Giustificando l’appropriazione di terra, Israele dice che gli è “permesso di ignorare il diritto internazionale” ovunque voglia

Il governo israeliano ha recentemente dichiarato che si può “legiferare in qualsiasi parte del mondo”, avere “il diritto di violare la sovranità di paesi stranieri” e che “è consentito ignorare le direttive del diritto internazionale in qualsiasi campo si desideri”. Questo è stato scritto in una lettera di risposta ufficiale alla Corte Suprema il mese scorso. FOTO – Harel Arnon

Jonathan Ofir, 18 settembre 2018

Jonthan Ofir

A prima vista, si tratta di affermazioni audaci. Ma è davvero così terribile? Direi che è anche peggio. Il retroterra di queste affermazioni è una nuova legge dello scorso anno che legalizza il vero e proprio furto della terra palestinese.

Diverse organizzazioni palestinesi per i diritti umani hanno contestato la legge in tribunale. I querelanti sono Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe, il Centro per i diritti umani di Gerusalemme e centro per i diritti umani (JLAC), e il Centro Al Mezan per i diritti umani (Gaza) per conto di 17 autorità palestinesi locali in Cisgiordania. Il governo israeliano era rappresentato da un procuratore privato, Harel Arnon, perché il procuratore generale Avichai Mandelblit si era rifiutato di difendere la legge in tribunale, in quanto la riteneva illegale per il diritto internazionale già quando era stata approvata la prima volta.

La legge sulla regolarizzazione degli insediamenti è stata approvata nel febbraio dello scorso anno, al fine di legalizzare retroattivamente migliaia di case di coloni e strutture costruite su terra privata palestinese, per scongiurare la possibilità che la Corte Suprema potesse un giorno sanzionarne la rimozione. Prima che la legge fosse approvata, la legge israeliana considerava ancora tali strutture illegali anche se, in base al diritto internazionale, assolutamente tutti gli insediamenti sono una flagrante violazione del diritto internazionale, siano essi situati su terreni privati o meno.

Non soltanto Haaretz ha definito la legge una “legge sul furto”, ma anche membri di lunga data del Likud come il legislatore Benny Begin; l’ex ministro del Likud Dan Meridor l’ha definita “malvagia e pericolosa”; persino il primo ministro Netanyahu ha avvertito che il suo passaggio potrebbe finire per portare funzionari israeliani davanti alla Corte penale internazionale dell’Aia; il rifiuto dato dal procuratore generale Avichai Mandelblit di difendere la legge in tribunale è stato accolto dalla rassicurazione del ministro della Giustizia Ayelet Shaked che lo Stato avrebbe potuto semplicemente prendere un procuratore privato (cosa che ha fatto). La questione controversa non era solo il furto in sé – ma l’applicazione della legge israeliana emanata direttamente dalla Knesset (piuttosto che dall’autorità di occupazione militare), che è stata vista come un precedente che porta ad un’annessione di fatto. Come ha scritto Dan Meridor nel suo articolo su Haaretz poco prima del voto finale sulla legge:

 

La Knesset non ha mai adottato una legislazione che disciplina proprietà degli arabi in Giudea e Samaria. La Knesset è stata eletta da israeliani e legifera per loro. Gli arabi di Giudea e Samaria non hanno votato per la Knesset, che non ha l’autorità di legiferare per loro. Questi sono i principi fondamentali di democrazia e legge israeliana. Di norma, i rappresentanti eletti legiferano per i loro elettori e per quelli all’interno della loro giurisdizione, non per altri. Nessun governo in Israele ha mai applicato la sua sovranità alla Cisgiordania – non gli ex primi ministri del Likud Menachem Begin o Yitzhak Shamir. Hanno capito l’ovvio: se vuoi approvare una legge per la Cisgiordania, devi estendere la tua sovranità e consentire ai residenti della Giudea e della Samaria il diritto di diventare cittadini e votare alle elezioni della Knesset. E il significato è chiaro.”

 

Vorrei aggiungere qui una nota critica circa l’affermazione principale di Meridor – che in realtà è errata per quanto riguarda la Cisgiordania, in quanto Gerusalemme Est è per il diritto internazionale una parte della Cisgiordania e Israele ha applicato la sua sovranità unilateralmente su di essa (de facto dal 1967, e con una quasi costituzionale legge di base nel 1980, in spregio del diritto internazionale e delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite). Il fatto che Meridor semplicemente consideri Gerusalemme Est una parte di Israele, e vada poi ad ammonire Israele di fare praticamente lo stesso (annessione de facto) per quanto riguarda il resto della Cisgiordania, dimostra soltanto che questo è un caso del cieco che guida un cieco.

Ma torniamo alla recente normativa sulla “legge sul furto” dello scorso anno: la pressione perchè Israele dia legittimità ai propri crimini è diventata troppo forte per opporsi anche al diritto. L’incombente “pericolo” di cui parlava Meridor, di decretare l’annessione di fatto e forse il dovere estendere ai palestinesi il diritto di diventare cittadini, è stata superata dall’avidità per la terra. La famosa equazione di Israele del “massimo di ebrei, massimo territorio, minimo di palestinesi” è arrivata questa volta nel senso che Israele avrebbe rischiato di promulgare una legge statale in un’area in cui gli ebrei non erano ancora in maggioranza, nella speranza che questo li avrebbe aiutati a diventarla. Così la legge è stata approvata con 60 a 52, e l’annessione di terra è stata resa legale dalla Knesset israeliana. Si è stimato che la legge avrebbe legalizzato retroattivamente circa 4.000 case di coloni.

Nel recente procedimento giudiziario, i querelanti hanno contestato la legge evidenziando l’evidente illegalità:

“Adalah e altri firmatari hanno argomentato che alla Knesset non è permesso emanare e imporre leggi sul territorio occupato dallo Stato di Israele. Pertanto, la Knesset non può emanare leggi che annettano la Cisgiordania o che violino i diritti dei residenti palestinesi della Cisgiordania “.

Lo Stato di Israele, nella recente lettera di risposta alla corte (depositata il 7 agosto), ha affermato in sua difesa che:

[1] “La Knesset non ha limiti che impediscono di legiferare in modo extraterritoriale in qualsiasi parte del mondo, compresa l’area (Giudea e Samaria)”.

Dopo aver fatto questa affermazione, il governo israeliano continua a respingere le rivendicazioni dei querelanti di non poter legiferare lì e va oltre, suggerendo di non essere affatto soggetto alle direttive del diritto internazionale:

[4] ‘... Sebbene la Knesset possa legiferare (riguardo) qualsiasi luogo nel mondo, sebbene abbia il diritto di violare la sovranità dei paesi stranieri attraverso una legislazione che si applicherebbe a eventi che si verificano nei loro territori […], sebbene sia nei limiti dell’autorità del governo di Israele di annettere qualsiasi territorio […], sebbene la Knesset possa ignorare le direttive del diritto internazionale in qualsiasi settore […] le sia gradito, nonostante tutto ciò, i querelanti cercano di definire una “norma” con la quale appunto in Giudea e Samaria alla Knesset sia proibito legiferare qualsiasi cosa, e che proprio lì, e in nessun’altra parte del mondo, sia soggetta alle direttive del diritto internazionale”.

Gli avvocati di Adalah, Suhad Bishara e Myssana Morany, erano increduli:

“La risposta estremista del governo israeliano non ha confronti in nessuna parte del mondo. È in grave violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite che obbliga gli Stati membri ad astenersi dal minacciare o dall’utilizzare la forza contro l’integrità territoriale di altri stati, compresi territori occupati. La posizione estremista del governo israeliano è, infatti, una dichiarazione della sua intenzione di procedere con l’annessione della Cisgiordania “.

Adalah ha pubblicato al riguardo e fornito alcune citazioni da quanto sopra. Si potrebbe pensare che tali proclami da parte del governo israeliano avrebbero veramente interessato l’informazione mainstream, eppure sembra che siano rimasti relativamente inosservati.

Molti dei miei contatti hanno risposto a questa notizia, così poco riportata, con un certo scetticismo – può davvero essere che Israele affermi apertamente di essere al di sopra del diritto internazionale?

In effetti, come ho ricordato sopra, non è proprio un segreto che Israele ora stia agendo in spregiudicato disprezzo del diritto internazionale. Le sue più alte autorità legali ne sono completamente consapevoli. Ma quello che occorre anche vedere è che fa questo da tanto tempo, infatti è dal suo inizio che lo fa. Come avevo accennato al momento del passaggio della legge sulla Regolarizzazione, legalizzare il furto di terra palestinese è stata la politica israeliana fin dal primo giorno. Il procuratore Harel Arnon ha usato questo concetto come precedente in difesa della recente legge, notando (in pt. 4):

“L’onorevole corte non ha mai oltrepassato una critica legale sulla legislazione centrale della Knesset anche nei casi in cui contraddiceva, se si segue il metodo dei querelanti, le direttive del diritto internazionale in casi che erano più chiari (l’emanazione della legislazione israeliana nelle alture del Golan e Gerusalemme Est) “…

Questo è un punto molto valido. Le annessioni unilaterali di Israele del Golan siriano e Gerusalemme Est sono violazioni dirette del diritto internazionale e sono condannate molto chiaramente nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Se il tribunale israeliano ha approvato allora, perché non dovrebbe approvare ora?

Il procuratore Arnon ha usato una citazione della Corte Suprema di un caso precedente (punto 12), in cui la corte ha affermato che “la semplice emanazione di una occasionale norma israeliana su un luogo anonimo fuori dal paese, non necessariamente rende quel luogo anonimo una parte di Israele”. Questo riguardava la Cisgiordania, dove Israele in effetti applica la legge israeliana sui coloni, anche in luoghi di cui non ha annesso il territorio.

Vedete, questo fa parte del fondamento con cui Arnon sostiene che “Israele può legiferare in qualsiasi parte del mondo”. L’essenza è “se si poteva farlo prima, perché non possiamo farlo ora”?

Questo punto dovrebbe essere preso molto sul serio. La Corte suprema israeliana è stata spesso percepita come uno strumento dell’occupazione israeliana. Pertanto, anche in casi molto chiari come il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia (ICJ) del 2004 sulla “barriera di sicurezza” di Israele, in cui l’ICJ la riteneva del tutto illegale (perché era in gran parte costruita su territorio palestinese, non israeliano), la Corte suprema è riuscita ancora a prendere un’altra strada e sostenere che il diritto internazionale non si applica a Israele in questo modo. La Corte Suprema è ripetutamente riuscita a evitare e deviare queste questioni più importanti e a consentire la continua annessione da parte di Israele. Questo è un problema attuale e in corso. Israele si prepara a demolire il villaggio palestinese in Cisgiordania di Khan al Ahmar, con approvazione e autorizzazione della Corte Suprema. B’Tselem:

“Giovedì 24 maggio 2018, tre giudici della Corte Suprema israeliana – Noam Sohlberg, Anat Baron e Yael Willner – hanno stabilito che lo stato può demolire le case della comunità di Khan al-Ahmar, trasferire gli abitanti dalle loro case e delocalizzarli. Questa sentenza rimuove l’ultimo ostacolo sulla strada di Israele nella questione, togliendo l’impedimento che finora era servito a differire il trasferimento della comunità, un crimine di guerra secondo il diritto internazionale”;

 

“La Corte Suprema israeliana al servizio dell’occupazione: Nella loro sentenza, i giudici Amit, Meltzer e Baron hanno descritto un mondo immaginario con un sistema di pianificazione egualitario che tiene conto dei bisogni dei palestinesi, come se qui non ci fosse mai stata un’occupazione. La realtà è diametralmente opposta a questa fantasia: i palestinesi non possono costruire legalmente e sono esclusi dai meccanismi decisionali che determinano come saranno le loro vite. I sistemi di pianificazione sono destinati esclusivamente a beneficio dei coloni. Questa sentenza dimostra ancora una volta che coloro che sono sotto occupazione non possono cercare giustizia nei tribunali degli occupanti. Se la demolizione della comunità di Khan al-Ahmar andrà avanti, i giudici della Corte Suprema saranno tra coloro che si assumeranno la responsabilità di questo crimine di guerra”(lo sottolineo).

Il procuratore Arnon ha sollevato il caso Adolf Eichmann nella lettera di risposta:

“La Corte ha ulteriormente applicato questa dottrina nel famoso caso Eichmann (1962), che riguardava la legislazione penale ex post facto: “Qui [c’è un conflitto tra le disposizioni del diritto interno e una norma del diritto internazionale], è obbligo del giudice dare la preferenza all’applicazione delle leggi della legislatura locale”.

È astuto portare l’Olocausto in Israele. C’è spesso un punto particolarmente delicato al riguardo, e ciò può avere una ricaduta nel sciogliere “pedanti” limitazioni di un diritto consuetudinario. Eichmann fu infatti rapito dal Mossad in Argentina nel 1960. Fu condannato a morte in Israele e impiccato nel 1962. Si tratta di attività di spionaggio extraterritoriale e di emanazione extraterritoriale della giurisdizione. Poiché coinvolgeva l’Olocausto, pochi avrebbero osato sfidarlo. Questo è in linea con l’affermazione di Golda Meir secondo cui “dopo l’Olocausto, agli ebrei è permesso fare qualsiasi cosa”.

E così il procuratore privato israeliano Harel Arnon sta essenzialmente dicendo: se lo abbiamo potuto fare con Eichmann, perché non possiamo farlo in Cisgiordania?

Arnon non sta direttamente sottintendendo che i palestinesi sono nazisti, anche se tali paragoni si manifestano occasionalmente nelle opinioni dei maggiori esperti in Israele, come quelle di Yoaz Hendel, ex direttore delle comunicazioni e della diplomazia pubblica per il primo ministro Netanyahu.

Tutto questo può portare a spiegare il relativo silenzio mediatico che c’è stato sui proclami fatti in questa lettera. Il mondo sa di avere permesso a Israele di cavarsela con così tanti crimini, e l’Occidente sa di aver fatto la sua parte con la propria colpa dell’Olocausto. Questo lo ha reso debole e ridotto la sua volontà di portare Israele a rispondere delle sue violazioni. E forse le persone sentono che non dovrebbero gettare pietre contro una casa di vetro. Ma occorre vedere cosa sta succedendo – Israele sta legalizzando apertamente il furto. I proclami sfacciati che affermano che il diritto internazionale non si applica a Israele avrebbero dovuto scioccare, ma purtroppo non è successo. Perché sappiamo che da lungo tempo ormai è stata questa la politica. E poiché la reazione è stata debole, Israele, come un moccioso viziato, ha imparato che può farla franca e che può diventare sempre più detestabile senza pagare alcun prezzo.

In effetti, c’è da chiedersi: chi fermerà lo Stato ebraico? Dopotutto, il diritto internazionale non ha i meccanismi automatici di applicazione come una legge nazionale, e gli organismi internazionali che dovevano ritenere Israele responsabile del diritto internazionale, finora hanno fallito alla grande, almeno per quanto riguarda i palestinesi. In un periodo in cui la superpotenza americana sta saldamente dalla parte di Israele in violazione del diritto internazionale, come dimostrato dal trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme e dall’approvazione dell’annessione unilaterale di Gerusalemme Est, è difficile capire perché Israele vorrebbe o dovrebbe credere che il diritto internazionale si applica a tutti. Questa è la luce in cui possiamo capire il linguaggio in quella lettera. È così sfacciata, perché non c’è nemmeno la sensazione di dover rappresentare una parvenza di rispetto nei confronti del diritto internazionale. Israele ora si sta assicurando una miniera d’oro di furto in pieno giorno, con la sensazione sciovinista che niente lo fermerà. Questo è ciò che realmente traspare dal linguaggio di quella lettera.

E’ OK rimanere sbalorditi. Il linguaggio in quella lettera dovrebbe servire da campanello d’allarme. Ma allora dobbiamo anche metterci tutti insieme e ricordare a noi stessi che spetta alle pressioni dal basso cambiare questa situazione e proteggere i palestinesi dall’indisturbato attacco israeliano militare e legislativo colonialista, decretato dalle ‘vittime eterne’.

 

Jonathan Ofir è un musicista israeliano, direttore d’orchestra e blogger/scrittore che vive in Danimarca.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte:https://mondoweiss.net/2018/09/legalize-landgrab-international/

 

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