Netanyahu discute su un’iniziativa annunciata la scorsa settimana dal Ministro della Sicurezza Pubblica Gilad Erdan e dal Ministro degli Interni Arye Deri per chiudere Holot, un centro di detenzione “aperto”. Migranti seduti al centro di detenzione “aperto” Holot nel Negev a sud di Israele (photo credit:FINBARR O’REILLY / REUTERS)
Di Yonah Jeremy Bob 19 Novembre 2017
È giunto il momento di aumentare il ritmo di espulsione dei migranti africani, ha detto domenica al Gabinetto il Primo Ministro Benjamin Netanyahu.
Netanyahu ha affermato che la sua politica in merito allo spingere i migranti a lasciare il paese é costituita da tre poli, che hanno l’obiettivo attuale di incoraggiare la maggior parte di loro ad auto-deportarsi in un paese terzo – che secondo a delle valutazioni viene identificato come il Ruanda.
Negli anni che hanno preceduto il 2012, un’ondata di migranti africani è entrato illegalmente in Israele, raggiungendo il numero di circa 64.000.
Netanyahu ha detto che lo Stato d’Israele aveva già realizzato le prime due fasi della sua strategia: fermare il flusso di nuovi migranti costruendo un muro sul confine egiziano e costringendo a uscire oltre 20.000 migranti che erano entrati in Israele.
La terza fase di espulsione dei migranti ad un ritmo più elevato, ha detto, “può essere portata avanti grazie ad un accordo internazionale, che ho ottenuto, e che ci consente di deportare, contro la loro volontà, i 40.000 infiltrati rimasti. “.
“Questo è molto importante. Ci consentirà in futuro di svuotare il centro di detenzione di Holot e di reindirizzare parte delle grandi risorse, che stiamo utilizzando in quel luogo per controllare i migranti, verso altri bisogni dello Stato”.
Netanyahu si riferiva a un’iniziativa annunciata la scorsa settimana dal Ministro della Sicurezza Pubblica Gilad Erdan e dal Ministro degli Interni Arye Deri per chiudere Holot, un centro di detenzione “aperto” dove sono stati inviati qualche migliaio di migranti affinché si convincano che è meglio “auto-deportarsi”.
L’idea di Erdan e Deri, infatti, sarebbe quella di offrire ai migranti la scelta di “volontariamente” auto-deportarsi in un paese terzo o di essere messi in prigione a tempo indeterminato.
Rispondendo all’idea di Erdan e Deri la scorsa settimana, varie organizzazioni per i diritti umani, tra cui Hotline for Refugees and Migrants ( la linea diretta per i rifugiati e i migranti , the Association for Civil Rights in Israel (l’Associazione per i diritti civili in Israele), Amnesty International Israel, Kav LaOved, Physicians for Human Rights (Medici per i diritti umani) — Israel, Aid Organization for Refugees (L’Organizzazione israeliana di aiuto per i rifugiati) e Asylum Seekers and African Refugee Development Center ( il Centro per lo sviluppo dei richiedenti asilo e dei rifugiati africani) –hanno presentato proposte affermando quanto segue:
“Il centro di detenzione di Holot, una prigione isolata, destinata a rendere miserabili le vite dei richiedenti asilo, avrebbe dovuto in primo luogo essere vietato. Dalle parole del Ministro Erdan, è chiaro che il governo stava mentendo all’Alta Corte quando negò che lo scopo di Holot era quello di far sì che i richiedenti asilo lasciassero Israele: Holot deve chiudere immediatamente e invece di una politica di oppressione, di bugie all’Alta Corte, di detenzione e deportazione, il Governo dovrebbe adempiere agli obblighi morali e legali di Israele di proteggere i richiedenti asilo e garantire il loro diritto di vivere in dignità “.
Israele respinse violentemente la proposta.
Fino a ora, a Israele è stato permesso di deportare migranti in paesi terzi solo se questi avessero accettato di auto-deportarsi e non venissero visti come costretti.
Tuttavia, in agosto, l’Alta Corte di Giustizia ha: sia bloccato una politica statale più dura contro i migranti; sia sottinteso che lo Stato possa convincere un paese terzo ad accettare di accogliere i migranti, persino se contro la loro volontà. Ha fatto passare una nuova legge per sfruttare un simile accordo, secondo cui la deportazione dei migranti contro la loro volontà potrebbe diventare legale.
L’Alta Corte distingue tra deportare i migranti in un paese terzo, come il Ruanda, o deportali nel paese di origine dei migranti.
Israele è uno dei firmatari della Convenzione sui rifugiati, che impedisce a esso e agli altri firmatari di deportare i migranti illegali nei loro paesi di origine nel caso dovessero affrontare la persecuzione.
C’è un dibattito in corso sul fatto che i migranti di Israele, il gruppo più numeroso dei quali sono eritrei, siano fuggiti dai loro paesi d’origine a causa della persecuzione o per migliorare il loro status economico.
Deportare in un paese terzo elude questo dibattito legale.
Non è chiaro, tuttavia, se l’Alta Corte appoggerebbe la detenzione indefinita in un carcere regolare come alternativa all’auto-espulsione.
L’Alta Corte ha affermato che uno dei motivi per cui ha dichiarato incostituzionale la vecchia politica statale era perché lo Stato stava cercando di costringere i migranti ad auto-deportarsi allo stesso tempo avrebbe firmato un accordo con un paese terzo in cui i migranti verrebbero mandati solo volontariamente. Tuttavia, non ha spiegato fino a che punto lo Stato potrebbe spingersi a “convincere” i migranti a essere deportati.
Trad. Carmela Ieroianni
Fonte: http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Netanyahu-Time-to-increase-deportation-of-African-migrants-514604