12 novembre 2019 – dalla pagina Facebook di Roberto Prinzi
Due giorni fa l’esercito israeliano ha celebrato due sue soldatesse (Noam e Inbal) che hanno donato parte dei loro capelli per una nobile causa: fare le parrucche per i malati di cancro. Il tweet si chiude con questa frase: “Che bell’atto di gentilezza”. Seguito da un cuoricino. Perché l’esercito lì è cool, usa un linguaggio giovanile, vicino al comune cittadino, è un amico più che una istituzione.
Mi dispiace dover rovinare questa storia da Libro Cuore condito da sorrisi e abbracci affettuosi, ma vorrei ricordare all’esercito israeliano quali “begli atti di gentilezza” compie invece nei confronti dei malati palestinesi. Soprattutto a quelli della Striscia di Gaza, assediata da oltre 10 anni da Tel Aviv e da cui è quasi impossibile uscire anche solo per ricevere un trattamento medico.
– Nel solo 2017, 57 gazawi malati di cancro sono morti perché non hanno ottenuto da Israele il permesso di uscire dalla Striscia per ricevere un trattamento medico;
– Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), nel 2018 il 39% delle richieste per uscire da Gaza per motivi di salute è stato respinto da Israele;
– Sempre secondo un rapporto del WHO “le possibilità degli ospedali di Gaza di fornire un’adeguata diagnosi e il trattamento dei pazienti malati di cancro sono gravemente limitati a causa della mancanze di medicine e di attrezzature mediche il cui ingresso è impedito da Israele”;
-Nella Striscia di Gaza, i pazienti malati di cancro sono 8.515, in aumento rispetto agli anni precedenti. Tra questi 608 bambini (Fonte: Il ministro della salute palestinese)