eletto.
3 – “Operazione Salame”, nome in codice scelto da Bashir Gemayel per indicare l’eliminazione dei campi palestinesi del Libano, fa riferimento al salame italiano che di solito si taglia a fette per decorare pizze e altri piatti esotici. Oltre ai loro disegni, la scelta di questo codice rivela la grandezza d’animo dei cospiratori, nonché il rigore morale dei numerosi sostenitori a titolo postumo di questi due criminali di guerra.
Tale è almeno la sostanza dell’opera di Georges Freyha “Souvenirs et memoires avec Bachir”, che racconta il rapporto di questo studioso libanese con Bashir Gemayel, leader militare delle milizie cristiane, di cui ha sposato la cugina.
Una recensione esaustiva di questo lavoro è stata realizzata dal politologo Assaad Abou Khalil nel quotidiano libanese a questo link per gli arabofoni:
- http://www.al-akhbar.com/node/280955
Estratti:
L’incontro di Nahariya tra Menahem Begin e Bashir Gemayel.
Appena eletto, Bashir Gemayel va in Israele per incontrare il Primo Ministro Menahem Begin a Nahariyah (Galilea Superiore).
Georges Freyha non è d’accordo con la versione libanese che presentava un Bashir Gemayel, preoccupato per l’indipendenza libanese, che batte il pugno sul tavolo per porre fine a un colloquio acceso prima di salire su un elicottero israeliano per tornare in Libano.
La vera storia è ben diversa e un po’ umiliante per l’amor proprio libanese. Ubriaco di rabbia per l’ingratitudine libanese, Menahem Begin rimprovera Bashir Gemayel con violenza per il fatto che “né suo padre Pierre, né Camille Chamoun, leader di un’altra milizia cristiana, avevano pubblicamente ringraziato Israele per il suo aiuto”.
Bashir Gemayel promette al primo ministro israeliano di pagare il suo debito di riconoscenza nel corso della sua intervista programmata con la rivista americana Time, con una “grande manifestazione anti-palestinese e di sostegno per Israele”.
Menahem Begin raccomandò poi a Bashir Gemayel di trattare con riguardo l’ufficiale mascalzone Saad Haddad, capo dell’esercito del Libano meridionale, che stava agendo come spia nell’area di confine libanese-israeliana. “Un cittadino libanese onesto” lo giudica l’ex membro del gruppo terroristico ebraico Irgun.
Solange Gemayel: perfetta padrona di casa, ai fornelli per cucinare vivande e soddisfare il palato del gargantuesco generale israeliano
Georges Freyha precisa che un secondo incontro si tenne a Bikfaya, il 12 settembre 1982, sulla scia di quello di Nahariya, in cui Ariel Sharon si applicherà a smussare gli angoli e ristabilire un certo calore nelle relazioni tra le milizie cristiane e l’esercito israeliano.
Rivelatore dell’atteggiamento servile del clan Gemayel verso il gargantuesco generale israeliano, il comportamento di Solange Gemayel; come una perfetta padrona di casa, la moglie di Bashir Gemayel si è messa ai fornelli per cuocere piatti destinati a soddisfare la voracità del generale Sharon – il famoso mezzé libanese, oltre a diversi piatti locali: pecora farcita, kebbeh alla griglia, kebbeh fritto e knafeh, la famosa pasticceria libanese.
Uno spettacolo sconcertante: la moglie del presidente libanese che cucina per l’invasore del suo paese, un’immagine comparabile nella sua abiezione a quella dei collaboratori francesi del nazismo, indizio indiscutibile di un decadimento morale, di una deframmentazione mentale e una degenerazione civica.
L’appetito di Ariel Sharon era leggendario. Nel film “Walzer con Bachir”, che riporta l’episodio, il regista israeliano Ari Folman mostra Ariel Sharon imperturbabile che ingugita 12 uova fritte il giorno del massacro dei palestinesi di Sabra e Shatila.
- http://www.renenaba.com/sabra-chatila-in-memoriam/
Durante questo pasto luculliano Sharon ricorda a Bashir Gemayel di essere stato il padrino della sua candidatura alla presidenza libanese, “un obiettivo che persino gli americani non credevano di poter raggiungere”.
Ma l’elemento più pericoloso di questa conversazione viene quando Ariel Sharon evoca a grandi linee il progetto volto a sradicare i campi palestinesi di Sabra e Shatila. In altre parole, questi massacri furono premeditati prima che l’assassinio di Bashir Gemayel servisse come pretesto per l’esecuzione di questo piano.
“Operazione Salame” o il dialogo agghiacciante tra Ariel Sharon e Bashir Gemayel sul progetto di intervento dell’esercito israeliano a Beirut ovest.
Il piano era pronto. Sharon lo discute in dettaglio con Bashir Gemayel.
-Sharon: Vuole che le nostre truppe operino liberamente a Beirut ovest (settore all’epoca tenuto dalle forze progressiste palestinesi)? Personalmente, mi auguro che l’esercito israeliano rimanga fuori Beirut. Saremo rispettosi della legalità nel nostro comportamento verso le vostre forze per quanto riguarda l’uccisione dei palestinesi e altri. Vuole che noi partecipiamo a questa azione? Se dice di no, rispetteremo la sua decisione. Siamo preoccupati di non metterla in imbarazzo.
-Bashir Gemayel: Non entri a Beirut. Rimanga dov’è. La vostra presenza è una leva di pressione. Faciliterà il dispiegamento dell’esercito libanese in altre aree libanesi. Pulirà queste aree e ripristinerà l’ordine e la tranquillità, senza problemi.
-Sharon: Se il suo esercito va a Sabra e Shatila …
-Bashir Gemayel: Penso che il nostro esercito sia in grado di fare il lavoro da solo.
-Sharon: L’esercito israeliano seguirà le sue forze alla Città sportiva e nei campi di Sabra e Shatila?
-Bashir Gemayel: Sì. E se deve seguire questa operazione, le basterà dire che è l’esercito libanese che ha preso l’iniziativa di questa operazione; che l’esercito israeliano si è limitato a muoversi in questa direzione per assicurarsi che tutto fosse fatto in modo conveniente. Nessuno deve pensare che sta coordinando le sue azioni con l’esercito libanese.
Il coordinamento tra Israele e Libano deve avvenire attraverso Horse, alias Fadi Frem, un responsabile delle milizie cristiane di Michel Aoun, all’epoca generale comandante militare della piazza di Beirut, e Amir Drouri, coordinatore delle attività israeliane in Libano. Stiamo avviando un'”operazione salame,” commenta Bashir trattenendo a malapena la sua gioia e riferendosi al salame italiano che di solito è tagliato a fette per decorare la pizza.
-Sharon: Non è opportuno impegnarsi, così com’è, in una dimostrazione di forze a Beirut ovest.
-Bashir Gemayel: L’area non è sicura. I suoi soldati rischiano di essere uccisi o rapiti.
Il coordinamento si farà attraverso Elie Hobeika, assistente di Bashir Gemayel e Johnny Abdo, capo dei servizi segreti dell’esercito libanese e delle milizie cristiane, che stabiliranno un coordinamento con le loro controparti israeliane.
Ariel Sharon era ossessionato da Shafic Al Hout, capo dell’ufficio di rappresentanza dell’OLP a Beirut. Questa ossessione, allo sguardo di un saggista politico, un civile senza alcuna qualità politica, tradiva la preoccupazione del generale israeliano di sradicare ogni presenza palestinese in Libano.
-Sharon: Se riceviamo informazioni su delle azioni di uno dei centri palestinesi, quello di Shafic Al Hout per esempio ??
-Bashir Gemayel: Faccia quello che le sembra opportuno. Vorrei cogliere l’occasione per informarla che né Shafic Al Wazzan, deputato sunnita di Beirut, né Walid Jumblatt, leader druso del Partito socialista progressista, né Ibrahim Koleilat, leader dei Mourabitoun (milizie sunnite di Beirut alleate dei palestinesi) e neppure Yasser Arafat, leader dell’OLP, faranno parte del mio prossimo governo.
Un trattato di pace israelo-libanese in prospettiva
Concludendo l’incontro, Bashir Gemayel si rivolge in questi termini a Ariel Sharon: “Per essere chiaro, non proclamerò la mia determinazione a continuare a far parte del mondo arabo. Gli interessi arabi in Libano mi importano poco. Ma devo dare importanza a considerazioni vitali. Il 60% dei redditi dei libanesi, inclusa la maggioranza dei cristiani, proviene dai paesi arabi. Non è a livello politico che abbiamo un problema a rompere le relazioni del Libano con i paesi arabi.
Ariel Sharon e Bashir Gemayel convengono allora sulla firma di un trattato di pace tra il Libano e Israele. Menahem Begin invia poi un messaggio di congratulazioni a Bashir Gemayel per la felice conclusione di questo dialogo.
Georges Freyha sosterrà che i musulmani libanesi erano favorevoli a un trattato di pace con Israele perché “ne avevano piene le scatole” della situazione e che due leader sunniti, Abdel Hamid Al Ahdab, nipote del primo ministro del mandato francese in Libano, per il Libano settentrionale, e Saeb Salam, il dirigente sunnita pro-saudita di Beirut, avevano molta simpatia per Bashir Gemayel.
L’annuncio dell’invasione israeliana del Libano sei mesi prima l’operazione ‘Pace in Galilea’.
Un altro luogo comune che si è ridotto in briciole nel leggere le sue memorie: l’invasione israeliana del Libano, decisa secondo la versione del tempo come rappresaglia per l’assassinio dell’ambasciatore israeliano a Londra, Shlomo Argov, il 3 giugno 1982.
Georges Freyha contesta anche la leggenda secondo la quale i falangisti e i loro alleati di altre milizie cristiane furono costretti ad allearsi con Israele per mancanza di mezzi militari.
A questo proposito, il lavoro del diplomatico statunitense James R. Stocker: “Le sfere d’intervento: la politica estera statunitense e il crollo del Libano 1967-1976”, James R. Stocker, Cornell University Press. In altre parole, “Come gli Stati Uniti hanno scatenato l’incendio del Libano”, o meglio le radici americane della guerra del Libano.
http://www.cornellpress.cornell.edu/book/?GCOI=80140100599430
L’annuncio dell’invasione israeliana del Libano sei mesi prima dell’operazione “Pace in Galilea”. L’autore rimuove abilmente questa sequenza, che non è meno rivelatrice della collusione tra le milizie cristiane e gli israeliani e il coinvolgimento diretto dello Stato ebraico durante la guerra civile libanese.
“Il 13 gennaio 1982 Bashir Gemayel è andato al palazzo presidenziale di Baabda per informare il Presidente Elias Sarkis, il ministro degli Esteri Fouad Boutros e il capo dei servizi di intelligence dell’esercito libanese, il colonnello Johnny Abdo, della decisione di Israele di invadere il Libano.
L’annuncio è stato accolto con malcelata soddisfazione. “La nostra salvezza alla fine arriva”, esclamarono dei partecipanti alla riunione, mentre applausi scrosciavano nella stanza.
“All’annuncio dell’invasione israeliana, il presidente Elias Sarkis, il volto illuminato da un grande sorriso, si volta verso il colonnello Johnny Abdo chiedendogli di coordinare i suoi sforzi con Bashir Gemayel.
Applaudire l’invasione del proprio paese da parte del suo peggior nemico … Questo fatto rivela il livello di debolezza dei leader libanesi, il loro grado di disorientamento mentale, la loro mancanza di patriottismo, la cancrena che affliggeva le principali articolazioni statali.
Georges Freyha conferma in questa occasione la doppiezza di Johnny Abdo, alto ufficiale dell’esercito libanese e responsabile allo stesso tempo dei servizi segreti delle milizie cristiane, il cui lavoro continuo di erosione serve a minare le strutture del potere centrale libanese.
Precisa a questo proposito che “Johnny Abdo nel 1976 era capo del 2° ufficio delle Forze Libanesi”, gruppo delle milizie cristiane e che l’ufficiale aveva incontrato più volte il generale Ariel Sharon, ministro della difesa dello Stato ebraico e artefice dell’invasione israeliana del Libano.
“Johnny Abdo aveva trasformato il suo appartamento in un appartamento per ospiti per Ariel Sharon”, scrive, nonostante le molte smentite su questo punto del funzionario libanese.
Wissam Al Hassan, la dague du dispositif sécuritaire saoudien au Proche orient.
La professione di fede di Bashir Gemayel: Il Libano non fa parte del mondo arabo e il Terzo Mondo è un mondo arretrato.
Al momento della sua elezione, Bashir Gemayel convoca il Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri e gli tiene il seguente discorso:
“L’immigrazione libanese deve portare la sua forte impronta cristiana. Dispiegherò tutti i mezzi per riportare i cristiani in Libano. Il Libano non fa parte del mondo arabo. Il Libano è una civiltà e non ha alcun rapporto con il Terzo Mondo. Voglia ben rimarcare nelle sue azioni che non apparteniamo al Terzo Mondo. Usciamo da questo mondo di arretrati. Uniamoci al mondo europeo e al mondo libero d’America.
Caspar Weinberger, Segretario alla Difesa di Ronald Reagan, ipotizza allora di includere il Libano in un’alleanza strategica. “Sono d’accordo su questo. Ci porti verso l’America. Offra loro i nostri porti, i nostri aeroporti. La mia relazione è con essa e con l’Europa”.
In una presa di contatto con il comandante in capo dell’esercito libanese il generale Victor Khoury sembra ansioso di mostrare segni di fedeltà confessionale al nuovo presidente:
“Gli ufficiali musulmani sono ora più numerosi nell’esercito libanese. Quando ho preso il comando, erano 17.000, per poi raggiungere la cifra di 24.000. Ho allora deciso di licenziarne 4.000”, si vanterà il generale Khoury, che aveva combattuto le milizie cristiane durante la guerra civile nel settore di Shekka, nel nord del Libano. Della grande arte dell’opportunismo.
Poi, con un rilancio inaspettato, il generale Victor Khoury propone a Bashir Gemayel di “dichiarare guerra alla Siria. Nostra sorella Siria”, sottolinea.
Epilogo
Presidente effimero del Libano, Bashir Gemayel è stato assassinato alla vigilia della sua entrata in carica, da Habib Chartouni. Se l’assassino di Bashir sopravvive in totale clandestinità, la sua famiglia è stata decimata dalle vendette anonime dei simpatizzanti di “Bash”.
L’eliminazione di Bashir Gemayel ha ridotto in nulla la costruzione di un fortino cristiano fascista sotto la guida dei falangisti con la sua estensione strategica, l’Alleanza di “fortino cristiano” appoggiata dal “fortino ebraico” nel cuore del mondo arabo.
L’esercito israeliano ha operato una ritirata senza gloria dal Libano, che eserciterà da allora una funzione traumatica sugli israeliani, nel 2000, poi nel 2006, fino ad oggi.
Infangato dallo scandalo del massacro nei campi palestinesi di Sabra e Shatila, Ariel Sharon abbandonerà la scena politica per una decina di anni prima di tornare e cadere nel coma che conclude la sua vita politica e biologica in “vegetale”.
Il trattato di pace israelo-libanese è stato firmato il 17 aprile 1983 sotto l’egida del fratello maggiore e successore di Bashir, il presidente Amin Gemayel, ma non è mai stato ratificato, nato morto sotto i colpi inferti dalle forze progressiste libanesi decise a tagliare dal loro calendario politico questo “giorno d’infamia”.
Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
Fonte: http://www.madaniya.info/2017/09/05/sabra-chatila-operation-salami-1-2/