Ahed Tamimi e Dareen Tatour sono due ragazze palestinesi ugualmente eroiche, ed entrambe hanno un messaggio importante per il mondo. Ma una di queste due voci non ottiene l’attenzione che merita.
di Nadine Sayegh 2 agosto 2018
Sabato scorso, con grande gioia degli abitanti del loro villaggio e della comunità internazionale, la giovane eroina palestinese Ahed Tamimi e sua madre Nariman Tamimi sono state rilasciate da una prigione israeliana. Ahed Tamimi ha scontato una condanna di 8 mesi per aver schiaffeggiato un soldato occupante, un episodio che su internet è diventato virale. Al suo rilascio, la giovane donna ha approfittato dell’attenzione che il suo caso ha suscitato nei media internazionali per mettere in luce l’ingiustizia dell’apartheid israeliano e la vergogna dei bambini palestinesi ingiustamente imprigionati e condannati da quella che viene definita come “l’unica democrazia del Medio Oriente”.
Ma come Ahed ripete spesso, lei non è l’unica vittima dei criminali israeliani.
In una recente intervista,ha affermato: “Hanno paura della verità. Se non avessero torto, non avrebbero paura della verità. La verità li spaventa. Io sono riuscita a trasmettere questa verità al mondo. E, naturalmente, hanno paura di quanto sono riuscita a fare. Hanno sempre paura della verità, essi sono l’occupante e noi siamo sotto occupazione “.
Tuttavia, nonostante i suoi messaggi, l’interesse dei media occidentali rimane fortemente focalizzato sulla giovane ragazza dalla pelle chiara e dagli occhi azzurri, probabilmente perché è una figura con cui identificarsi più facilmente. rispetto all’altra figura eroica, Dareen Tatour, la donna di 36 anni che indossa il velo.
Eppure Tatour e Tamimi sono entrambe, e a pieno titolo, eroine femministe palestinesi.
E davvero, come afferma Tamimi, la verità spaventa il governo israeliano, a tal punto che applica selettivamente la sua democrazia anche ai suoi stessi cittadini. La libertà selettiva della democrazia israeliana è personificata da Tatour, una poetessa palestinese con cittadinanza israeliana che è stata condannata per “incitamento alla violenza” a causa di una sua poesia.
Pubblicata su Facebook nel 2015 e intitolata “Resisti, Popolo mio, Resisti”, la poesia è stata considerata “motivo” per una punizione legale. La sua condanna a 5 mesi di carcere, avvenuta ieri, arriva dopo un arresto domiciliare di quasi tre anni.
I pubblici ministeri hanno riferito in modo farsesco che con quel post su Facebook Tatour sosteneva l’appello della Jihad islamica per una nuova rivolta – e che quindi la sua poesia deve essere interpretata come incitamento al terrorismo.
Al fine di comprendere appieno la portata dello squilibrio nell’applicazione della giustizia, gli esperti confrontano la sua condanna a 5 mesi con quella del soldato israeliano Elor Azaria, condannato a soli 9 mesi per l’uccisione di Abdel Fattah al Sharif: la giustizia selettiva parla da sola.
Ciò non solo viola la sua libertà di espressione, alla quale, come qualsiasi cittadino israeliano, dovrebbe avere diritto, ma anche la sua libertà di movimento, come dimostra l’ingiustificato periodo di detenzione prolungata..
Forse che il distaccato interesse per Tatour da parte sia di coloro che guidano il “femminismo bianco”, sia della narrativa dominante dei media occidentali, può essere riconducibile all’immagine meno attraente di una femminista con il velo?
La domanda è valida: perché non sentiamo parlare più del suo caso?
Lei, come molte altre donne velate, è contraria alla popolarità, ma è comunque degna della stessa attenzione mediatica riservata alle donne Tamimi.
Coraggiosamente Tatour inquadra la sua opera letteraria in una dimensione politica in cui giustappone gli orrori personali con i loro equivalenti politici. È una sopravvissuta allo stupro, in cui il suo stupratore, sostiene, ha svolto un ruolo nella sua carcerazione.
Attraverso il suo lavoro sfida sia il suo stupratore, sia l’ingiusto sistema giudiziario israeliano.
“Lo stupro personale e lo stupro politico che ho vissuto, sono stati entrambi commessi dall’autorità maschile. Sono detenuta solo perché ho osato dire no all’occupazione e no allo stupro. Lo stupro è come l’occupazione e viceversa, e poiché sono una donna che ha dichiarato a voce alta l’identità di entrambi i miei stupratori e li ho confrontati attraverso le mie poesie, hanno cercato di imprigionare la mia voce. Pensavano che potessero spaventarmi, ma la mia voce è più forte “, dice in un’intervista intima – una delle poche che trattano della sua situazione.
Tatour cerca di svolgere un ruolo attivo nella sfera politica, in particolare sottolineando la difficile situazione delle donne. Aggiunge, “Il mio ruolo nella società è cambiato profondamente. Il processo mi ha fatto riconoscere come una poetessa che con le sue parole sfida il regime israeliano, le convenzioni sociali e l’ordine maschile. Sono contenta che la mia situazione e il mio processo abbiano influenzato le donne, specialmente donne poetesse, creative e artiste. Molti artisti di tutto il mondo hanno seguito il mio caso e hanno utilizzato il mio processo come ispirazione per la loro espressione artistica “.
È evidente che Israele non solo viola spesso i diritti dei bambini come ricordato da Tamimi, ma anche delle donne e in un senso molto ampio. Cercano di bloccare le persone che si dimostrano piene di forza , quelle abbastanza coraggiose da usare il proprio corpo come prova fisica dell’ingiustizia.
Sia Tamimi che Tartour cercano di evidenziare un messaggio vitale: Israele deve essere responsabile della sua occupazione.
Con voci ugualmente forti e che esprimono lo stesso messaggio, è cruciale che nell’arena globale a queste donne sia dato uguale peso.
L’aspetto fisico delle donne, ancora una volta, non deve essere il perno su cui i media internazionali devono puntare l’attenzione.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù”
invictapalestina.org
Fonte: https://www.trtworld.com/opinion/why-doesn-t-dareen-tatour-get-the-same-attention-as-ahed-tamimi–19304?utm_medium=Organic&utm_source=Facebook