L’IDF ha ammesso di aver posizionato gli esplosivi sulla strada principale, come “dissuasori”, perché nell’area “si verificano regolarmente disordini”.
Di Alan Macleod – 28 Agosto 2020
Un bambino palestinese di sette anni camminava con la mamma appena fuori dal villaggio di Kafr Qaddum in Cisgiordania, a pochi chilometri a ovest della città di Nablus. Avendo visto uno strano pacchetto arancione e nero tenuto fermo con dei sassi, il bambino si avvicina pensando fosse un giocattolo. Sua madre lo ferma immediatamente e chiama un parente per controllare. L‘uomo, incautamente, scuote il pacco che esplode, ferendolo al viso e alle mani.
Sulla strada, lungo il percorso trovano un altro dispositivo, questa volta lo fotografano e gli lanciano contro delle pietre fino a farlo esplodere.
Quel dispositivo era contenuto in una scatola di metallo usata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) per le granate, riferisce il quotidiano israeliano Haaretz. Quella sera, dopo l’indignazione suscitata dalle immagini sui social media, le unità militari israeliane sono arrivate e hanno neutralizzato un terzo ordigno esplosivo improvvisato (Improvised Explosive Device – IED) che avevano lasciato sul percorso.
Fonti dell’IDF hanno tranquillamente ammesso di aver posizionato gli esplosivi sulla strada principale, come “dissuasori”, perché nell’area “si verificano regolarmente disordini”. Kafr Qaddum è conosciuto come un focolaio di protesta contro l’occupazione israeliana, il che suggerisce che ciò sia stato fatto in risposta all’attivismo degli abitanti. Indicazioni di pericolo, scritte solo in ebraico, sono state trovate vicino ai dispositivi IED. “La gente lì ci vive e i bambini vanno in giro”, ha detto l’uomo ferito, “è una fortuna che non sia successo niente di peggio”.
“Anche in un luogo in cui le rappresaglie da parte dei soldati sono diventate la normalità, i soldati che piazzano ordigni esplosivi improvvisati sono un’anomalia, ed è pura fortuna che non abbia causato ferite ben peggiori”, ha dichiarato il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem.
“Questo è il modo in cui operano le bande armate, non un normale esercito (in questo caso “il più morale del mondo”). Ma l’azione riflette lo spirito dei comandanti dell’esercito e del governo, che trasmettono il messaggio che le vite e gli arti palestinesi sono un bersaglio facile.”
“Quando ho sentito questa storia, non potevo credere che fosse vera. Ma lo è”, ha detto Hagar Shezaf di Haaretz, che ha accertato i fatti. Eppure, nonostante avesse ottenuto ammissioni da fonti dell’IDF, nutriva l’idea che l’intera faccenda fosse una fuorviante tattica strategica palestinese.
Inutile dire che piazzare ordigni esplosivi in aree civili è un grave crimine di guerra. Tuttavia, rispetto alla campagna di bombardamenti di settimane che Israele sta attualmente conducendo contro Gaza, l’installazione di alcuni IED è forse un incidente minore. I media occidentali hanno mostrato scarso interesse nel documentare la campagna, prendendo involontariamente le parti di Israele così facendo. Infatti, l’emittente canadese CBC si è scusata pubblicamente per aver usato la parola “Palestina” in onda durante un’intervista.
Le conseguenze umanitarie dei bombardamenti sono probabilmente peggiori dei bombardamenti stessi. L’unica centrale elettrica di Gaza è stata messa fuori servizio e Israele ha ridotto l’erogazione a sole tre o quattro ore di elettricità al giorno, limitando le importazioni di carburante. Oxfam avverte che le attuali condizioni rischiano di scatenare un’epidemia di COVID-19 che le autorità non saranno in grado di gestire. Gli ospedali di Gaza contano solo 97 letti di terapia intensiva, e l’accesso delle persone all’acqua potabile si è ridotto da 80 a 20 litri al giorno. “Le persone sono costrette a scegliere tra lavarsi o bere”, ha spiegato Shane Stevenson, direttore nazionale di Oxfam per Israele e Palestina.
Anche la malnutrizione ha raggiunto il punto di crisi, con un terzo della Palestina (e oltre due terzi degli abitanti di Gaza) in condizioni di insicurezza alimentare, secondo il Programma Alimentare Mondiale, che ha rilevato che quasi l’8% dei bambini palestinesi sotto i cinque anni mostra segni di denutrizione da moderati a gravi.
Gli Stati Uniti detengono un’enorme influenza nella regione. Tuttavia, entrambi i partiti politici sembrano fermamente favorevoli alle azioni israeliane. Trump ha incoraggiato Netanyahu ad annunciare l’annessione di gran parte della fertile Valle del Giordano, mentre il candidato democratico sembra ansioso di superare il presidente; “Vi prometto che l’amministrazione Biden-Harris sosterrà l’impegno indissolubile dell’America per la sicurezza di Israele, inclusa la cooperazione militare e di intelligence senza precedenti sperimentata durante l’amministrazione Obama-Biden e la garanzia che Israele manterrà sempre la sua supremazia militare”, ha dichiarato Kamala Harris mercoledì durante una raccolta fondi.
Riguardo agli IED, il quotidiano israeliano Haaretz si è piuttosto preoccupato, tanto da pubblicare un editoriale: “Questo fenomeno deve essere fermato e i responsabili puniti. L’IDF deve assicurarsi che non ci siano più tali dispositivi nella zona, e che non ci siano altri luoghi dove scatole arancioni aspettano bambini curiosi o i loro genitori”, ha scritto. Resta da vedere se l’IDF ascolterà le sue parole.
Alan MacLeod scrive su MintPress News. Dopo aver completato il suo dottorato di ricerca nel 2017, ha pubblicato due libri: Bad News From Venezuela: Twenty Years of Fake News and Misreporting and Propaganda in the Information Age: Still Manufacturing Consent.
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org