Secondo un attivista palestinese solo quest’anno sono state cancellate 500 pagine di giornalisti, attivisti e blogger palestinesi.
28 marzo 2018
Facebook ha cancellato l’account dell’agenzia di stampa palestinese Safa, con sede a Gaza, come parte di una politica filoisraeliana per bloccare e cancellare account di utenti considerati attivi nell’ “incitamento”. L’agenzia sarebbe affiliata al partito politico palestinese Hamas, affermazione questa che Safa nega.
L’account di Safa è stato disabilitato sabato insieme agli account di 10 dei suoi editor, dopo le 17:00 ora locale. L’amministratore del social media dell’agenzia, che vuole mantenere segreta la propria identità, ha dichiarato al Jerusalem Post “Siamo rimasti assolutamente sorpresi”. L’agenzia di stampa non ha ricevuto alcun avvertimento o spiegazione.
“Stiamo lavorando per ripristinare l’account perché il 60 % del traffico del sito web passa attraverso Facebook”, ha detto l’amministratore del social media. Un segnale del crescente impegno di Facebook nel limitare o facilitare l’accesso alle informazioni.
Dopo che la pagina è stata cancellata, i giornalisti si sono radunati sabato fuori dal quartier generale di Safa a Gaza per respingere la mossa di Facebook, sostenendo che l’agenzia di stampa ha raggiunto 1,3 milioni di follower che si affidano ad essa per aggiornamenti e notizie.
L’agenzia ha risposto alla misura sollecitando Facebook a soddisfare l’obiettivo dichiarato “di consentire alle persone di esprimere i propri punti di vista in modo che il mondo sia più aperto e pluralistico”.
Gli attivisti hanno lanciato una campagna intitolata “Facebook combatte la Palestina”, che chiede un boicottaggio della società di social media. Secondo loro Facebook ha dimostrato il suo pregiudizio perché, mentre elimina e blocca account palestinesi adducendo il motivo dell’incitamento, non ha fatto lo stesso con account israeliani che chiamano apertamente alla violenza e producono contenuti spregiativi e discriminatori contro i palestinesi.
Secondo un attivista palestinese citato dal quotidiano israeliano Haaretz, dall’inizio del 2018 circa 500 pagine Facebook di attivisti, giornalisti e blogger palestinesi che coprono le notizie nei territori occupati sono state chiuse dalla società di social media.
Commenti chiaramente violenti e di incitamento sul sito del social media in realtà provengono dai funzionari israeliani stessi e un’azione contro di loro non è ancora stata presa dalla compagnia.
La ministra israeliana della Giustizia, Ayelet Shaked, ha elogiato Facebook per le sue politiche di censura nei casi di incitamento, nonostante lei stessa abbia dimostrato di svolgere la stessa pratica.
“Sono tutti nemici combattenti e il loro sangue ricadrà su tutte le loro teste. E questo include anche le madri dei martiri, che spediscono all’inferno con fiori e baci,” ha scritto una volta Shaked sul suo account Facebook.
“Dovrebbero seguire i loro figli, niente sarebbe più giusto. Dovrebbero andare, come dovrebbero sparire le case fisiche in cui hanno allevato i serpenti. Altrimenti altri piccoli serpenti vi saranno allevati”.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina
Fonte: https://www.juancole.com/2018/03/facebook-deletes-followers.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook