La Palestina insegna: il popolo Afroamericano ha bisogno di un deciso movimento di resistenza.

L’idea di una resilienza da parte degli Afroamericani negli Stati Uniti suona bizzarro, ma potrebbe essere ciò che è necessario per liberare l’America dai suoi atteggiamenti razzisti e violenti.

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Di Miko Peled – 1 Giugno 2020

Citando Will Smith che ha detto: “il razzismo non sta peggiorando, viene filmato”, e in effetti, ultimamente, viene filmato molto. Non appena iniziamo a riprenderci da un omicidio a sfondo razziale, ce ne già un’altro. Proprio quando avevamo cominciato a elaborare l’omicidio di Breonna Taylor, abbiamo visto il linciaggio-omicidio di Ahmaud Arbery, e poi è arrivato l’omicidio di George Floyd. È interessante notare che gli omicidi di Ahmaud Arbery e George Floyd sono avvenuti in pieno giorno, in pubblico, e sono stati filmati, ciò significa che i colpevoli ritenevano di poter agire impunemente.

È chiaro inoltre che fu la protesta pubblica e l’uso di piattaforme di social media sulla scia di questi omicidi che hanno spinto le autorità ad agire. Senza i filmati e senza richieste di giustizia, i colpevoli probabilmente non sarebbero stati perseguiti.

In Palestina, nel giro di pochi giorni, le autorità israeliane hanno sparato a tre persone, uccidendone due. Due dei tre erano giovani palestinesi con disabilità. Non rappresentavano alcuna minaccia, non avevano precedenti di violenza, né comportamenti aggressivi, eppure sono stati uccisi. Ahmad Tamimi di Nabi Saleh, un giovane che conosco da molti anni, è stato colpito alla gamba e fortunatamente non è morto.

Questo dopo che un altro uomo, Fadi Adnan Sarhan Samara, padre di cinque figli del villaggio di Abu Qash a nord di Ramallah, fu ucciso dalle forze israeliane non lontano dal villaggio di Nabi Saleh. L’altro uomo è Iyad Khairi Hallak, ucciso a Gerusalemme. Naturalmente nessuno dei soldati o degli agenti di polizia coinvolti in queste sparatorie si troverà ad affrontare un processo, e nemmeno un richiamo.

 

Una rivolta

Mentre sto scrivendo, sembra che gli Stati Uniti siano nel mezzo di una rivolta. Non una rivolta come la descrivono alcuni, ma una vera rivolta. Da Minneapolis a Miami, da Los Angeles a Washington D.C., la partecipazione sta crescendo e ogni ora che passa altre città americane aderiscono, chiedendo giustizia. Chiedono la fine del razzismo e della violenza sponsorizzata dallo stato. Tuttavia, il razzismo e la violenza sono una parte così integrante degli Stati Uniti che ci si deve chiedere se un cambiamento sia possibile.

Il razzismo e la violenza sono una forza trainante, sono i pilastri su cui appoggiano gli Stati Uniti. Dal genocidio dei nativi americani agli omicidi di massa in Iraq e Afghanistan, l’impero americano è stato alimentato dall’avidità e proprio per la sua attitudine razzista e la natura imperialista violenta, è riuscito a diventare la potenza che è oggi.

Sarebbe una falsità affermare che le attuali manifestazioni di razzismo negli Stati Uniti sono nuove ed estranee alla storia americana, e sarebbe altrettanto ingenuo pensare che qualcosa di diverso da un cambiamento strutturale farà la differenza. Se l’attuale rivolta è in grado di protrarsi e quindi di confrontarsi e negoziare con i rappresentanti del governo per realizzare un cambiamento sistemico, allora c’è una possibilità che le cose saranno diverse in America. Con le elezioni presidenziali dietro l’angolo, la pandemia e la crisi dell’assistenza sanitaria insieme all’incapacità del governo di detenere il controllo della situazione, questa potrebbe essere un’opportunità. Rimane la questione di quanto sia coesa la rivolta e per quanto tempo possa resistere.

La Palestina insegna

Ci sono lezioni che possono essere apprese dall’esperienza palestinese. I palestinesi, non diversamente dagli Afroamericani, hanno sperimentato il tradimento delle promesse, la violazione di accordi, sono stati oggetto di istigazione dilagante e di leggi razziste, e sono vittime della violenza dell’esercito e della polizia.

Un’importante lezione da trarre dall’esperienza palestinese è che negoziare con un regime razzista non è solo inutile, ma anche controproducente. Israele è uno stato di apartheid imposto ai palestinesi che dà privilegi ai coloni sionisti a spese della popolazione nativa palestinese. Inoltre, per buona parte degli ultimi cento anni, lo stato di Israele e il suo predecessore, l’establishment sionista in Palestina, sono stati impegnati in una brutale campagna di pulizia etnica e genocidio del popolo palestinese.

Tutti i tentativi dei palestinesi di riconoscere la legittimità o di negoziare con lo stato sionista hanno peggiorato progressivamente la situazione per i palestinesi. Le cose hanno raggiunto il punto in cui è ampiamente compreso e accettato che la giustizia per i palestinesi può essere raggiunta solo quando lo stato di apartheid sionista sarà stato smantellato e verrà istituito uno stato democratico che garantisca uguali diritti, elezioni libere e il ritorno dei rifugiati nella loro terra. È palese che l’establishment coloniale sionista, noto anche come Israele, deve essere smantellato prima che la Palestina possa ottenere pace e giustizia.

Le lecite e incessanti rivendicazioni Palestinesi sono espresse nelle richieste del boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, BDS, contro Israele. Le richieste includono la fine dell’ocupazione militare israeliana, la parità di diritti per i palestinesi e il ritorno dei rifugiati. Le richieste sono chiare, ragionevoli, senza compromessi e realizzabili.

The United States of Apartheid America (USAA)

Negli Stati Uniti, il sistema legale dell’apartheid può essere stato smantellato, ma è stato sostituito con un altro sistema repressivo che finge solo di offrire libertà e opportunità a tutti. L’attuale sistema, infatti, agisce per mantenere le persone di colore e qualsiasi altro gruppo, che il patriarcato bianco che attualmente dirige gli Stati Uniti non favorisce, fuori dal cerchio delle opportunità.

L’idea di una ferma resistenza da parte degli Afroamericani sembra stravagante ma potrebbe essere ciò che è necessario per liberare l’America dai suoi atteggiamenti razzisti e violenti verso le persone di colore. Ciò richiederà una resistenza costante e un chiaro elenco di richieste, simili a quelle palestinesi del BDS.

È straordinario che, nonostante il razzismo sistemico e la violenza nei confronti delle persone di colore negli Stati Uniti, le prestazioni e i contributi che hanno dato al paese siano così degni di nota. È difficile pensare a un campo in cui i nomi di: Ispanici, Arabi, Asiatici e Afro-americani non compaiano ai vertici. Questa leva finanziaria può essere utilizzata per determinare il cambiamento sistemico necessario.

Che si tratti di Georgia, Minneapolis, Gerusalemme o Ramallah, le vittime si accumulano e ci si chiede se sarà mai abbastanza.

Miko Peled è un autore e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Viaggio di un israeliano in Palestina “e” L’ingiustizia, la storia della Terra Santa Foundation Five”.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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