Copertina – Foto scattata nel campo di Aida da Barry Mulligan nel 2018
Pubblicato il 13 dicembre 2019
di Barry Mulligan sulla sua pagina Facebook dell’8 dicembre 2019
Limitando l’accesso dei palestinesi all’acqua, Israele ha di fatto sviluppato sue proprie infrastrutture e sistemi di acqua in Cisgiordania per il consumo dei propri cittadini in Israele e negli insediamenti – illegali secondo il diritto internazionale. La compagnia idrica israeliana Mekorot ha sistematicamente scavato pozzi e sfruttato le sorgenti nella Cisgiordania occupata per rifornire la sua popolazione, compresa quella che vive in insediamenti illegali, di acqua per usi domestici, agricoli e industriali. Quando Mekorot vende acqua ai servizi pubblici palestinesi, l’importo è determinato dalle autorità israeliane. A causa delle continue restrizioni, molte comunità palestinesi in Cisgiordania non hanno altra scelta che acquistare acqua portata da camion a prezzi molto alti che vanno da 4 a 10 dollari al metro cubo. In alcune delle comunità più povere la spesa per l’acqua può talvolta corrispondere alla metà del reddito mensile di una famiglia.
Le autorità israeliane inoltre limitano l’accesso dei palestinesi all’acqua negando o limitando il loro accesso a gran parte della Cisgiordania. Molte parti della Cisgiordania sono state dichiarate “zone militari chiuse”, in cui i palestinesi non possono entrare poiché queste zone sono vicine a insediamenti israeliani, in prossimità di strade utilizzate dai coloni israeliani, utilizzate per l’addestramento militare israeliano o dipendenti da riserve naturali protette.
I coloni israeliani che vivono accanto ai palestinesi in Cisgiordania – in alcuni casi a poche centinaia di metri di distanza – non sono soggetti ad alcuna restrizione o scarsità d’acqua e possono continuare a godere di terreni agricoli e piscine ben irrigati.
Traduzione: Simonetta Lambertini