Una controversa legge anti-boicottaggio viene utilizzata per citare in giudizio due cittadine neozelandesi che si sono prese il merito di persuadere la pop star vincitrice del Grammy, Lorde, a cancellare il suo concerto a Tel Aviv.
di Jack Moore, 31 gennaio 2018
Una controversa legge anti-boicottaggio viene utilizzata per citare in giudizio due cittadine neozelandesi che si sono prese il merito di persuadere la pop star vincitrice del Grammy, Lorde, a cancellare il suo concerto a Tel Aviv.
Le due donne, Justine Sachs, ebrea, e Nadia Abu-Shanab, di origine palestinese, l’anno scorso hanno scritto una lettera aperta alla cantante con cui la invitavano a “prendere posizione” contro le politiche di Israele verso i palestinesi.
Le donne invitavano la cantante neozelandese a “unirsi al boicottaggio artistico di Israele” e a cancellare lo spettacolo.
Lorde rispose al post su Twitter, scrivendo: “Preso nota! Ho parlato con molte persone al riguardo e considerato tutte le opzioni. Grazie per avermi istruito, sto imparando continuamente.” Successivamente cancellò il concerto di giugno.
Il gruppo israeliano per i diritti Shurat HaDin ha usato per la prima volta mercoledì la legge anti-boicottaggio del 2011 per presentare una causa contro la coppia presso un tribunale di Gerusalemme. È depositata per conto di tre titolari di biglietti che dovevano partecipare al concerto di Tel Aviv.
Si chiedono “conseguenze effettive per coloro che prendono di mira indiscriminatamente Israele e che chiedono di imporre un boicottaggio ingiusto e illegale contro lo stato ebraico”.
“Devono essere tenute a risarcire i cittadini israeliani per il danno morale ed emotivo e l’umiliazione causata dalle loro azioni discriminatorie”, si aggiunge. In totale, la causa chiede fino a 13.000 dollari di danni.
In risposta, Sachs ha twittato: “Israele è l’unica ‘democrazia’ in Medio Oriente dove neozelandesi sono state denunciate per aver esercitato la loro libertà di espressione … in Nuova Zelanda”.
Non è chiaro come verrà applicata la sentenza dato che sia Sachs che Abu-Shanab vivono in Nuova Zelanda e questa è la prima volta che la legge viene usata nei tribunali. Se il tribunale si pronuncerà a favore del gruppo per i diritti, le imputate probabilmente saranno costrette a risarcire i danni se mai si recassero in Israele. Shurat HaDin spera anche che gli accordi legali tra Israele e Nuova Zelanda aiutino il loro caso.
Lorde è stata accolta da appoggi e critiche dopo la sua cancellazione. Più di un centinaio di personaggi del mondo dello spettacolo hanno firmato una lettera pubblicata sul quotidiano britannico Guardian.
“Scriviamo a sostegno di Lorde, che ha reso pubblica la sua decisione di non esibirsi in Israele”, hanno detto gli artisti nella lettera. “Deploriamo le tattiche di bullismo utilizzate per difendere l’ingiustizia nei confronti dei palestinesi e per sopprimere la libertà di coscienza di un’artista. Sosteniamo il diritto di Lorde a prendere posizione”.
Ma la cantante 21enne è stata criticata questo mese per la sua decisione da un assiduo frequentatore di concerti filoisraeliano. È stata accusata dai media israeliani di “cedere” al movimento di boicottaggio contro Israele.
Israele ha stanziato fino a 32 milioni di dollari per combattere il movimento di boicottaggio, ritenendolo una sfida alla sicurezza nazionale che ha nelle sue radici l’antisemitismo.
La campagna di boicottaggio sostiene l’applicazione di pressioni economiche e politiche nonviolente su Israele per ottenere pari diritti per i palestinesi nel paese e chiede la fine dell’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gerusalemme Est.
Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina