Gli analisti affermano che le sanzioni contro il regime di Assad peggioreranno la crisi economica del Libano alimentando il commercio illecito con la Siria.
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Timour Azhari – 19 giugno 2020
Immagine di copertina: Un uomo siede fuori da un ufficio di cambio a Beirut. Il Libano è alle prese con una crisi economica radicata in anni di cattiva gestione finanziaria e nella cultura della corruzione tra le élite del paese, così come nella guerra siriana della porta accanto [File: Mohamed Azakir / Reuters]
Beirut, Libano – Se avviate oggi una conversazione sulla situazione generale in Libano, a un certo punto, con voce esasperata, sentirete pronunciare la frase: “Quanto può sopportare ancora questo Paese?”
Il Libano è stato tormentato da disagi e da cattive decisioni che hanno generato una crisi politica, diffusi disordini sociali e hanno fatto precipitare la sua economia in una crisi profonda.
Mentre molte delle piaghe del Libano sono radicate in anni di cattiva gestione finanziaria e nella cultura della corruzione tra le élite del paese, alcune sono al di fuori del controllo di Beirut, come la pandemia di coronavirus e la guerra siriana della porta accanto.
Ora, una nuova serie di sanzioni statunitensi ad ampio raggio minacciano di aumentare i problemi del Libano. Gli analisti avvertono che il Caesar Syria Civilian Protection Act potrebbe favorire in Libano una maggiore instabilità politica e conflitti sulla questione divisiva dei legami che Hezbollah ha stabilito con la Siria e l’Iran.
“Non credo che il Libano riuscirà a mitigare l’impatto di queste misure. Fanno parte di una crescente campagna di pressione sulla Siria, sull’Iran e sul suo principale delegato nella regione, Hezbollah”, ha detto ad Al Jazeera Hilal Khashan, professore di studi politici all’Università Americana di Beirut.
“La situazione interna in Libano si sta dirigendo verso una frammentazione, e non escludo un conflitto in piena regola con Israele, dati i crescenti sforzi degli Stati Uniti per assediare in modo decisivo l’Iran e i suoi alleati”.
Nobili obiettivi
Il Caesar Act è stato concepito come uno strumento per fare pressione e sanzionare coloro che aiutano il regime del presidente siriano Bashar al-Assad, in particolare Russia e Iran, i paesi a cui è stato accreditato di invertire a favore di al-Assad la tendenza della guerra di nove anni in Siria.
L’atto prende il nome da un fotografo militare siriano che fece trapelare circa 55.000 foto di persone che erano state sistematicamente torturate e uccise dal regime di al-Assad, e mira a punire e a esercitare pressioni sul regime, fermare le violazioni dei diritti umani e spingere verso una transizione politica.
Questa settimana il primo round di sanzioni ha annunciato come bersaglio alcune persone all’interno della Siria, tra cui al-Assad, membri della sua famiglia, funzionari e uomini d’affari legati al regime. Si rivolge inoltre a qualsiasi persona o entità straniera che fornisca aiuti o supporto materiale al governo di al-Assad o lavori con specifiche industrie siriane come l’edilizia e il settore energetico.
“La legge cerca di negare al regime di Assad le risorse finanziarie che il suo regime utilizza per alimentare la sua campagna di violenza e distruzione che ha ucciso centinaia di migliaia di civili”, ha detto ad Al Jazeera un funzionario del Dipartimento di Stato Americano che ha chiesto di non essere identificato. La legge “intende inviare un chiaro segnale che nessun fattore esterno dovrebbe entrare in affari o arricchire tale regime”.
Il fatto che anche entità straniere diventino il bersaglio di tale limitazioni potrebbe far vacillare le speranze di lunga data dei politici e delle compagnie libanesi di partecipare alla redditizia ricostruzione della Siria.
L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, come parte di una cosiddetta campagna di “massima pressione” rivolta all’Iran, ha inoltre promesso di intensificare le sanzioni contro Hezbollah e le sue affiliate in Libano.
Forti legami economici informali
Il Libano e la Siria godono di una lunga storia di scambi transfrontalieri. Mentre il volume del commercio ufficiale è diminuito e le divisioni politiche sul regime di Assad hanno congelato le relazioni tra i due Paesi, il commercio informale è invece fiorito.
Il valore delle esportazioni complessive del Libano nella prima metà del 2019 è stato di 1,73 miliardi di dollari, con la Siria che ne rappresenta meno del 7%, ovvero 115 milioni. Secondo BLOMINVEST, il settore di ricerca di una delle principali banche libanesi, questo pone la Siria dietro la Svizzera, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. Per le importazioni libanesi, la Siria non figura neppure nei primi 10 Paesi. Ma i dati commerciali ufficiali oscurano transazioni informali molto più profonde.
I due Paesi hanno una lunga storia di contrabbando sia attraverso i valichi di frontiera ufficiali, sia attraverso le dozzine di attraversamenti clandestini che punteggiano il loro confine di 400 km.
Sami Nader, direttore del Levant Institute for Strategic Studies, ha detto ad Al Jazeera che rendendo più difficile il commercio ufficiale, le sanzioni statunitensi spingeranno ulteriormente il commercio sotterraneo e aumenteranno il contrabbando di carburante, grano e altri beni di base.
Inoltre, dal momento che tali beni sono sovvenzionati, ovvero acquistati dal governo libanese con valuta estera e venduti con uno sconto al popolo libanese, un aumento del contrabbando ridurrà ulteriormente l’offerta di dollari USA già minima. Si stima che le riserve della banca centrale del Libano siano di circa 20 miliardi di dollari e sono razionate principalmente per le importazioni di beni di base.
“Sono preoccupato per come la situazione in Siria porterà lentamente al dissanguamento delle riserve in valuta estera libanese attraverso il contrabbando di beni sovvenzionati e con l’aumento della domanda per i nostri pochi dollari rimanenti”, ha detto Nader.
La domanda di dollari statunitensi in Siria e in Libano è cresciuta bruscamente quando la gente ha cercato di accumulare i biglietti verdi nell’avvicinarsi della scadenza che avrebbe reso effettive le sanzioni del Ceaser Act. Nelle ultime settimane, la corsa ai dollari USA ha visto il valore delle valute siriana e libanese precipitare bruscamente sui mercati paralleli e al mercato nero.
Quando gli è stato chiesto da Al Jazeera se Washington fosse disposta a mitigare le ricadute non intenzionali delle sanzioni del Ceaser Act sul Libano, l’alto funzionario del Dipartimento di Stato ha risposto che gli Stati Uniti rimangono “un solido partner del popolo libanese” e che nel solo 2019 gli Usa hanno contribuito con 750 milioni di dollari allo sviluppo economico, agli aiuti umanitari e all’assistenza per la sicurezza.
Il ministero della difesa, i ministri degli esteri e dell’informazione e il capo della commissione parlamentare per gli affari esteri non hanno risposto alle richieste di commento di Al Jazeera.
Senza energia? Nessun problema
Negli ultimi anni, l’unica transazione ufficiale del Libano con lo stato siriano è stata l’acquisto di energia, fino a 250 megawatt secondo una fonte della compagnia elettrica statale Electricité du Liban.
Ma la fonte ha detto ad Al Jazeera che il Libano non stava attualmente acquistando energia dalla Siria e che ciò non stava avvenendo “da un po’ di tempo”, sebbene non potesse fornire una data precisa.
Ciò indica che il Libano dovrebbe essere relativamente protetto dalle sanzioni qualora queste dovessero incidere sugli acquisti di energia da Damasco.
Il Libano produce solo circa 2000 megawatt di energia ma ha un picco di domanda estiva superiore ai 3500, un divario che era stato in parte precedentemente colmato dall’energia proveniente dalla Siria, ma soprattutto da centinaia di generatori diesel gestiti da privati.
La pressione politica per spostarsi ad “est”
A parte i suoi potenziali effetti economici, il Caesar Act potrebbe anche alimentare le tensioni nel frammentato panorama politico libanese, diviso tra Hezbollah e i suoi alleati – che favoriscono forti legami con la Siria – e coloro che si oppongono con veemenza ai legami con il regime di al-Assad, come il il Future Movement del precedente Primo Ministro Saad Hariri.
In un discorso di mercoledì sera, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha affermato che il Caesar Act mira a “far morire di fame” sia la Siria che il Libano, e che il Libano dovrebbe allontanarsi dagli Stati Uniti e dall’Europa e guardare a est, verso l’Iran e la Cina, come fonti di potenziali aiuti.
Gli Stati Uniti, ha detto “stanno cercando di chiudere davanti a voi tutte le possibilità di vivere una vita dignitosa, di garantire opportunità di lavoro, di creare industria, di permettervi di vendere i vostri prodotti industriali e agricoli e di creare un’economia produttiva, così che abbiate fame”.
Nader ritiene che l’Act renderà molto meno evidente il dibattito per normalizzare i legami con Damasco.
“Questa era una scelta difficile già prima, e ora non è davvero politicamente fattibile”, ha detto. ” Provate solo a immaginare il peso delle sanzioni che dovremmo sostenere”.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org