Senza una fine prevedibile, il blocco di Israele su Gaza non solo va contro il Diritto Internazionale, ma è già da oltre un decennio sotto osservazione delle Nazioni Unite e dei gruppi per i diritti umani.
Di Kathryn Shihadah – 16 Settembre 2020
Poiché la pandemia di coronavirus ha dominato i titoli dei giornali negli ultimi mesi, si potrebbe facilmente perdersi la notizia che la Striscia di Gaza è entrata silenziosamente nel suo quattordicesimo anno sotto l’assedio israeliano. Le conseguenze umanitarie di questo blocco non possono essere sottovalutate, con Israele che controlla Gaza dal mare, dall’aria e dal suolo. Ma anche dal sottosuolo e sott’acqua.
Senza prevedere una fine in vista, il blocco è stato monitorato dalle Nazioni Unite e dai gruppi per i diritti umani per oltre un decennio. Il Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e il Lavoro (UNRWA) per la Palestina, Pierre Krahenbuhl, ha affermato che il blocco di Gaza è il “più lungo della storia”. Ha fatto questi commenti sette anni fa, e la durata dell’assedio da allora è raddoppiata senza una fine in vista.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, dieci anni fa, ha definito il blocco una chiara violazione del Diritto Internazionale Umanitario, mentre il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha invitato Israele a revocare l’embargo nel 2008.
Altri gruppi accreditati a livello mondiale l’hanno descritto come una “violazione delle regole di guerra (2009)”; “punizione collettiva (2008),” “sofferenza inaccettabile (2010)” e “possibile crimine contro l’umanità (2009).”
Eppure, nonostante le pressioni mondiale e la pandemia, il brutale blocco di Israele continua, reso possibile in parte dalla collaborazione degli Stati Uniti.
Negli anni precedenti all’amministrazione Trump, l’UNRWA, che si occupa degli 1,4 milioni di rifugiati palestinesi residenti a Gaza, ha ricevuto ampi finanziamenti dagli Stati Uniti. Trump ha posto fine a quel finanziamento nel 2018. Gli Stati Uniti forniscono inoltre oltre 3,8 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele e pongono costantemente il veto su qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che condannerebbe Israele e potenzialmente limiterebbe le violazioni dei Diritti Umani e le violazioni del Diritto Internazionale a Gaza.
Quattordici anni di privazione delle esigenze più elementari per la sopravvivenza umana sono lunghi. Questa realtà è particolarmente dura per i bambini di Gaza, che, nati sotto assedio, non conoscono altra vita.
Un giovane rapper di Gaza racconta le cose come stanno
Abdel Rahman al Shanti, un sensazionale rapper undicenne di Gaza, vuole che il mondo esterno sappia: “siamo bambini, dovremmo essere come tutti gli altri bambini”. I testi delle sue canzoni, “Pace” e “Messaggero di Gaza”, raccontano la sua giovane vita sotto l’assedio e la guerra:
‘Sono nato a Gaza City e la prima cosa che ho sentito è stato uno sparo. Nel mio primo respiro, ho assaporato la polvere da sparo … ”
Sono qui per dire che le nostre vite sono difficili. Abbiamo strade distrutte e bombe nei cortili.”
Altri bambini aggiungono le loro storie a quelle di Abdel Rahman.
In malattia
Israele ha concesso 7.000 permessi di viaggio per cure mediche per i minori nel 2018, ma meno di 2.000 per i genitori. La matematica non sbaglia: oltre la metà dei bambini viaggiano senza i genitori.
Physicians for Human Rights (Medici per i Diritti Umani) riferisce che, in alcuni casi, Israele ricatta i genitori, chiedendo loro di diventare informatori in cambio del permesso di accompagnare i loro figli.
Miral, dieci anni, ad esempio, ha ottenuto il permesso di recarsi a Nablus in Cisgiordania per la chemioterapia, ma ai suoi genitori è stato negato. Miral è morto da solo.
Aisha, una bambina di cinque anni, aveva un tumore al cervello. A causa delle restrizioni di Israele, i suoi genitori non potevano nemmeno fare domanda per accompagnarla a Gerusalemme per le cure; ci sarebbero volute tre settimane perché Israele facesse un controllo sulla nonna di Aisha. È andata con uno sconosciuto. È morta da sola.
Louay ha tre anni. A sua madre è stato permesso di accompagnarlo a Nablus per il trattamento del cancro solo dopo che decine di giornali hanno divulgato la sua storia e fatto pressione su Israele.
I bambini malati che rimangono a Gaza hanno i genitori al loro fianco, ma spesso hanno un’assistenza medica declassata: a causa del prolungato blocco di Israele, le strutture mediche dell’enclave sono fatiscenti e gravemente carenti di medicinali e forniture; le apparecchiature sono in cattivo stato e l’elettricità è discontinua.
Israele stesso potrebbe essere responsabile di alcuni casi di cancro infantile, in quanto ha utilizzato armi sperimentali contro la popolazione civile di Gaza nel 2008-2009. Da allora il cancro tra i bambini di Gaza è aumentato del 41%.
Cecchini
Wisal aveva quattordici anni quando si è recata al confine di Gaza con Israele il 14 maggio 2018. Ha partecipato alla protesta non violenta contro il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, un atto che ha fatto arrabbiare e mortificato ogni palestinese. Di fronte ai manifestanti c’erano tiratori scelti israeliani.
Era tra i sessanta abitanti di Gaza uccisi quel giorno, dieci dei quali erano bambini. Un totale di quarantasei bambini (e diverse centinaia di adulti) sono stati uccisi dal fuoco dei cecchini israeliani durante venti mesi di proteste non violente a Gaza, tra il 2018 e il 2019. Le manifestazioni settimanali hanno richiamato l’attenzione sull’assedio israeliano e sul rifiuto di consentire ai profughi palestinesi di tornare alle loro case.
Molti degli oltre 8.800 bambini e più di 27.000 adulti feriti durante le proteste sono stati colpiti da proiettili dirompenti che “frantumano le ossa”, un crimine di guerra.
Infanzia negata
Ai bambini di Gaza che vivono sotto il blocco israeliano manca molto di quello che gli altri danno per scontato. Israele ha vietato l’importazione di molti prodotti essenziali nell’enclave. L’elenco degli articoli proibiti cambia occasionalmente, ma non di molto.
Gruppi per i diritti umani riferiscono che i bambini di Gaza hanno dovuto fare a meno di giocattoli, pastelli, coperte, caramelle e biscotti. Sono stati bloccati anche carne, pasta, spezie e stufe, oltre a legno, cemento e intonaco per riparare le migliaia di case danneggiate o distrutte durante le tre aggressioni militari di Israele.
I bambini di Gaza combattono la malnutrizione da anni; il suicidio tra i giovani sta diventando un’epidemia.
Perché il blocco?
La ragione ufficiale di Israele per imporre l’opprimente blocco su Gaza: i razzi di Hamas. Israele ripete questo mantra anno dopo anno ma non aggiunge né contesto né dettagli.
In effetti, Hamas è il partito politico legittimamente eletto di Gaza, un partito autodichiarato di resistenza all’occupazione, in contrasto con Fatah, che gli abitanti di Gaza considerano complice di Israele.
I gruppi di resistenza di Gaza hanno iniziato a lanciare razzi nel 2001 in risposta alle invasioni israeliane che hanno ucciso decine di civili palestinesi. Da allora migliaia di altri palestinesi sono stati uccisi.
I razzi di Gaza, al contrario, hanno ucciso un totale di circa 40 israeliani in quasi vent’anni.
Il popolo palestinese nei territori occupati ha il diritto riconosciuto dal Diritto Internazionale di resistere al proprio occupante, compresa la resistenza armata.
Molti uomini di Gaza sentono l’obbligo di resistere a Israele per il bene dei loro figli. Sperano contro ogni aspettativa.
Kathryn Shihadah scrive per MintPress News e If Americans Knew. Documenta regolarmente l’ingiustizia e la demonizzazione che i palestinesi affrontano per mano di Israele con la complicità degli Stati Uniti, in particolare la comunità cristiana. Kathryn vive in Medio Oriente da dieci anni e ha viaggiato molto. Scrive su PalestineHome.org.
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org