L’assedio dimenticato di Gaza, silenzi omertosi

Nazioni Unite: entro il 2020 la Striscia di Gaza potrebbe diventare “inabitabile”. Sull’assedio israeliano di Gaza un silenzio da omertà mafiosa.

  • La Siria si impone su tutte le altre disperazioni attorno. Purtroppo solo nelle superficiali attenzioni giornalistiche.
  • Lo Yemen, massacro saudita nascosto per convenienza petrolifera occidentale.
  • Sull’assedio israeliano di Gaza interessi internazionali ancora più forti seppelliscono persino l’attenzione.
  • Da Alberto Negri, alcuni importanti spunti.

Di rem 28 febbraio 2018

L’assedio dimenticato di Gaza

Gaza, l’assedio più lungo della storia contemporanea, precisa Alberto Negri, giornalista di acute attenzioni. Un silenzio che noi definiamo di omertà mafiosa. Come altro definire la ‘Cupola’ che ha deciso di strangolare la Striscia?
«Non sono più soltanto gli israeliani o le perenni diatribe tra Hamas e Fatah ma ora anche l’America di Donald Trump che dopo la dichiarazione di Gerusalemme capitale dello stato ebraico ha deciso anche di congelare gli aiuti ai palestinesi. Gli Stati Uniti infatti non forniranno 45 milioni di dollari di aiuti alimentari ai palestinesi che Washington aveva promesso».
Alberto Negli di buona memoria, e pochi altri. L’assedio che dura più a lungo. Dal 1991, incattivito nel 2007: Gaza definita dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, “una prigione a cielo aperto”. Situazione catastrofica denuncia l’ex ministro degli Esteri bulgaro Nikolay Mladenov, riferendo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Nell’enclave palestinese l’acqua potabile scarseggia, gli ospedali sono stati chiusi e “i medici hanno smesso di operare”.

La ricostruzione secondo Israele

«Vorremmo che le teste dei palestinesi restassero sull’acqua». La popolazione di Gaza appesa tra la vita e la morte. La frase è di Liberman, ministro israeliano della guerra, destra ebraica senza se e senza ma, sintetizzando la politica israeliana nei confronti degli abitanti della Striscia di Gaza.
Israele paese occupante che impone un embargo mortale sulla Striscia di Gaza. Popolazione di Gaza in condizioni catastrofiche, ed immagine di Israele, omertà a parte, che non ne guadagna. E Israele prova a raccontare al mondo che ha a cuore il futuro della popolazione ‘gazawi’ attraverso alcuni progetti finanziati a livello mondiale.
Il piano che Israele vuole presentare alla conferenza dei Paesi donatori prevede la costruzione di stazioni di desalinizzazione dell’acqua, di centrali elettriche, di linee di distribuzione del gas, senza tuttavia aprire i check-point e lasciar entrare o uscire le merci. Assedio che rimane, assieme all’embargo. E poi -osservazione quasi banale- com’è possibile applicare questo piano senza l’approvazione di Hamas, la prima forza all’interno della Striscia?

I numeri di un disastro

Dati del bulgaro Mladenov: tasso di disoccupazione al 47 per cento, 60 tra i giovani. Reddito medio che supera a stento i mille dollari; una popolazione di due milioni; 1milione e 900mila in stato precario o di emergenza. Ora, con Trump, gli Stati Uniti non forniranno 45 milioni di dollari di aiuti alimentari che Washington aveva promesso in risposta all’appello dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. L’Agenzia dell’Onu si occupa non solo del soccorso alimentare e sanitario ma anche delle scuole, e con l’educazione per sperare di sottrarre le nuove generazioni alla radicalizzazione. Da Gaza non entrano merci e rifornimenti e non escono persone.
«Ci vogliono quasi tre mesi perché le autorità israeliane concedano un permesso di uscita e ormai sono poche migliaia l’anno. Ecco perché Gaza è una prigione da cui non si esce: non ci sarà mai nessun “corridoio umanitario”», ricorda ancora Alberto Negri.

Mille morti, finora

I dodici anni di assedio israeliano alla Striscia di Gaza hanno provocato più di 1000 morti, denuncia Ahmad al-Kurd, coordinatore di alcune organizzazioni umanitarie. 450 di quei morti, a causa del collasso del sistema sanitario a Gaza. Senza contare le vittime delle tre guerre. L’ultima, nel 2014, secondo le Nazioni Unite 73 morti tra gli israeliani (68 erano soldati) e 2.251 tra i palestinesi, dei quali 1.462 erano civili, 11 mila feriti e 10mila case completamente distrutte.
Emergenza sanitaria. Il 40 per cento dei farmaci essenziali è esaurito e un altro 10 per cento finirà nelle prossime settimane. Elettricità, per poche ore al giorno per la morosità della amministrazione di Ramallah con Israele. Acqua idem, poche ore al giorno e non tutti i giorni. Quella potabile solo tre-quattro volte la settimana. E siccome le uniche esportazioni sono quelle agricole, sempre più magre, la maggior parte dei palestinesi dipende dai salari pubblici erogati da Hamas o dal governo della Cisgiordania, ma gli stipendi, quando arrivano, hanno ormai subito da anni tagli del 50 per cento.

Cronache dall’inferno inabitabile

Nazioni Unite: entro il 2020 la Striscia di Gaza potrebbe diventare “inabitabile”. «In questi 360 km quadrati -scrive Patrizia Cecconi su Nena News- si impara a vivere il precario come definitivo; si impara che si può ridere anche se a due chilometri c’è appena stata un’esplosione; s’impara che pur non avendo più speranza nel futuro si lavora come se il futuro fosse da conquistare e si cerca di prepararlo per i propri figli». Nell’attesa del 2020 della catastrofe finale, l’inferno di oggi, ancora da Alberto Negri.

«Stavolta, scriveva qualche tempo fa Gideon Levy su Haaretz, Israele non ha la scusa della guerra e dell’espansione degli arabi. Anche l’eccesso di giustificazioni relative alla sicurezza non convince più nessuno, se si escludono gli israeliani che si scagliano contro Gaza. Sono loro gli unici a non aver alcun problema per il fatto che esista una gabbia per esseri umani al confine con il loro paese. E da due decenni non si trova mai la chiave di questa gabbia».

 

 

Fonte: https://www.remocontro.it/2018/02/28/lassedio-dimenticato-gaza-silenzi-omertosi/

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