L’egemonia ashkenazita in Israele ha perso terreno a causa dell’immigrazione degli ebrei orientali o sefarditi e al boom demografico degli ultraortodossi.
Copertina: quartiere ultraortodosso a Gerusalemme AFP / GETTY
di Juan Carlos Sanz – 3 giugno 2018
I cambiamenti demografici avvenuti a seguito delle diverse ondate migratorie verso la Terra Santa hanno segnato per oltre un secolo la deriva politica di Israele. L’egemonia fondatrice degli Ashkenaziti, gli ebrei dell’Europa orientale che hanno fondato lo stato ebraico e costituiscono tuttora l’élite sociale, ha perso terreno davanti all’ondata di immigrati mizrajiti (orientali) provenienti dai Paesi arabi e levantini.
La scrittrice Iris Leal (Ashdot Yaakov, 1959), i cui antenati sono sefarditi originari del Marocco, ricorda che “il Mapai, il predecessore del partito laburista, aveva indicato i Mizrahi come cittadini di seconda classe” in Israele. Professoressa di letteratura presso la Scuola di Belle Arti Bezalel di Gerusalemme, Leal ritiene che la rivoluzione del 1977 – la vittoria elettorale della destra dopo le polemiche sulla guerra del Kippur (1973) che mise in discussione la supremazia militare israeliana – è culminata nove anni dopo con l’arrivo al potere di Benjamin Netanyahu, che ha vinto le elezioni per tre volte consecutive.
“Provenendo dall’aristocrazia Ashkenazi, Bibi [soprannome del primo ministro] si sintonizza meglio di chiunque altro con i conservatori Mizrahi. I nipoti di quegli immigrati impoveriti si sono vendicati per l’umiliazione subita dai loro nonni, che erano segregati nelle città del sud del Paese e destinati ai peggiori posti di lavoro “afferma Iris Leal.
L’ascesa parlamentare dei partiti ultra-religiosi ha anche contribuito alla svolta politica di Israele. Segue alla crescita esponenziale delle loro comunità, con una media di mezza dozzina di bambini per famiglia. Attualmente, gli Haredim o Ultraortodossi rappresentano l’11% della popolazione, anche se alcune proiezioni suggeriscono che il loro peso demografico potrebbe triplicare in tre decenni. “, dice Iris Leal.
“Sono partiti senza ideologia che agiscono solo in difesa dei loro interessi di casta. Le principali forze politiche li comprano senza problemi” dice l’ex deputata laburista Yael Dayan, ” inoltre non si preoccupano di cosa accade nella Striscia di Gaza perché i loro figli non vanno a combattere, essendo esenti dal servizio militare”. Anche tra i movimenti religiosi c’è una separazione per origine: l’Unione della Torah e il Gruppo Ebraico raggruppano gli Ashkenazim, mentre gli Shas ricevono il voto degli Haredim orientali o sefarditi.
Israele ha chiuso gli occhi sulla sua complessità etnica. E anche sul suo passato. “Ha ignorato la storia a suo piacimento”, afferma lo storico Meir Margalit
L’immigrazione di oltre un milione di ebrei dall’ex Unione Sovietica negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso ha finito per far decantare la tendenza conservatrice dello Stato ebraico. Inquadrati nel Likud di Netanyahu, e soprattutto in “Israele la Nostra Casa”, un gruppo estremista guidato da Avigdor Lieberman, costituiscono una destra laica caratterizzata dall’anti-comunismo. Presente in ambito sanitario, televisivo o bancario, il russo è diventato una terza lingua informale insieme all’ebraico e all’arabo.
Sul gradino più basso – paria della società israeliana che cercano di riscattarsi nell’esercito e nelle forze di sicurezza – ci sono i Falasha, membri della perduta tribù ebraica africana trasferiti dall’Etiopia 30 anni fa con un ponte aereo. L’evidente discriminazione sociale che hanno sofferto ha scatenato un’ondata di proteste nel 2015.
Israele ha chiuso gli occhi sulla sua complessità etnica. E anche sul suo passato. “Ha ignorato la storia a suo piacimento”, afferma lo storico Meir Margalit, autore di una tesi di dottorato sull’ immigrazione ebraica nella Palestina del mandato britannico (1922-1948).
“La narrativa egemonica secondo la quale gli Arabi non sono stati espulsi 70 anni fa, ma se ne sono andati volontariamente, ha retto fino a 20 anni fa, quando autori come Avi Shlaim, Benny Morris e, con un approccio più radicale, Ilan Pappe, l’ hanno smontata dopo aver avuto accesso a documenti declassificati che hanno confermato l’espulsione forzata della popolazione palestinese “.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù”
Invictapalestina.org
Fonte: https://elpais.com/internacional/2018/06/01/actualidad/1527872374_894106.html?rel=mas