Questo mese ricorre il 100º anniversario della formazione della milizia anticipatrice dell’esercito israeliano. Mentre l’Haganah si vanta dei suoi atti eroici e si annovera fra gruppi simili di destra, la sua storia include anche operazioni oscure che preferirebbe non nominare.
Fonte – English version
Di Ofer Aderet – 13 Giugno 2020
“Il ricordo di ciò che è stato fatto a Lubya, come il ricordo di tutti gli altri abominevoli atti che lo hanno preceduto, disonorerà per sempre i suoi esecutori.”
Queste feroci parole furono pubblicate 81 anni fa sul quotidiano Davar, il giornale di Histadrut, il Movimento dei lavoratori della Sinistra Sionista. Alcune settimane prima, nell’estate del 1939, membri dell’Haganah – l’esercito clandestino ebraico nella Palestina mandataria, istituito da membri del movimento – avevano ucciso due uomini e una donna e ferito una ragazza e un bambino. Erano tutti arabi innocenti del villaggio di Lubya, nella Bassa Galilea, uccisi nella loro casa nel cuore della notte.
Gli omicidi, etichettati come ritorsione per l’uccisione di un ebreo da parte degli abitanti del villaggio di Lubya, furono compiuti da membri dell’unità delle operazioni speciali dell’Haganah. Ogni uomo che prese parte alla missione ha un posto d’onore nei libri di storia nazionali: il più longevo fu Yigal Allon, che in seguito guidò il Palmach (la forza d’élite dell’Haganah) e divenne un generale delle forze di difesa israeliane (IDF) e ministro dell’Istruzione e degli Esteri.
Organizzatore dell’operazione fu Nahum Shadmi, un ex membro dell’Haganah, futuro colonnello IDF e presidente di un tribunale militare d’appello, nonché attivista del Partito Mapai, precursore del Partito Laburista. Suo figlio Issachar fu comandante di brigata della polizia di frontiera, suoi membri commisero il massacro nella città araba di Kafr Qasem nel 1956.
Questo mese ricorre il centenario dalla fondazione dell’Haganah. Le sue azioni pre-1948 comprendevano assistenza alla migrazione ebraica illegale verso la Palestina mandataria britannica, costruzione notturna di nuovi insediamenti (operazioni “Torre e Palizzata”), agenti inviati – come Hannah Szenes – nell’Europa occupata dai nazisti o commando nel Libano controllato da Vichy, così come altre eroiche imprese che sono diventate parte dell’eredità di questo paese.
Ma c’è un altro aspetto dell’Haganah che sarà omesso nelle celebrazioni del centenario, che non è di dominio pubblico o parte del programma scolastico delle scuole superiori. Questo aspetto è stato escluso dai musei, dalle parate e dai libri di storia ufficiali e nazionali. Mostra che il sacro concetto di “purezza delle armi” è stato interpretato molto liberamente dall’organizzazione che ha dato vita all’IDF.
“Ora, dopo 100 anni, è tempo di parlare anche di questi capitoli”, dice Peleg Levy, un documentarista che nell’ultimo decennio ha intervistato centinaia di veterani, compresi i membri delle organizzazioni clandestine di destra e di sinistra, come parte di un progetto che documenta la storia di Israele. Gli hanno raccontato di omicidi, rappresaglie e attacchi terroristici attribuiti all’Haganah. Tra la maggior parte della popolazione, tali operazioni sono normalmente associate solo alle organizzazioni di destra Irgun e Lehi. Qualsiasi accenno a questi nomi evoca l’attentato del King David Hotel a Gerusalemme nel 1946 e il massacro di Deir Yassin due anni dopo.
“Se c’è una conferenza del Lehi in cui non si parla dell’assassinio di Folke Bernadotte – il diplomatico svedese assassinato dai membri del Lehi nel 1948- la gente si lamenterà. Se l’Irgun ne tiene una in cui non si parla dell’operazione del King David Hotel, la gente gli darà addosso. Quindi, perché permettono all’Haganah di scrivere la sua storia senza parlare di cose simili perpetrate dalla propria gente?” domanda Levy.
Più tardi nella nostra conversazione, osserva che il Movimento dei lavoratori ha definito i membri di questi due gruppi clandestini “terroristi”, mentre è orgoglioso della “purezza” delle azioni dell’organizzazione Haganah e sottolinea che i loro metodi erano diversi.
Nonostante questo, l’Haganah ha una lista di mancanze a suo carico, quelle che gli ex membri sarebbero felicissimi di cancellare dalla memoria. Non si sono mai presi la responsabilità della gran parte di queste operazioni, accollandosi solo qualche condanna generale o incolpando elementi canaglia dell’organizzazione. È così che l’omicidio di Lubya è stato descritto da Davar. Il giornale affermava, senza annotare l’identità dei colpevoli, che questo atto era “un orribile omicidio che attesta la perdita da parte dei colpevoli di qualsiasi capacità di discernere gli innocenti, oltre alla mancanza di qualsiasi sensibilità umana. Questi colpi, che hanno ucciso persone anziane, donne e un bambino, mostrano che stiamo scivolando in un pendio oscuro, verso l’abisso.”
“COVO DI ASSASSINI”
Nove anni dopo, nel gennaio del 1948, i membri dell’Haganah furono coinvolti in un’operazione che, dopo oltre 70 anni, sembra non essere mai stata indagata a fondo.
È improbabile che la maggior parte delle persone che leggono questo abbia sentito parlare dell’attentato dinamitardo al Semiramis Hotel nel quartiere Katamon di Gerusalemme da parte del battaglione Haganah Moriah (Etzioni Brigade). Ciò può essere dovuto al fatto che si è verificato al culmine della Guerra di Indipendenza, che è stata contrassegnata da numerosi atti violenti. Tuttavia, è probabile che, come credono molte persone di destra, gli scrittori che narrano la storia dell’Haganah abbiano deliberatamente scelto di limitare qualsiasi cenno a questo incidente.
L’esplosione doveva colpire il quartier generale di Abd al-Qadir al-Husayni, comandante delle milizie arabe che combattevano le forze sioniste nell’area di Gerusalemme. Una squadra di soldati dell’Haganah entrò nel seminterrato dell’hotel, mise degli esplosivi e li fece detonare. Husayni non era nell’edificio, ma c’erano moltissimi civili arabi. Il numero esatto di morti e feriti è tuttora sconosciuto. Secondo un rapporto, 26 persone furono uccise e altre 60 rimasero ferite.
La maggior parte dei morti proveniva dalla famiglia cristiana Abu Suawan, tra cui donne e bambini, così come il viceconsole spagnolo a Gerusalemme, che viveva nell’hotel. Davar riportò l’incidente il giorno successivo e, come in precedenza, non fornì ai suoi lettori il quadro completo. “L’Haganah ha fatto saltare il quartier generale della milizia araba a Gerusalemme”, si leggeva nel titolo. “Era uno dei covi degli assassini a Gerusalemme”, dichiarava il giornale.
Un altro edificio era stato fatto saltare in aria dall’Haganah circa due anni prima, nel febbraio del 1946. L’azione faceva parte di un’operazione del Palmach contro le stazioni di polizia britanniche in tutto il paese. Tre donne inglesi e un bambino furono uccisi nell’esplosione. “Nel corso degli anni, i leader dell’Haganah e la comunità sionista pre-statale ci hanno accusato di essere degli irresponsabili a compiere tali attacchi, tuttavia in questo caso i membri dell’Haganah sono stati i primi a colpire donne inglesi”, ha scritto Natan Yellin-Mor, un leader di Lehi che in seguito è diventato un attivista per la pace.
Una canzone, popolare in quei giorni tra i membri del Palmach, parlava di “evirare Mohammed”. Si riferiva ad un arabo della città di Beisan, ora Beit She’an, sospettato di aver tentato di violentare una donna del kibbutz. A causa di un aumento all’epoca del numero di donne ebree violentate da arabi, “Il Palmach decise di vendicarsi seguendo l’ingiunzione biblica di tagliare la mano di un ladro, o, in questo caso, l’organo usato per commettere il crimine; in altre parole, evirarlo”, scrisse anni dopo il membro del Mossad Gamliel Cohen, in un libro che descriveva le prime operazioni sotto copertura in cui gli ebrei si travestivano da arabi.
Il sito web ufficiale del Palmach descrive l’episodio dell’evirazione come una delle “eccezioni, estremamente crudeli”, commesse dai suoi membri in quegli anni. Questa operazione fu iniziata da Allon e condotta da Yohai Ben-Nun (un futuro comandante della marina), Amos Horev (un futuro generale dell’IDF e presidente del Technion – Israel Institute of Technology) e Yaakov Cohen (in seguito membro di tutte e tre le agenzie di intelligence). “Le istruzioni erano che l’uomo evirato dovesse rimanere in vita e andare in giro con le ferite per dissuadere gli altri”, spiega il sito web del Palmach. Il team era stato istruito da un medico di Afula su come eseguire questa ‘operazione’.
“Dal punto di vista delle persone che avevano deciso in merito, i preparativi riflettevano l’intenzione di attuarla applicando un approccio umano”, sottolinea il sito web del Palmach. I tre uomini trovarono il sospetto a casa, lo trascinarono in un’area aperta e lo evirarono. “Questa operazione ebbe un effetto notevole, riecheggiando in tutta la valle di Beit Shean e terrorizzando gli arabi locali”, scrive Cohen in un libro pubblicato dal Ministero della Difesa.
Sacrifici in nome dell’immigrazione
Tra sei mesi, ricorrerà l’80° anniversario di uno degli eventi più letali nella storia del movimento sionista: il bombardamento della nave britannica ‘Patria’ il 25 novembre 1940, un’episodio per il quale l’Haganah non ha mai espresso nessun rimorso, anche se i suoi membri erano i colpevoli. Il piano era di impedire l’espulsione di circa 2.000 immigrati clandestini, che gli inglesi stavano trasferendo da Haifa in un campo di detenzione a Mauritius. Tuttavia, il danno provocato dall’esplosione fu tale che la nave affondò insieme a circa 250 passeggeri.
Invece di considerare la questione come una tragedia che avrebbe giustificato un’inchiesta sui colpevoli, il Movimento dei lavoratori fece di tutto per trasformarla in un simbolo: le vittime si trasformarono in martiri sacrificati sull’altare della difesa della patria, senza alcun commento su chi fosse effettivamente responsabile per le loro morti.
Berl Katznelson, il leader ideologico del Movimento dei lavoratori, scrisse il giorno dopo a Shaul Avigur, uno dei leader dell’Haganah: “Sappia che il giorno dell’affondamento della ‘Patria’ è per noi come il giorno della caduta di Tel-Hai, del 1920”, nel tentativo di assegnare così uno status fondamentalmente nazionale all’evento. Aggiunse che l’operazione ‘Patria’ è stata “la più grande azione sionista degli ultimi tempi”. Yitzhak Tabenkin, tra i leader del movimento Kibbutz, definì le vittime ‘eroi inconsapevoli’.
Anche Eliyahu Golomb, il capo non dichiarato dell’Haganah, parlando dell’episodio adottò la stessa linea. “Per me, il giorno dell’affondamento della ‘Patria’ non è un brutto giorno, né il giorno peggiore”, disse. “Sono sacrifici fatti in nome dell’immigrazione e del nostro diritto di emigrare. Questi eroi non sono morti invano.”
Si è anche sorvolato sul massacro commesso dai membri del Terzo Battaglione del Palmach nel villaggio di Ein al-Zeitun, vicino a Safed. Oggi, ogni appassionato di storia in Israele conosce il massacro dell’aprile 1948 a Deir Yassin, compiuto da membri della destra clandestina. Ma pochi hanno sentito parlare di quello commesso un mese dopo da parte di membri clandestini di un’organizzazione di sinistra. Conquistarono il villaggio e imprigionarono decine di combattenti arabi. Due giorni dopo, il 1º maggio, li giustiziarono con le mani legate.
Lo storico Yoav Gelber scrive nel suo libro sulla guerra del 1948 che la veemenza mostrata dalla sinistra nel lanciare accuse contro i membri di Irgun e Lehi mettendo in evidenza la vicenda di Deir Yassin, deriva dal loro disagio per la partecipazione dei comandanti e dei soldati Palmach in azioni similari, come l’uccisione di decine di prigionieri a Ein al-Zeitun.
Nel 1939, il dipartimento politico dell’Agenzia ebraica emise un decreto di ‘non uccisione’, firmato dai maggiori leader spirituali dell’epoca, in cui mettevano in guardia gli ebrei che uccidevano ebrei. Il decreto era rivolto all’organizzazione Irgun, che aveva assassinato ebrei che considerava ‘traditori’. Ma questi leader ignorarono il fatto che anche l’Haganah aveva giustiziato ebrei e non ebrei che aveva identificato come traditori e informatori, afferma Gili Haskin, una guida turistica che ha scritto una tesi di laurea sul concetto di ‘purezza delle armi’ in quei giorni.
Harkin ha scritto in un articolo che le esecuzioni compiute dai gruppi Irgun e Lehi erano lecite e palesi, mentre quelle eseguite dall’Haganah erano arbitrarie, portate avanti da speciali squadre operative.
CON LE MANI SPORCHE
Il primo ebreo ad essere giustiziato dall’Haganah fu Baruch Weinschell, accusato di aver passato agli inglesi informazioni sull’immigrazione clandestina. Fu ucciso nell’ottobre 1940, ad Haifa. Fu giustiziato anche Oscar Opler, un kibbutznik della Bassa Galilea. Era un informatore britannico che aveva rivelato la posizione di armi nascoste e fu successivamente condannato a morte dall’Haganah. Moshe Savtani fu smascherato come informatore e preso a colpi di fucile nella tromba delle scale di casa sua dall’Haganah. Morì in ospedale a causa delle ferite. Anche Yitzhak Sharansky di Tel Aviv, Baruch Manfeld di Haifa e Walter Strauss e altri caddero vittime di omicidi interni da parte di membri dell’Haganah.
Tali operazioni proseguirono fino all’istituzione dello stato. Alla fine di marzo del 1947, Mordechai Berger, che lavorava nella divisione del traffico della polizia mandataria, fu assassinato per strada in quanto sospettato di passare informazioni sull’Haganah agli inglesi. “Gli assalitori lo imbavagliarono e lo colpirono in testa con dei bastoni. Berger cadde sanguinante”, ha scritto il Prof. Yehuda Lapidot, un membro dell’Irgun che in seguito ha studiato la storia della Palestina mandataria.
“Nessuna delle organizzazioni esce con le mani pulite da questa materia oscura”, ha scritto Haskin. Ha aggiunto che i membri dell’organizzazione di destra avevano il grilletto meno facile, ma ha evidenziato il ruolo dei membri dell’Haganah nell’assassinio di ebrei.
In questo contesto, non si può ignorare il primo omicidio politico di un ebreo nella Palestina mandataria. La vittima fu Jacob de Haan, uno strano personaggio e orgoglioso poeta divenuto ultra-ortodosso e anti-sionista, che discuteva con gli arabi circa la possibilità di revocare la Dichiarazione di Balfour. Si credette che dietro l’assassinio di de Haan, avvenuto in una strada di Gerusalemme nel giugno 1924, ci fossero il membro dell’Haganah Avraham Tehomi e altri associati .
Anche i funzionari britannici furono presi di mira dall’Haganah, sebbene la maggior parte degli assassinii di funzionari del Mandato sia stata perpetrata da membri dell’Irgun e Lehi. Il più famoso fu l’assassinio di Lord Moyne, ministro di Stato britannico in Medio Oriente. Fu ucciso a colpi di arma da fuoco al Cairo da membri del Lehi nel novembre del 1944. L’Haganah, nel frattempo, uccise l’ufficiale britannico William Bruce, assassinato a Gerusalemme alla fine della Simchat Torah, nell’ottobre del 1946. “Un ispettore britannico è stato assassinato ieri sera mentre camminava da solo a Gerusalemme, vestito in abiti civili”, scriveva Haaretz il giorno successivo.
Insolitamente per quel periodo, gli autori erano membri del Palmach: Il commando dell’Haganah era stato istituito nel 1941, e nei suoi primi anni aveva cooperato con gli inglesi. L’omicidio era una risposta ai maltrattamenti compiuti da Bruce sui prigionieri del Palmach, in una prigione britannica alcuni mesi prima.
Il progetto documentario di Peleg Levy includeva un’intervista del 2010 con il comandante di quell’operazione, Aharon Spector. Disse a Modi Snir e a Levy di aver seguito Bruce con l’intenzione di punirlo. “Lo aspettavo, aveva capito di essere un bersaglio”, raccontò. L’assassinio fu preceduto da un processo da parte di un tribunale speciale del Palmach, che condannò Bruce a morte. Secondo Spector, l’ordine veniva da Yigal Allon.
“In privato, le persone non si preoccupavano di raccontare queste storie, mentre il collettivo a cui appartenevano non gradiva parlarne”, afferma Levy.
Yisrael Medad del Begin Heritage Centre di Gerusalemme ha indagato sull’episodio come parte di una serie di conferenze che tiene sul tema della ‘purezza delle armi’. “Questo episodio è divertente”, dice, riferendosi a un volantino pubblicato dal Palmach dopo l’assassinio. “Avevano bisogno di spiegare che erano diversi dai terroristi di Irgun e Lehi – ma che in pratica avevano bisogno di fare la stessa cosa”, dice.
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org