Una voce ebraica: conosci davvero la contorta ragione che ha portato il Giro di Italia qui?

Hanno celebrato la nazione, il nazionalismo, che, a loro avviso, è legittimato a livello mondiale dal Giro, nonostante la violazione quotidiana, mortale e prolungata dei diritti umani di milioni di palestinesi.

Rogel Alper 7 maggio 2018

Il mio insegnante e mentore Hanoch Marmari, [che è stato direttore di Haaretz in una fase precedente della sua carriera] lamenta che per 30 anni aveva aspettato il Giro  e poi ha dovuto  subire la mia malalingua.

Mi accusa di purismo. Mi dispiace, Hanoch, che tu abbia vissuto la mia indignazione contro il Giro come una doccia velenosa, ma la verità è che qualcuno ha dovuto farti una doccia, perché partecipi a un evento sportivo progettato per purificare l’immagine di Israele nel mondo. Mi accusi di purismo, ma preferisco ostentare sobrietà.

Ho pensato a te quando ho saputo che il Giro sarebbe arrivato in Israele. Hai il diritto di divertirti. Ma non illuderti. Tu, insieme a molti altri israeliani sani di mente, hai scelto di vedere nel Giro una specie di dimostrazione di normalità e amore per uno sport meraviglioso. Non illuderti. Queste sono le parole di Sylvan Adams, il miliardario che ha portato il Giro in Israele:

la partenza  del Giro da Gerusalemme simboleggia la chiusura di un cerchio iniziato duemila anni fa quando i Romani distrussero il Tempio ed esiliarono gli ebrei dalla Terra di Israele. E alla fine si chiuderà quando la corsa finirà a Roma. A Roma, e non a Milano come al solito, a simboleggiare la sovranità nazionale ebraica.

Il suo punto di vista dichiarato è semplice e chiaro. Per lui il Giro non è solo uno sport, non è  solo una corsa in bicicletta. Il Giro è  politica. Politica nazionalistica. Sì, anche qui il disgustoso nazionalismo israeliano mette il suo naso, anche il Giro è contaminato.

Nell’Israele nazionalista non può esserci una semplice gara ciclistica. O serve al nascente nazionalismo israeliano o semplicemente non lo sarà. Il puro sport che non contribuisce al nazionalismo, a  Israele non interessa. Adams vede il Giro come una vittoria decisiva sul BDS. Sembra che il commento di @ Yedioth Ahronoth esprima i sentimenti e i sentimenti di molti ebrei in Israele. “Siamo sulla mappa”, urla il titolo.

 

Il Giro mostra che la coscienza collettiva israeliana rifiuta di comprendere che Israele esiste. Per quella coscienza Israele viene fondato perpetuamente. Continua a nascere, ogni giorno di nuovo. Sarai d’accordo con me che questo è folle?

Riferirsi al Giro trasmesso in tutto il mondo come prova o dimostrazione che Israele esiste, come una sorta di pacca globale sulla schiena israeliana, è completamente distorto.

 

Adams ha valutato specificamente un miliardo di telespettatori in tutto il mondo. Ha venduto il Giro come un’opportunità d’oro per i ministri del governo per commercializzare il meraviglioso Israele nel mondo. Beit Yanai Beach invece di Yizhar. Ma questa è una bugia. Al momento non esiste un bellissimo Israele. Israele è avvelenato. E tu mi chiami ancora maligno?

L’implacabile febbre nazionalista, la ripetuta dichiarazione di “siamo sulla mappa”, ha bisogno di alimentarsi. Il Giro alimenta  questo tipo di materiale incendiario. Un’occasione per crogiolarsi nell’orgoglio nazionale grazie alla prestigiosa gara che si svolge qui.

Non per amore dello sport e della pedalata, ma per amore dell’onore nazionale di Israele. Un amore per il lusso. Proprio come i migliori politici israeliani, Benjamin Netanyahu e Yair Lapid, sono dipendenti dal prestigio personale.

Il Giro è stato motivo di soddisfazione per gli israeliani che stanno vivendo la menzogna della normalità, che mentono a se stessi, che desiderano che il mondo sia interessato a Israele come un paese senza Apartheid, senza occupazione, senza razzismo e senza graduale ma persistente processo di restringimento della sfera democratica.

Questa è ciò che l’evento sportivo  dovrebbe concedere a Israele. Questo è lo scopo per averlo  portato in Israele. Pertanto, il governo lo ha organizzato logisticamente e ha investito decine di milioni di shekel. Per pubblicità. Per l’immagine. Sarebbe ingenuo, al culmine dell’ingenuità, dire che il Giro è solo una bella gara ciclistica, quando i motivi per portarlo in Israele sono così trasparenti e schietti. Il Giro è il rifugio dei patrioti. È triste. Anche per me. Ma così  è nel discorso israeliano.

Quando si tratta di ciclismo, sono totalmente ignorante. Mi sono fermato sulla veranda con mia figlia, mia sorella e gli amici e ho guardato i ciclisti che ci passavano accanto su Ibn-Gvirol Street. Ci sono voluti circa sette secondi.  Erano eccitanti, quei sette secondi? Erano frettolosi. ma  c’erano persone per strada, gente che sventolava piccole bandiere israeliane o erano  avvolte in grandi bandiere israeliane. Devi capire, sobriamente, esattamente ciò che stavano celebrando. Non il Giro, non l’andare in bicicletta come uno sport. A differenza di te, non hanno aspettato il Giro per 30 anni, da 30 giorni o anche da 30 ore. Massimo 30 minuti. Hanno celebrato la nazione, il nazionalismo, che, a loro avviso, è legittimato a livello mondiale dal Giro, nonostante la violazione quotidiana, mortale e prolungata dei diritti umani di milioni di palestinesi.

Non mi piace questa festa. È velenosa.

trad. dall’inglese: Invictapalestina.org

Tradotto da Yoni Molad per il Middle East News Service a cura di Sol Salbe, Melbourne, Australia. Originale ebraico: https://www.haaretz.co.il/digital/.premium-1.6060831

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam