Le proteste guidate dalle donne in Libano ispirano le femministe del Medio Oriente

Le donne sono in prima linea nelle proteste in Libano – e stanno anche ispirando le femministe di altri Paesi arabi.  La ridicolizzazione maschile è stata implacabile, ma lo è stata anche la risposta femminista.

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Dina Elbasnaly, Kersten Knipp – 23 ottobre 2019

Un video della scena è stato cliccato e ripubblicato decine di migliaia di volte su piattaforme social in Libano e in altri Paesi arabi. Secondo i resoconti dei media, l’incidente è avvenuto il 17 ottobre. Quel giorno, un convoglio di veicoli che accompagnava il ministro dell’istruzione libanese Akram Chehayeb è stato bloccato nel mezzo di una manifestazione nel centro della capitale, Beirut.

Mentre la situazione si faceva sempre più tesa, una delle guardie del corpo del ministro è sceso  dal veicolo e  ha sparato con il suo fucile nel cielo notturno,  provocando i manifestanti.  E’ stato allora che la giovane donna del video ha sferrato un calcio all’inguine della guardia del corpo armata. Questi ha apparentemente riconosciuto il fatto che non aveva nulla da guadagnare impegnandosi in una rissa con una donna disarmata.

Le proteste in Libano infuriano da giorni – e hanno già portato ad alcune concessioni da parte del governo. Le donne sono in prima linea. Il video ha raccolto molti commenti, per lo più  positivi, alcuni euforici, con un utente che ha definito la protagonista la “Lara Croft del Libano”.

“Tutta la società è interessata a ciò che sta accadendo qui”, ha detto il sociologo algerino Nasser Al-Jabi a DW, definendo le proteste pacifiche e inclusive. “Questo potrebbe essere un esempio da seguire “, ha detto.

La donna che ha colpito la guardia del corpo e  le donne che  partecipano alle proteste hanno tentato di imporre la non violenza. ” Durante le proteste ci sono un certo numero di manifestanti che vogliono distruggere la proprietà pubblica “, ha detto  la manifestante Hanin Nasser al quotidiano libanese Daily Star, aggiungendo che lei e le sue amiche sono assolutamente contrarie a tali azioni. Al contrario, danno grande importanza al mantenimento del volto pacifico delle proteste.

Le donne chiedono al governo di riprogrammare le sue priorità e di riconoscere la loro autonomia

Megafoni e danza del ventre

Le richieste che le donne hanno comunicato attraverso i megafoni vanno dall’intensificazione della lotta alla corruzione, alle dimissioni del Primo Ministro Saad Hariri e del resto dell’establishment politico.

Alcune donne hanno usato la danza del ventre come mezzo per il loro impegno sociale. Misogini hanno scritto online che non  approvano gli atteggiamenti aperti e amanti del divertimento  mostrati da alcune donne.

Molte manifestanti indossano il velo e molte no. Questa è una piccola sorpresa nel cosmopolita Libano, dove sunniti, sciiti, drusi e cristiani vivono fianco a fianco. L’abbigliamento relativamente casual che indossano le manifestanti libanesi ha portato a discussioni accese, ma anche al sostegno delle donne in tutto il Medio Oriente.

“Che cos’è la mascolinità”

Hend ElKholy, sostenitrice dei diritti delle donne egiziane, ha scritto su Facebook che il fatto che le donne libanesi possano indossare pantaloncini e camminare attraverso un gruppo di uomini senza essere molestate è stato d’ispirazione. “Se qualcuno vuole sapere cos’è la mascolinità, può vederlo qui”, ha scritto. “Le donne si sentono al sicuro in questo gruppo. Nessun uomo cerca di limitare la  loro libertà o di molestarle – né verbalmente né fisicamente.”

ElKholy stava comparando la situazione delle donne in Libano con quella delle donne in Egitto, costrette ad affrontare quotidianamente umiliazioni, molestie e attacchi. Molte  delle donne che parteciparono alla rivolta egiziana del 2011 furono aggredite sessualmente dalle forze di sicurezza – e persino dai manifestanti di sesso maschile.

E la reazione dei social media da parte di alcuni uomini egiziani sembrano fare al  caso di ElKholy. “Stavo guardando le proteste in Libano, ma quando mia moglie è arrivata, sono passato rapidamente al canale su cui si stava parlando della guerra in Yemen”, ha scritto su Twitter il miliardario egiziano Naguib Sawiris, nel  suo “scherzo del giorno”.

Molte donne hanno risposto che il contenuto del twitter era un’espressione di arroganza maschile. “Ripensa a quando ci furono proteste nel tuo Paese”, ha risposto l’attrice libanese Nicole Saba. “Nessuno faceva battute. È strano che ti piacciano questo tipo di battute, è vergognoso.”

Un’utente di nome Doja ha scritto: “Basta con le battute ignoranti e offensive, c’è già abbastanza sciovinismo maschile”.

Un’altra ha sottolineato che “è sbagliato trasformare le proteste popolari in una battuta, ma è anche peggio fare battute sulle donne”.

Una lotta duratura

Molte persone sono rimaste sconvolte da un articolo apparso sul giornale saudita Okaz. Un  reportage sulle proteste era intitolato “Bellezze libanesi: tutte queste meravigliose donne sono rivoluzionarie”.

L’articolo consisteva principalmente in una serie di foto di manifestanti “attraenti” che il giornale descriveva come “non solo meravigliose, ma anche rivoluzionarie”. Inutile dire che il sessismo ha sconvolto le manifestanti in Libano. “Questo è un giornalismo miserabile, che usa il linguaggio dei pervertiti”, ha scritto un’utente di Twitter, aggiungendo che “queste immagini sono una provocazione e non dovrebbero trovare spazio in un giornale serio”.

E la lotta per le donne in Libano è intensa. Una legge che  permetteva agli stupratori di  evitare in prigione se  promettevano di sposare le loro vittime è rimasta  attiva fino al 2017. E nel 2018 un certo numero di organizzazioni femminili si sono unite per avviare a livello nazionale la campagna  “Shame on Who?”, per aumentare il sostegno pubblico alle persone che denunciano violenze sessuali con la sollecitazione di “condannare lo stupratore, non la vittima”.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

 

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