Con l’uscita di scena di Jeremy Corbyn, Tzipi Hotovely finalmente costringerà gli ebrei liberali britannici ad affrontare le verità su Israele che hanno lungamente rifiutato.
Di Jonathan Cook – 10 Luglio 2020
Dopo aver distolto con successo per anni l’attenzione dall’intensificarsi dei crimini di Israele contro il popolo palestinese, citando una presunta crescente “crisi di antisemitismo” nel Partito Laburista britannico, i leader delle comunità ebraiche nel Regno Unito sono esasperati dalla probabilità di doversi trovare inaspettatamente a doversi difendere.
Il mese scorso, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha spiazzato le principali organizzazioni ebraiche britanniche nominando Tzipi Hotovely come prossimo ambasciatore di Israele nel Regno Unito. Si prevede che assumerà la sua posizione in estate.
Recentemente nominato primo ministro degli insediamenti israeliani, Hotovely non sembra avere nessuna predisposizione alla diplomazia. È una stella nascente nel Partito Likud di Netanyahu, e al centro dell’ascesa dell’estrema destra israeliana negli ultimi dieci anni.
Questa terra è nostra
È apertamente islamofobica, nega la storia del popolo palestinese. Sostiene gruppi di purezza razziale, come Lehava, che cercano di fermare le relazioni tra ebrei e non ebrei. E ostenta un suprematismo religioso ebraico che rivendica il diritto su tutta la Palestina storica.
In un discorso del 2015 sulla sua nomina a vice ministro degli Esteri, ha respinto una soluzione a due Stati, dicendo: “Questa terra è nostra. È tutta nostra. Non siamo venuti qui a scusarci per questo.”
Le è stata affidata la responsabilità di ministro degli insediamenti per la supervisione di ciò che è ampiamente temuto sarà l’imminente annessione di un terzo della Cisgiordania promessa da Netanyahu, spazzando via ogni barlume di speranza in uno Stato palestinese.
Ma va oltre. Favorisce la piena annessione della Cisgiordania, implicando il sostegno sia al governo dell’apartheid esplicito e diretto di Israele su milioni di palestinesi sia a rinnovate operazioni di pulizia etnica di massa per rimuovere i palestinesi dalle loro case.
Hotovely sostiene anche l’acquisizione da parte di Israele del complesso della moschea Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata, uno dei siti islamici più importanti al mondo. Una simile mossa potrebbe incendiare il Medio Oriente.
Ingerenza dell’ambasciata
Hotovely segna un’indubbia discontinuità rispetto ai recenti ambasciatori.
Dal 2007 al 2016, l’incarico è stato ricoperto successivamente dai diplomatici di carriera Ron Prosor e Daniel Taub. Hanno seguito il tradizionale copione dell’ambasciata: sforzi retorici per togliere i riflettori da Israele e dalla sua sistematica oppressione dei Palestinesi.
Si sono invece concentrati su una soluzione a due stati a cui nessuno nel governo israeliano era realmente interessato dando la colpa della mancanza di progressi alla presunta intransigenza palestinese e al “terrorismo” di Hamas.
All’inizio del 2016, è stato nominato un altro diplomatico, Mark Regev, sebbene in una veste più politicizzata. In precedenza era stato il portavoce più fidato di Netanyahu.
L’arrivo di Regev ha coinciso con un ruolo molto più aggressivo, seppur defilato, dell’ambasciata di Londra nell’interferire direttamente nella politica britannica. Ha dovuto fare i conti con il leader recentemente eletto del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, che è stato visto come una grave minaccia per Israele a causa del suo esplicito sostegno alla causa Palestinese.
Un’indagine sotto copertura trasmessa da AlJazeera all’inizio del 2017, The Lobby USA, ha rivelato che un funzionario dell’ambasciata israeliana si stava segretamente coordinando con le organizzazioni ebraiche per eliminare Corbyn. Uno di questi gruppi, il Movimento Laburista Ebraico (Jewish Labour Movement – JLM), era stato recentemente rilanciato all’interno del Partito Laburista per opporsi a Corbyn.
Prove evidenti suggeriscono che gli sforzi dell’ambasciata per danneggiare Corbyn erano diretti dal ministero degli affari strategici di Israele. La missione principale del ministero è stata quella di screditare la solidarietà internazionale con i palestinesi, in particolare il crescente movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele.
Sionismo e antisemitismo
Come sottolineato nel documentario di AlJazeera, una delle armi principali nell’arsenale di Israele è stata quella di etichettare gli attivisti impegnati della solidarietà con la lotta palestinese come antisemiti.
Questo è stato ottenuto confondendo le differenze tra l’antisemitismo e l’opposizione al sionismo, un’ideologia politica estremista che, anche nelle sue varietà secolari, presume che gli ebrei hanno un diritto ispirato dalla Bibbia di espropriare la popolazione palestinese nativa.
Corbyn si trovò sempre più sotto attacco da parte della JLM e della principale organizzazione di leadership ebraica del Regno Unito, il Consiglio dei Deputati, per aver presumibilmente scatenato la “piaga” dell’antisemitismo sui Laburisti. Mentre l’antisemitismo nel Regno Unito è aumentato complessivamente negli ultimi anni, le statistiche hanno rivelato che questa accusa contro il Partito Laburista, in particolare, è del tutto priva di fondamento.
Alla fine, il partito fu costretto ad accettare una nuova definizione di antisemitismo, ideata dall’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (International Holocaust Remembrance Alliance – IHRA), che classificò gravi critiche nei confronti di Israele, oltre al sostegno ai diritti dei palestinesi, come razzista.
Keir Starmer, successore di Corbyn come leader laburista, dà l’impressione di aver imparato dal devastante scontro di Corbyn con la lobby israeliana. Si è dichiarato sionista e ha aderito a “10 impegni” del Consiglio dei Deputati per eliminare le critiche significative a Israele.
Alla fine del mese scorso, ha licenziato Rebecca Long-Bailey dal governo ombra per aver presumibilmente condiviso una “teoria della cospirazione” antisemita dopo aver ritwittato un articolo che criticava il ben documentato coinvolgimento di Israele nella formazione delle forze di polizia statunitensi.
Minacce vuote
Netanyahu sembra ora fiducioso che la minaccia politica del Regno Unito nei confronti di Israele sia stata neutralizzata, e che nessuno dei due partiti principali della Gran Bretagna spenderà più di una dichiarazione a parole per i diritti dei palestinesi.
Ciò è stato sottolineato dal fatto che la nomina di Hotovely coincide con l’attesa mossa di Netanyahu di annettere ampie zone della Cisgiordania nelle prossime settimane su licenza del recente piano di “pace” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il mese scorso, circa 50 esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno descritto la proposta di annessione israeliana come il precursore dell “apartheid del 21° secolo”.
Boris Johnson, il primo ministro britannico, ha espresso opposizione all’annessione, così come Starmer. Ma nessuno dei due ha indicato che avrebbe intrapreso alcuna azione sanzionatoria.
Il fatto che Hotovely, una campionessa dell’annessione massimalista, rappresenterà la politica del governo israeliano nel Regno Unito suggerisce che Netanyahu sa che i leader del partito britannico non proporranno altro che minacce vuote.
Cancellazione dei palestinesi
Ma mentre Netanyahu può gratificarsi di avere Hotovely che vende l’annessione in Cisgiordania all’opinione pubblica britannica e difende i sempre maggiori abusi di Israele nei confronti dei palestinesi, importanti personalità ebraiche di spicco nel Regno Unito sono indignate.
Hanno trascorso gli ultimi cinque anni a cambiare l’opinione nel Regno Unito. Il sionismo, l’ideologia coloniale di Israele, è stato riconfezionato come innocuo, persino salutare: un movimento politico benevolo che dà semplicemente potere agli ebrei, liberandoli dall’antisemitismo.
Ma questa illusione è dipesa dalla cancellazione dei palestinesi, e dalla loro oppressione, eclissandoli.
La campagna ha avuto così tanto successo che coloro che cercano di ricordare ai Britanni le circostanze dell’istituzione di Israele e la sua storia successiva sono stati etichettati come antisemiti.
La creazione di Israele, sponsorizzata dai governi britannici per oltre un secolo, dipendeva dalla pulizia etnica di circa l’80% dei palestinesi costretti a fuggire dalle loro case nel 1948 e dalla continua esclusione di milioni di loro discendenti. Israele sottopone ancora oggi milioni di persone a un’occupazione militare.
Hotovely minaccia di vanificare tutti questi risultati, e smascherare la lobby pro-Israele, così come alcuni dei più eminenti esponenti della comunità ebraica britannica, come ciarlatani.
Appassionato di Israele
I leader ebraici del Regno Unito erano già nel panico per le promesse di Netanyahu di annettere parti della Cisgiordania. Ciò metterebbe chiaramente a fuoco un programma sionista decennale di espropriazione palestinese che hanno silenziosamente appoggiato.
All’inizio del mese scorso, prima dell’annuncio della nomina di Hotovely, circa 40 dei più importanti ebrei britannici, tra cui gli storici Simon Schama e Simon Sebag Montefiore, il filantropo Vivien Duffield e l’ex ministro del Governo Conservatore Malcolm Rifkind, scrissero a Regev esortando il governo israeliano a riconsiderare l’annessione.
Hanno osservato che, come “sionisti impegnati e dichiarati amici di Israele,” si erano impegnati duramente per “favorire un ambiente più solidale per Israele” nel Regno Unito. Ma l’annessione, hanno avvertito, dividerebbe la comunità ebraica del Paese e “costituirebbe una minaccia esistenziale alle tradizioni del sionismo in Gran Bretagna”.
È da notare che tra i personaggi chiave della campagna per estromettere Corbyn dal suo sostegno ai diritti dei palestinesi, firmatari la lettera, inclusa l’ex deputata laburista Luciana Berger, c’erano; Trevor Chinn, uno dei principali donatori della campagna di Starmer; Daniel Finkelstein, editore associato del quotidiano Times; Julia Neuberger, un rabbino di spicco; e Anthony Julius, un famoso avvocato.
L’annessione non è il nuovo che avanza
Ma l’annessione non è una nuova politica, come suggeriscono questi noti ebrei. Israele ha formalmente annesso Gerusalemme Est nel 1980, in violazione del diritto internazionale, condannando più di 370.000 residenti palestinesi al regime permanente di apartheid israeliano. Israele fece lo stesso con le alture siriane del Golan un anno dopo.
Ma l’annessione è davvero peggiore delle operazioni di pulizia etnica di massa condotte da Israele non solo nel 1948, ma di nuovo nel 1967? Da allora, Israele ha perseguito una politica di pulizia etnica occulta nei territori occupati, l’altra faccia della sua politica di “annessione strisciante”, in quanto ha sottratto sempre più terra palestinese per darla agli israeliani.
Questi crimini di guerra non hanno portato i leader della comunità ebraica in Gran Bretagna a ripensare il loro “appassionato impegno” verso Israele?
E perché è solo quest’ultima fase dell’annessione che mette in discussione “lo status di Israele come democrazia liberale”, e non le strutture giuridiche codificate in decine di leggi che privilegiano i diritti di cittadinanza degli israeliani, sulla minoranza palestinese, di 1,8 milioni, un quinto della sua popolazione?
L’annessione formale è semplicemente la conclusione logica di oltre un secolo di colonizzazione sionista della Palestina, che è sempre stata fondata sulla sostituzione della popolazione nativa con gli israeliani. Allarmarsi in questa fase avanzata della missione coloniale di Israele, come se una linea rossa immaginaria fosse stata improvvisamente superata, è un’enorme auto-illusione.
Risparmiare l’imbarazzo agli alleati
Ma se l’annessione rappresenta un duro colpo all’immagine che questi “appassionati sionisti” hanno di se stessi come liberali sensibili e sinceri, la nomina di Hotovely come ambasciatore potrebbe ancora dargli il colpo di grazia.
I primi governi israeliani erano consapevoli della necessità di mettere un tocco di retorica sulla loro oppressione dei palestinesi per risparmiare l’imbarazzo dei sostenitori negli stati occidentali. Questo era uno dei compiti del ministero degli Esteri di Israele e del suo corpo diplomatico. Era anche lo scopo dell’industria israeliana dell’Asbara, la propaganda di Stato mascherata da “informazione” neutrale.
I successivi governi Netanyahu hanno trovato sempre più insostenibili tali inganni in un’epoca in cui i palestinesi hanno videocamere e smartphone che possono documentare i loro abusi. I video si possono trovare ovunque su Youtube.
Molti ebrei britannici hanno distolto lo sguardo, sostenendo invece che la strenua critica di Israele è una demonizzazione motivata dall’antisemitismo. Ma gli autoinganni così amati da molti nelle comunità ebraiche d’oltremare sono sempre più sgradevoli ai suprematisti sionisti della destra israeliana. Hotovely è semplicemente l’ultima opzione, un inviato che si preoccupa poco per indulgere alla dissonanza cognitiva degli alleati ebrei locali.
Nel 2015, prima che l’ultra-nazionalista Jair Bolsonaro diventasse il presidente del Brasile, Netanyahu ha cercato di imporre un leader dei coloni, Dani Dayan, a Brasilia. In particolare, Hotovely, che all’epoca era vice ministro degli Esteri israeliano, fu esplicito nel difendere la nomina di Dayan, minacciando persino di declassare le relazioni con il Brasile.
Dopo una disputa diplomatica, Dayan fu infine riassegnato come console generale di Israele a New York.
Perdere amici
Alcuni nella comunità ebraica del Regno Unito sembrano credere di poter godere di un simile successo. Molte centinaia di ebrei britannici hanno firmato una petizione lanciata da un gruppo anti-occupazione, Na’amod, esortando il Regno Unito a respingere Hotovely come ambasciatore. Altri sembrano contemplare un boicottaggio se lei venisse accreditata.
I leader della comunità ebraica liberale si sono uniti alla loro opposizione. Il collega laburista Lord Beecham ha dichiarato al quotidiano The Jewish Chronicle che la nomina di Hotovely “non contribuirebbe ad acquisire alleati nel Regno Unito o qualsiasi altro paese ragionevole”.
Laura Janner-Klausner, la rabbino anziana del movimento riformista, gli fece eco: “Le opinioni politiche di Hotovely sui palestinesi, l’annessione e il pluralismo religioso sono in contrasto con i nostri valori fondamentali”.
Solo che tutte le prove recenti suggeriscono che Janner-Klausner si sbagli. Sì, i “valori” disadorni di Hotovely sono ripugnanti e apertamente razzisti. Non nasconde la sua visione del mondo suprematista sionista; lo indossa con orgoglio.
Ma le sue politiche a sostegno dell’insediamento ebraico in terra palestinese sono state la base della politica di ogni governo israeliano dal 1967, quando iniziò l’occupazione. E il punto di arrivo logico degli insediamenti in continua espansione è sempre stata l’annessione, o per decreto legale o creando una tattica sul campo.
La maggioranza della comunità ebraica britannica, come i suoi leader continuano a ricordarci, sono ferventi sionisti. Le pubblicazioni ebraiche descrissero Na’amod, che ha lanciato la petizione contro Hotovely, come un gruppo “marginale” perché “si batte contro l’occupazione ed è a favore dei diritti dei palestinesi”.
Vivere nella menzogna
Per molti anni, alcuni nella comunità ebraica britannica hanno servito come sostenitori per gli insediamenti. Uno di questi gruppi, il Fondo Nazionale Ebraico – Regno Unito (Jewish National Fund UK), ha accolto con favore la nomina di Hotovely, scoprendo perché la definissero “competente ed efficiente”.
Altri hanno cinicamente chiuso un occhio sugli sviluppi nei territori occupati in oltre mezzo secolo. Il Consiglio dei Deputati, l’istituzione più vicina alla comunità ebraica del Regno Unito, ha affermato che collaborerà con Hotovely. Per quanto riguarda l’annessione, ha detto: “Non prendiamo le parti della politica israeliana.”
Altri si sono espressi apertamente contro gli insediamenti, mentre vivevano una menzogna che nascondevano anche a loro stessi. Più Israele si spostava a destra e più espandeva gli insediamenti per deportare i palestinesi, più questi “liberali” consolidavano il loro sostegno a Israele e si rifiutavano di sostenere il dissenso.
Il sostegno cieco a Israele è diventato una misura del fatto che avrebbero sostenuto un partito politico, come Ed Miliband, egli stesso ebreo e il predecessore di Corbyn come leader laburista, scoprì a sue spese.
Un’identità ultra-nazionalista
Il Partito Laburista è stato perso dalla maggior parte della comunità ebraica britannica molto tempo fa, molto prima di Corbyn. Tutto tranne il sostegno acritico a Israele, anche se Israele si è spostato sempre più in un ultra-nazionalismo al confine con quello che gli esperti israeliani hanno descritto come fascismo, è stato etichettato come prova di “antisemitismo” di sinistra.
L “antisemitismo” è diventato un modo per evitare di pensare a Israele e a ciò che rappresentava. È diventato un modo per respingere i critici di Israele senza affrontare le loro argomentazioni. Servì da copertura, rassicurando molti ebrei britannici che la loro politica era difensiva, piuttosto che ideologicamente estremista e aggressiva.
Ora, Hotovely fungerà da identità ultra-nazionalista israeliana al loro ego liberale. Con l’uscita di scena di Corbyn gli ebrei liberali britannici dovranno finalmente affrontare le verità su Israele che hanno lungamente rifiutato.
È arrivata la resa dei conti tanto attesa.
Jonathan Cook è un giornalista britannico residente a Nazareth dal 2001, è autore di tre libri sul conflitto israelo-palestinese. È stato vincitore del premio speciale Martha Gellhorn per il giornalismo. Il suo sito Web e blog è disponibile all’indirizzo: www.jonathan-cook.net
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org