Copertina – Bambini di Gaza attendono in fila per ricevere aiuti alimentari durante il Ramadan. Mahmoud Ajjour APA images
di Rami Almeghari, 20 maggio 2019
Nasser Rabah, uno scrittore che vive a Gaza, ha inventato un personaggio che stacca il frigorifero per consumare meno in energia.
L’uomo è dipinto più come un avaro, che non come un povero. Eppure le circostanze economiche hanno recentemente costretto l’autore a compiere lo stesso passo del suo personaggio immaginario.
“Non avrei mai immaginato di dover staccare il frigorifero”, ha detto Rabah. “Spesso è vuoto.”
Rabah guadagna poco con i suoi scritti. La sua principale fonte di reddito è il lavoro di ingegnere agricolo per l’Autorità Palestinese.
Negli ultimi anni, l’Autorità Palestinese ha drasticamente ridotto i pagamenti ai suoi dipendenti a Gaza.
Ad aprile, circa 38.000 persone che a Gaza lavorano per l’Autorità Palestinese non hanno ricevuto il salario. Sebbene qualche soldo sia stato trasferito all’inizio di maggio, i dipendenti si lamentano del fatto che questo non è sufficiente per sostenere le loro spese durante il Ramadan.
Rabah è tra coloro che devono celebrare il mese sacro in maniera frugale. Aveva l’abitudine di celebrare l’inizio del Ramadan ospitando per l’iftar – la cena dopo un giornata di digiuno – i suoi fratelli nella sua casa nel campo profughi di Maghazi.
“Ma da due anni non sono riuscito a offrire del buon cibo nemmeno ai miei figli”, ha detto. Rabah ha sei figli, due dei quali sono laureati disoccupati, uno ora all’università e tre ancora a scuola.
I tagli ai salari si sono verificati sullo sfondo di dispute protratte nel tempo tra Fatah, il partito dominante nell’Autorità Palestinese, e Hamas, che è nominalmente responsabile degli affari interni di Gaza.
“L’AP vuole punire e schiacciare Hamas, mentre in realtà ha punito noi, i dipendenti”, ha detto Rabah. “Perché queste misure continuano, quando siamo noi a soffrirne e non Hamas?”
“Situazione insopportabile”
Nael Hamad, un altro abitante del campo di Maghazi nel centro di Gaza, offre la stessa analisi. “Imponendo questi tagli ingiustificati, l’Autorità Palestinese ha aperto il fuoco su di noi, non su Hamas”, ha affermato.
Hamad ha lavorato a lungo per il ministero degli affari religiosi dell’Ap.
Fino al 2017, è stato in grado di fornire alla sua famiglia una buona provvista di frutta, carne e qatayef – frittelle farcite particolarmente popolari quando si concludono i digiuni quotidiani durante il Ramadan.
“Non penso che sarò in grado di comprare dolci o frutta quest’anno”, ha detto Hamad.
Fare visita ai familiari con i regali è una tradizione importante per il Ramadan. L’anno scorso, tuttavia, Hamad è dovuto andare a trovare le sorelle a mani vuote. Non è in grado di fare donazioni di beneficenza, un punto fermo in passato.
“Questa è una situazione così anomala e insopportabile”, ha aggiunto.
I tagli sono stati introdotti in un momento in cui le difficoltà stanno diventando sempre più gravi a Gaza, che è sotto assedio israeliano da oltre un decennio. Il tasso di disoccupazione è passato dal 44% nel 2017 al 52% nel 2018. Quasi il 70% delle famiglie ha incontrato grosse difficoltà per garantirsi cibo a sufficienza tanto da vivere in modo sano.
“Nient’altro che formaggio”
Come potenza occupante, Israele si deve assumere la colpa delle sofferenze inflitte ai palestinesi a Gaza. Tuttavia i partiti rivali Fatah e Hamas hanno saputo esacerbare quella sofferenza.
Nel 2014, le due parti hanno deciso di formare un governo di “unità nazionale”, ma non sono state in grado di superare le loro divergenze, con il risultato che l’Autorità Palestinese non si è assunta la responsabilità di pagare i dipendenti del settore pubblico assunti da Hamas a Gaza.
Negli ultimi anni, l’amministrazione di Hamas a Gaza ha tagliato gli stipendi di questi lavoratori. Muhammad Dalloul, un assistente sociale che vive nel quartiere Zeitoun di Gaza City, è tra quelli colpiti.
Dalloul ha due figli. Per due settimane consecutive durante il Ramadan nel 2018, Dalloul non è stato in grado di permettersi carne, pesce o frutta. Per molte serate la famiglia ha dovuto accontentarsi di patate fritte, accompagnate da alcuni altri prodotti di base, per il loro iftar.
“Quel tipo di alimentazione non ti rende abbastanza forte per i tuoi doveri religiosi durante il Ramadan”, ha detto.
La sua famiglia si è trovata a volte a sopravvivere con confezioni di formaggio comprate da un droghiere locale per circa 50 centesimi l’una. “Avevamo il formaggio, nient’altro che il formaggio”, ha detto Dalloul.
Atti di bontà sono stati un’ancora di salvezza per molte persone a Gaza. Dalloul ricorda come l’anno scorso durante il Ramadan ha ricevuto un pacco regalo da qualcuno che non conosceva. Conteneva datteri, olio d’oliva, formaggio e una varietà di cibi in scatola.
“È solo con le benedizioni di Dio che ce la caviamo”, ha detto. “Abbiamo bisogno di un cambiamento che migliori le nostre vite in questa parte del mondo. I politici hanno una grossa responsabilità”.
Rami Almeghari è un giornalista e docente universitario che vive a Gaza.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org