Una divisione generazionale si sta manifestando nel mondo arabo, nella politica, nell’attivismo, nei diritti umani e, più recentemente, nella musica.
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Sultan Sooud Al Qassemi – 16 giugno 2020
“Benvenuti a tutti, siamo noi, la gioventù araba sospesa. Nessun lavoro, nessuna opportunità. Il nostro voto per 50 lire o per un pasto dato da un leader tribale. Vogliamo andarcene. Fuck questo Paese” inizia così la canzone “Blood” di Synaptik & Shouly .
E ai “signornò” ripete una dozzina di volte, “Cosa abbiamo preso da voi se non le sconfitte?”
Una divisione generazionale si sta manifestando nel mondo arabo, nella politica, nell’attivismo, nei diritti umani e, più recentemente, nella musica. Questo è particolarmente evidente nel settore hip hop con i nuovi artisti underground che, tra le altre piattaforme, sfruttano lo spazio libero da etichette di Soundcloud e di YouTube per pubblicare e commercializzare le nuove tracce. L’Egitto, che ha tradizionalmente dominato la scena musicale araba, ha prodotto un numero di giovani musicisti tra cui Wegz, il cui ultimo album, “21”, tratta dei problemi della società che i giovani egiziani si trovano ad affrontare come, nella canzone “Roma non è lontana”, quello della migrazione . “Gli amici stanno annegando e io sono a fondo”. Il panorama hip-hop egiziano, sebbene vasto, ha visto un turnover di artisti come Ali Talibab e più recentemente Marwan Pablo, che ha annunciato il suo ritiro dal canto. Anche in Nord Africa i tunisini Douda e Nordo affrontano argomenti delicati come, nella loro canzone El 9sem (The Pledge), il fenomeno dei ragazzi che si unirono all’ISIS al culmine del suo potere. La loro canzone Gamh (Corn), cantata sulle melodie di “The Harder They Fall” di Giyo, ruota attorno al modo in cui il gruppo terroristico usava il grano come arma per barattare e affamare le persone. Il testo della canzone include le righe “Dì al tuo emiro che siamo uomini coraggiosi e non suoi seguaci. Siamo i rivoluzionari che hanno creato la primavera”.
Sul fronte siriano sono emersi numerosi gruppi, tra cui lo Shkoon di Berlino, che fonde il folklore con un mix di musica tradizionale e contemporanea. Nel genere hip hop, tuttavia, un musicista popolare è il Bu Kolthoum di Amman, il cui nome è la fusione del poeta arabo pre-islamico Bin Kulthoum e quello della diva egiziana Um Kolthoum. Tra le sue canzoni c’è Nujoum (stelle) i cui testi includono le parole “Le bocche di SANA (l’agenzia ufficiale di stampa araba siriana), sono schiave ma nella loro mente sono padroni”. Jouwana (Inside us), un’altra canzone di Bo Kolthoum, lo mostra mentre cammina con una bottiglia di Jack Daniels in una strada vuota ed è un appello della generazione più giovane a non essere abbandonata; “Non dimenticarti di noi, i tuoi semi sono dentro di noi. Dobbiamo essere annaffiati” e continua “Sono ancora un bambino, su un’altalena, un bambino che sta ancora imparando, un albero genealogico spezzato.”
Con la sua caratteristica barba, El-Rass combina i canti sufi “O Signore dei due universi, sono venuto per chiedere la tua accettazione” con musica elettronica come in “Tripoli 97” in cui esprime delusione verso i leader libanesi tra cui Hezbollah e l’ex primo ministro Saad Hariri
L’hip hop libanese è tra i più antichi della regione con gruppi come Aks’ser (Wrong Way), che si esibisce dal 1997 e che ha continuato con performance come Rayess Beik, che nel 2011 ha remixato il canto della primavera araba “The People Want the Downfall of the Regime ” nella canzone Thawra (Revolution), denunciando la politica settaria in Libano. Più di recente El-Rass [The Head] con la sua caratteristica barba, combina i canti sufi – “O Signore dei due universi, sono venuto per chiedere la tua accettazione” – con la musica elettronica, come nella canzone “Tripoli 97” in cui esprime delusione verso le leadership libanesi tra cui Hezbollah e l’ex Primo Ministro Saad Hariri. La recente rivolta libanese ha portato sulla scena una nuova generazione di artisti come Malikah (Queen), la cui canzone 3am 7arib “I am Fighting” è sia una denuncia dei politici libanesi, quanto un grido a favore dell’emancipazione femminile.
Allo stesso modo, le recenti proteste irachene hanno dato origine a una serie di gruppi, alcuni dei quali sono attivi da anni ma non altrettanto noti, offrendo un esempio di commistione tra generi. Ayman Hamid ha debuttato con la sua canzone Thayl (letteralmente “una coda”, usata anche per indicare una marionetta) nel popolare programma televisivo Basheer, canzone diventata un successo immediato con le sue parole che promettono di non ritirarsi di fronte all’uso della forza letale da parte dello Stato. Le proteste del Sudan del 2018 hanno ispirato Sammany, artista hip-hop sudanese con sede in Qatar che ha pubblicato una versione strumentale di una canzone basata sui canti dei manifestanti intitolata Matalib (Richieste). Le sue parole iniziano con “Non torno indietro, ho delle richieste. Dateci un governo civile”.
Ma forse da nessun’altra parte questo nuovo genere di hip hop arabo è più diffuso quanto nel corridoio giordano-palestinese. Il genere qui è molto attivo, con Ramallah e Amman con dozzine di artisti affermati e di concerti. Tra questi musicisti c’è il già citato Synaptik, con fan in tutta la regione del Levante e in Egitto, la cui ricca produzione musicale potrebbe rendere difficile agli artisti esterni penetrare nel mercato. Synaptik, laureato in medicina, ha collaborato con numerosi artisti tra cui Tamer Nafar, cittadino palestinese di Israele, Bo Kolthoum in Siria, El Rass in Libano e Wegz in Egitto, con una canzone intitolata Marijuana.
Musicisti come The Synaptik & Shouly inizialmente cantavano in inglese, ma sono passati alla lingua araba con la quale hanno trovato un pubblico interessato a veder riflessa la loro situazione nella musica. La loro musica e quella dei loro coetanei continua a essere una fusione tra arabo classico e dialettale e tra strumenti occidentali e orientali, pur mantenendo una forte influenza araba. Chris Hughes, uno specialista di DJ e di media creativi, afferma che “la musica araba è recentemente aumentata in termini di fedeltà e di tecnologia, il che ha permesso di amplificare il miscuglio di generi,ottenendo grandi risultati”.
Grazie a piattaforme come SoundCloud e YouTube, una fiorente scena musicale hip hop araba prospera nonostante non sia riprodotta sui canali mainstream. Gli importanti messaggi veicolati, probabilmente continueranno a sfuggire alle autorità che preferiscono tematiche più tradizionali
Yusor Hamed di Ramallah aggiunge quel tocco romantico, a volte mancante nella scena hip hop, attraverso le sue numerose collaborazioni con artisti del calibro di Dodix, con cui ha cantato “About Yesterday” il cui testo recita “Lui sta cercando una ragazza spensierata, mentre lei cerca un uomo serio. ” Yusor, che scrive i suoi stessi testi, mi dice: “A volte le collaborazioni sono semplici coincidenze. Magari ti capita di ascoltare il lavoro di qualcuno e ti piace, così da contattarlo, e viceversa. Non esiste un modo sistemico di collaborare. Dipende dalla flessibilità dell’altra persona e dalla disponibilità a collaborare “. Yusor, che ha studiato musica araba al Edward Said National Conservatory of Music, lamenta la mancanza di strutture nella scena hip hop. “Condividiamo la nostra produzione attraverso le nostre piattaforme senza un agente, cosa che ha i suoi lati positivi e negativi. Può essere necessario molto tempo per raggiungere il pubblico”.
Sebbene diversi nella gamma di argomenti e di stili, questi nuovi artisti arabi hanno una serie di caratteristiche comuni. A differenza dei cantanti arabi tradizionali, la maggior parte di questi musicisti scrive la propria musica o collabora al processo di scrittura. Un altro elemento è che spesso cantano in opposizione all’autorità, a differenza dei cantanti tradizionali che si guadagnano da vivere mantenendo buoni rapporti con i vari governi arabi e lodandoli spesso nelle loro canzoni. Questi artisti collaborano anche tra loro, scrivendo canzoni insieme e prestandosi voce l’un l’altro, creando così uno spirito di cameratismo che manca in altri campi artistici.
Come con altri generi nel mondo arabo, l’industria dell’hip hop ha molto bisogno di supporto. Ci sono poche o nessuna opportunità di borse di studio, il genere non viene insegnato nelle scuole e da molti è ancora considerato tabù. Le nuove canzoni hip-hop arabe non vengono trasmesse sui canali televisivi controllati dallo Stato, né sulla maggior parte delle stazioni radio della regione. I messaggi importanti che veicolano probabilmente continueranno a eludere le autorità, considerato che queste preferiscono musicisti più arrendevoli che cantano di temi tradizionali come il romanticismo e più recentemente il patriottismo. “Le sfide sono che questa non è la scena principale, non è il tipo di musica che la gente si aspetta” dice Yusor “Il tipo di pubblico è diverso ed è meno numeroso, rispetto a quello della scena musicale tradizionale. È anche un lavoro freelance basato sull’attrezzatura di cui si dispone e non c’è mercato a cui vendere. Stiamo semplicemente dimostrando ciò che possiamo offrire “.
Questi ostacoli tuttavia non hanno fermato quella che è una fiorente scena musicale hip hop araba, che continua a prosperare grazie a piattaforme come SoundCloud, YouTube e alle stazioni radio indipendenti apparse negli ultimi anni, come Al Hara in Palestina, Al Shams ad Amman e Al Houma in Tunisia. Secondo Yusor, “la scena hip hop ha fatto un salto, ma deve ancora maturare. C’è casualità e slancio nella produzione, ma non c’è ancora maturità. Credo che avrà bisogno di tempo prima che abbia caratteristiche distinte”.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org