Sono i nostri ragazzi migliori. Uno è un “musicista di una buona scuola superiore”, un altro un “boy scout” che si è laureato in teatro”. Sono i cecchini che hanno sparato a migliaia di manifestanti disarmati lungo il recinto del confine di Gaza.
Di Gideon Levy – 7 Marzo 2020
Nella Striscia di Gaza ci sono 8000 giovani disabili permanenti a seguito delle azioni dei cecchini. Ad alcuni sono state amputate le gambe e i tiratori ne sono molto orgogliosi. Nessuno dei cecchini intervistati per lo spaventoso articolo di Hilo Glazer, su Haaretz del 6 marzo, ha rimpianti. Se si sentono in qualche modo dispiaciuti è perché non hanno potuto versare più sangue. Uno fu accolto dal suo battaglione con “ecco che arriva l’assassino”. Si comportano tutti come assassini. Se le loro azioni non sono sufficientemente eloquenti, più di 200 morti, le loro dichiarazioni dimostrano che questi giovani hanno perso la loro bussola morale. Sono persi. Continueranno a studiare, ad avere una carriera e a formare famiglie, e non si riprenderanno mai dalla loro cecità. Hanno disabilitato fisicamente le loro vittime, ma le loro disabilità sono più gravi. Le loro anime sono completamente contorte. Non saranno mai più individui morali. Sono un pericolo per la società. Hanno perso la loro umanità, se mai l’hanno avuta, sulle torbiere di fronte alla Striscia di Gaza. Sono i figli dei nostri amici e gli amici dei nostri figli, i giovani della porta accanto, i nostri vicini. È inaudito.
I racconti dei soldati che conoscevamo una volta, la raccolta di testimonianze sulla Guerra dei Sei Giorni pubblicata in inglese come “Il settimo giorno”, a confronto sembravano conversazioni da macelleria. Forse fortunatamente, ci siamo risparmiati un po’ di ipocrisia, ma è difficile non rimanere scioccati dall’abisso in cui siamo caduti. Hanno ricordato il numero di ginocchia a cui hanno sparato. “Ho contato sette-otto ginocchia in un giorno. Nel giro di poche ore, ho quasi battuto il record.” “Ha colpito circa 28 ginocchia.” Hanno sparato a giovani uomini e donne disarmati che cercavano invano di lottare per la loro libertà, un motivo che non poteva essere più giusto. “Lo scenario normale dovrebbe essere quello di colpire, rompere un osso, nel migliore dei casi, rompere la rotula, entro un minuto arriva un’ambulanza per evacuarlo e dopo una settimana ottiene una pensione di invalidità”.
Non gli bastava? “L’obiettivo è quello di causare più danno possibile “all’incitatore”, quindi smetterà di manifestare. Quindi, almeno, avrebbero provato a mirare a un punto meno nevralgico, nella regione muscolare.” Non era ancora abbastanza? “Se colpisci erroneamente l’arteria femorale anziché la caviglia, allora, o lo hai fatto intenzionalmente o non dovresti essere un cecchino. Ci sono tiratori, non molti, che “scelgono di fare errori”. Sapevano chi avevano davanti. Non si riferiscono nemmeno alle loro vittime come “terroristi”, solo “incitatori”. Uno li ha descritti come i membri di un movimento giovanile.
“Anche se non distingui precisamente il loro grado, puoi vedere dal carisma chi è il comandante.”
Hanno scelto le loro vittime per il loro carisma, con una precisione da cecchino. La loro “catena di comando” ha condannato dei giovani ad una vita di disabilità dentro quella prigione che è Gaza. Ma questo non era abbastanza. Diventano assetati di sangue come solo i giovani esaltati possono essere. Volevano più sangue, non solo sangue, il sangue di un bambino. Non solo il sangue di un bambino, lo volevano di fronte alla sua famiglia.
“Lasciami colpire solo una volta un bambino di 16 anni, anche di 14, ma non con un proiettile in una gamba, lascia che gli apra la testa di fronte a tutta la sua famiglia e al suo intero villaggio. Lascialo sputare sangue. E poi, forse, per un mese non dovrò colpire altre 20 ginocchia”.
Volevano il sangue di un ragazzo solo per risparmiarsi la necessità di frantumare altre 20 ginocchia. Hanno identificato l’età delle loro vittime in base ai loro indumenti: camicie per i più grandi, magliette per i più piccoli.
Nessuno fu indagato. Mi correggo: uno ha avuto sette giorni di carcere militare per aver sparato a una pecora. I soldati dell’esercito più morale del mondo non sparano alle pecore. Con 200 morti e 8.000 feriti, pensano che “le restrizioni impostegli sono vergognose”. Questa è la loro vergogna. Sono la nostra vergogna. Loro e i loro comandanti. Loro e l’esercito che gli ordina di sparare ai manifestanti come se fossero “anatre che hanno scelto di attraversare la linea”.
Le persone che sparano alle anatre non sono cecchini. Sono cacciatori.
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina