“Continuare a dire sui nostri canali e alle nostre radio [che] sono dei ribelli moderati è essere complici del terrorismo, è grave” – Copertina – Ghouta orientale, 25 febbraio 2018 – foto © Bassam Khabieh / Reuters
26 febbraio 2018
Accademico, normalista e specialista di geopolitica, il franco-siriano Bassam Tahhan descrive ciò che i media occidentali chiamano ‘ribelli’: una nebulosa di gruppi armati jihadisti rifugiati nei frutteti di Damasco.
I combattimenti di Ghouta hanno un’aria di déjà vu. Come durante l’assedio di Aleppo nel dicembre 2016, dei ribelli sono qualificati ‘moderati’ dalla stampa occidentale, dei civili sono intrappolati e ci sono accuse ripetute contro il governo di Damasco, chiamato ‘regime’, che bombarderebbe dei civili.
Ma il franco-siriano Bassam Tahhan, ex professore di arabo all’École polytechnique ed ex direttore di seminario di geopolitica all’École de Guerre, fornisce un’analisi diversa. “Continuare a dire sui nostri canali e alle nostre radio [che] sono dei ribelli moderati è essere complici del terrorismo, è grave”, ha deplorato nel programma di RT Francia il 26 febbraio 2018, precisando cosa copra in realtà il termine generico ‘ribelli’, secondo lui.
“[A Ghouta] abbiamo gruppi terroristici confermati come [il Fronte] al-Nusra e il gruppo Tahrir al-Sham, affiliato ad Al-Shah, come risaputo. Ma [inoltre], c’è Jaïch al-Islam, cioè l’Esercito dell’Islam”, elenca, ricordando che questo gruppo di ribelli è stato sospettato nel 2015 – dal controverso Osservatorio siriano dei diritti umani (OSDH), che rappresenta oggi una fonte quasi unica per i media occidentali per descrivere le perdite civili a Ghouta – di aver già utilizzato civili e soldati siriani come scudi umani nella periferia da Damasco. Per l’analista, il termine ‘ribelli moderati’ usato per riferirsi ai combattenti jihadisti è in realtà una ‘notizia falsa’.
Per quanto riguarda il numero di combattenti anti-Damasco nella regione di Ghouta, Bassam Tahhan stima siano circa 10.000, facendo notare che queste popolazioni sono fuggite verso la roccaforte di Ghouta man mano che l’esercito regolare siriano progrediva.
Ricorda inoltre che i civili tenuti in ostaggio dai gruppi islamici non sono liberi di lasciare la zona: “[Alcune fatwa sono state emanate secondo le quali] ogni civile che non appoggia questi ribelli takfiristi […] è colpito da anatema e potrebbe essere obiettivo [dei jihadisti]: si possono ridurre in schiavitù le loro mogli e confiscare i loro beni”.
Evocando la situazione ad Aleppo nel 2016, Bassam Tahhan ricorda: “Ogni volta che ci sono stati corridoi umanitari, i terroristi hanno sparato sui civili”.
Per comprendere meglio, lo specialista di geopolitica ricorre a un paragone con la Francia: “Mettetevi nei panni del governo di Damasco: se a Parigi, in periferia, [per esempio] Gentilly [ci fossero] circa 10 000 terroristi che educatamente vengono chiamati ‘ribelli’.”
Trad. Simonetta Lambertini – Invictapalestina
Fonte: https://francais.rt.com/entretiens/48336-bassam-tahhan-sur-rebelles-ghouta