Ronen Bergman descrive in dettaglio in più di 600 pagine “gli assassinii nascosti di Israele”
di Gilles Munier, 20 febbraio 2018
Il Mossad, lo Shin Bet e i servizi speciali dell’esercito israeliano hanno perpetrato più di 3.000 assassinii mirati senza che i leader del cosiddetto Stato ebraico fossero tenuti a renderne conto alla giustizia internazionale. Questo è quanto emerge da “Rise and kill first. The inside history of Israel’s targeted assassinations”, un libro uscito recentemente, scritto dal giornalista israeliano Ronen Bergman che basa le sue “rivelazioni” su un migliaio di interviste – tra cui quelle a sei ex capi del Mossad – e su documenti che gli “si” sono cortesemente fatti consultare.
Rivela che Israele è dietro all’assassinio di diversi scienziati iraniani – cosa che tutti sospettavano – e lascia intendere che il Mossad abbia ucciso Yasser Arafat, ma di non poter dire di più in mancanza del permesso della censura militare. Per il momento.
Ronen Bergman descrive in dettaglio in più di 600 pagine “gli assassinii nascosti di Israele”; c’è di che classificare il Mossad in un elenco di organizzazioni terroristiche, ma non illudiamoci non è per domani. Dovrebbe essere un elenco imparziale.
Per essere a posto con la coscienza, gli assassini israeliani non farebbero che interpretare un insegnamento della Torah che dice: “Se qualcuno viene per ucciderti, alzati prima di lui per ucciderlo!”. Sul piano religioso, la vittima potenziale è considerata dai rabbini sionisti come priva di anima … quindi è “lecito” ucciderla.
Questo tipo di giustificazione tenuta da un religioso musulmano provocherebbe immediatamente – estrapolata o no dal Corano – una tempesta d’islamofobia. Quando si parla di Israele: niente! I commentatori temono di essere accusati di antisemitismo.
Le ultime due operazioni del Mossad conosciute: un attacco a Sidone (Tiro) diretto contro un alto dirigente di Hamas, e il rapimento di uno scienziato iracheno nelle Filippine.
I media libanesi accusano il Mossad di tentato omicidio a Sidone
di Joseph Fitsanakis, 22 gennaio 2018 (IntelNews, traduzione e sintesi di Xaviere Jardez)
Notizie sulla stampa libanese sostengono che è Israele l’autore dell’esplosione dell’auto di un responsabile del gruppo palestinese Hamas, nella città di Sidone nel sud del Libano, una settimana fa. Il responsabile originario di Gaza, Mohamed Abu Hamza Hamdan, ha riportato ferite lievi quando ha parcheggiato la sua auto, il 14 gennaio, nel cortile di casa sua. Immagini scattate da ‘Libano 24’ mostrano del fumo proveniente da una BMW bianca identificata da alcuni giornalisti come quella di Hamdan.
I funzionari libanesi osservano che il veicolo parcheggiato all’interno del cortile del suo domicilio attesta che Hamdan fosse l’obiettivo cercato. Alcuni pensano che gli aggressori avessero in mente il fratello di Hamdan, che rappresenta Hamas in Libano da 30 anni.
Un nuovo articolo apparso su ‘Al Akhbar’ accusa il Mossad di avere orchestrato il tentativo di assassinio. Precisa che la sicurezza libanese ha identificato gli agenti israeliani in questione guidati da Ahmed Battiya, un libanese-olandese reclutato dal Mossad in Olanda che in passato ha partecipato a operazioni simili. Al Akhbar aggiunge che questo individuo ha viaggiato per tutto il Libano per rintracciare i funzionari di Hamas e sorvegliare i loro movimenti. Questo articolo è stato pubblicato poche ore dopo che Nasrallah, leader del gruppo paramilitare di Hezbollah, ha puntato il dito su Israele per questa operazione.
In Israele il governo nega qualsiasi coinvolgimento del Mossad. Il ministro della difesa Avigdor Liberman protesta contro le accuse dei media che incolpano Israele di tutto ciò che accade in Libano e avverte Hamas di “non aprire un nuovo fronte in Libano”. Il ministro dei servizi segreti Ysrael Katz afferma che “se Israele fosse stato coinvolto, non avrebbe provocato solo lievi ferite”.
Il Mossad … nelle Filippine
25 gennaio 2018, Middle East Monitor (traduzione e sintesi di Xaviere Jardez)
Il Mossad ha attirato uno scienziato iracheno nelle Filippine. Lì lo ha rapito e interrogato sui suoi presunti legami con Hamas, secondo quanto riferito a Qods Press da fonti vicine al movimento.
Taha Mohammed al-Juburi, di 64 anni, è stato poi arrestato dalle autorità filippine, ha detto la fonte, dopo essere scomparso per mesi. Più tardi, Qods Press, ha rivelato che il Mossad lo aveva attirato a Manila con l’aiuto di individui e società utilizzate come copertura.
Il Mossad aveva intensificato la sorveglianza di tutti gli scienziati arabi e musulmani. Al-Jabouri è stato nelle mani del Mossad prima che le autorità annunciassero la sua detenzione per “ragioni di visto” secondo il capo della polizia nazionale, il generale Renaldo della Rosa. “È uno straniero in situazione irregolare e deve essere deportato immediatamente”. “Ha ammesso di essere un membro di Hamas” e, come chimico, era incaricato di sviluppare una tecnologia missilistica per consentire al movimento palestinese di lanciare missili dal suo territorio.
Il generale Della Rosa ha dichiarato che Taha Mohamed al-Jabouri sarà deportato in Iraq. Ha aggiunto che questa è la prima volta che il suo paese ha avuto a che fare con un presunto militante di Hamas.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina