Il modello Anwar Hadid, fratello delle top model Gigi e Bella Hadid, rivendica con forza la propria identità palestinese. Copertina – Anwar Hadid nel 2015 circondato dalle sue sorelle Gigi (a sinistra) e Bella (a destra)
di Jean Pierre Filiu, 30 luglio 2019
La celebrità del modello Anwar Hadid, nonostante i due milioni e mezzo di abbonati del suo account Instagram, rimane ampiamente oscurata da quella delle sue due sorelle Gigi e Bella, i cui fan sono decine di milioni. Anwar, 19 anni, tuttavia si è imposto alle cronache dei giornali scandalistici per le relazioni che gli sono state attribuite, fra le altre quella con la straordinaria Kendal Jenner. Ma è la sua rivendicazione alla propria identità palestinese che ormai alimenta il dibattito. Anwar, Gigi e Bella, olandesi per parte di madre, hanno come padre Mohamed Hadid, un ex rifugiato palestinese diventato molto ricco negli Stati Uniti.
PAPÀ HADID CONTRO DONALD TRUMP
Mohamed Hadid è nato nel 1948 in una famiglia di notabili musulmani nella città palestinese di Nazareth. Nasce nel pieno della guerra arabo-israeliana, quando il recente proclamato Stato ebraico combatte contro le forze della coalizione dei suoi vicini. Gli Hadid, cacciati dalle ostilità, si stabiliscono in un campo profughi palestinese in Siria, prima di trasferirsi in Libano tre anni dopo. Anwar Hadid, il padre di Mohamed, prima del 1948 insegnava inglese all’università di Haifa, una competenza che gli permette di inserirsi in Voice of America, radio di propaganda degli Stati Uniti durante la guerra fredda. La famiglia Hadid aveva ottenuto la nazionalità giordana, all’epoca generosamente accordata ai rifugiati palestinesi, ed è stato con questo passaporto che emigrò a Washington nel 1963. L’adolescente Mohamed, inizialmente molto limitato nell’inglese, riesce a iscriversi dopo alcuni anni al prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston.
Appena diplomato, Mohamed Hadid si associa nella gestione di una discoteca sull’isola greca di Rodi, e intanto inizia l’importazione di auto di lusso negli Stati Uniti. E’ l’inizio di una folgorante carriera nel settore immobiliare, caratterizzata dalla costruzione di palazzi piuttosto folli fatti per sedurre i più fortunati, nonché dalla ristrutturazione degli hotel Ritz-Carlton a Washington e New York. La costruzione di un edificio di questa catena ad Aspen lo porta a stabilirsi in Colorado, dove affronta con successo, nel 1987, un altro imprenditore immobiliare di nome Donald Trump. Papà Hadid non nutre alcuna illusione sul futuro inquilino della Casa Bianca: “Se sei forte come lui, ti rispetta. Ma se sente di poterti schiacciare, non ne farà a meno”. Dal suo secondo matrimonio con la top model olandese Yolanda Foster (da cui divorzia nel 2000) nascono Izabella/Bella, Jelena/Gigi e Anwar.
LA RISCOPERTA DELLA PALESTINA
La famiglia Hadid raramente ha messo in evidenza le sue radici palestinesi, tranne quando Bella partecipò a una manifestazione di protesta nel 2017 contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Anwar, che aveva già creato la sua linea di gioielli unisex sorprendentemente soprannominata “Martire”, ha appena rotto questa neutralità durante un recente soggiorno in Terra Santa: “Uno dei miei sogni è che i miei figli portino ovunque con loro il nome della Palestina”. Questa proiezione da una generazione all’altra è tanto più rivelatrice perché Anwar porta il nome di suo nonno, espulso dalla Galilea nel 1948. Ha poi visitato la casa di famiglia a Nazaret, così come Gerusalemme e Gerico, ma anche Deir Yassin, dove un centinaio di civili palestinesi furono massacrati nel 1948, poco prima della proclamazione dello Stato di Israele.
Anwar Hadid diffonde molte foto del muro costruito da Israele nel territorio palestinese in Cisgiordania, incluso il murales che si fa beffe di Trump. Elogia nella città israeliana di Haifa, dove vive una grande popolazione araba, l’esistenza di “spazi di creatività per i palestinesi”. Gira soprattutto il video di accompagnamento di “Progression 101”, la canzone di lancio del suo primo album, in cui invita Robbie Krieger, il leggendario chitarrista dei Doors. La registrazione in 8mm si apre e termina con una bandiera palestinese, mentre Anwar Hadid canta che è “nauseante” essere “cancellato del tutto con proiettili o barre d’acciaio”. Volentieri suo padre fa proprio questo impegno nel rappresentare Anwar, i colori palestinesi sul viso, che posa per un fotomontaggio di fronte a una tavola del designer Joe Sacco, molto coinvolto nella documentazione della tragedia palestinese.
La famiglia Hadid fa muro attorno ad Anwar davanti all’inevitabile polemica sollevata da una tale presa di posizione. Il giovane modello ribadisce e insiste: “Non possono togliere a un popolo il suo spirito di libertà. Non ci saranno mai abbastanza muri per questo. La SPERANZA sta nelle nuove generazioni da ENTRAMBI i lati. So che la speranza e la fiamma del cambiamento esistono tra i palestinesi. Chiunque voglia colmare il divario può contare su di me e sui miei amici”. Per Anwar Hadid, sono proprio gli israeliani a dover cercare una pace alla quale, secondo lui, i palestinesi sono pronti. Un’affermazione in rottura con il discorso dominante negli Stati Uniti, e sicuramente all’interno dell’amministrazione Trump.
Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org