Le campagne di incitamento contro i difensori dei diritti palestinesi sono false e scorrette e dovrebbero essere trattate come tali dai governi europei e dalle ONG.
Di Ben White – 6 novembre 2020
Foto di copertina: Un ragazzo brandisce un cartello che cita “Palestina libera” durante una protesta davanti al consolato degli Stati Uniti ad Amsterdam il 18 luglio (Reuters)
Da molti anni ormai, il governo israeliano e gruppi di disinformazione come l’ONG Monitor sono impegnati costantemente per attaccare e diffamare organizzazioni che richiamano l’attenzione ed esigono risposte per i crimini di guerra e altre violazioni dei diritti perpetrate dalle autorità israeliane.
Questi sforzi si sono concentrati, in particolare, sulla denigrazione dei difensori dei diritti umani palestinesi che vivono sotto l’occupazione militare israeliana, incluso il presunto coinvolgimento o collegamento al “terrorismo”.
È una tattica particolarmente deplorevole dato che, sotto il regime militare israeliano, l’attività e l’espressione politica palestinese vengono sistematicamente delegittimate come “terrorismo”. Gli strumenti di repressione includono i tribunali militari, la detenzione senza accusa e il bando di oltre 411 organizzazioni dal 1967.
Una battuta d’arresto significativa
Questa campagna di disinformazione ha subito una fondamentale battuta d’arresto dopo che il governo olandese ha diffuso una totale smentita delle calunnie mosse al Centro per i Diritti Umani Al Mezan con sede a Gaza.
All’inizio di quest’anno, l’ONG Monitor aveva pubblicato un rapporto sui presunti “legami” di Al Mezan con il “terrorismo”, un rapporto che chiedeva chiarimenti al governo olandese, un finanziatore del Centro, da parte dei legislatori dell’ultranazionalista Party for Freedom, compreso il suo leader di estrema destra, Geert Wilders.
La risposta delle autorità olandesi, tuttavia, ha smontato le accuse dell’ONG Monitor.
Alcune delle “prove” sono state respinte come nient’altro che falsità. Ancora più imbarazzante, l’NGO Monitor ha ripetutamente utilizzato fonti che facevano riferimento a persone completamente diverse con nomi simili, Incluso, in un caso, qualcuno che era addirittura deceduto.
Si noti che il rapporto originale, con tutte le sue imprecisioni, rimane sul sito web dell’ONG Monitor (Vergognose falsità).
Il governo olandese ha inoltre respinto le accuse di mancata trasparenza, affermando che Al Mezan adempie a tutti i suoi obblighi di rendicontazione ed è soggetto a revisione annuale da parte di uno studio legale internazionale.
Forse l’accusa, e la confutazione, più istruttiva è stata quella mossa dall’ONG Monitor secondo cui Al Mezan si è impegnato nella cosiddetta “azione giudiziaria”, cioè, cercando di indurre i funzionari israeliani a rendere conto nelle sedi internazionali delle violazioni commesse contro i palestinesi.
Come ha sottolineato il governo olandese, tali attività costituiscono un regolare strumento del tutto legittimo utilizzato dai gruppi per i diritti umani in tutto il mondo. Per l’ennesima volta, sono soggetti del calibro dell’ONG Monitor che stanno cercando di “proteggere” Israele dalla giustizia.
Un episodio importante
È insolito per un governo europeo respingere così pubblicamente tali attacchi. Nel 2017, ad esempio, la Danimarca ha risposto alle denunce della ONG Monitor congelando i finanziamenti al Comitato Tecnico per gli Affari delle Donne (WATC), un gruppo di organizzazioni femminili locali in Cisgiordania.
La mossa del governo olandese è quindi un precedente importante e un futuro punto di riferimento per ogni volta che l’ONG Monitor, così come altri gruppi di disinformazione nel Regno Unito e negli Stati Uniti, fanno tali affermazioni.
Ma questo non è solo un microcosmo di tentativi da parte del governo israeliano e dei suoi gruppi alleati di attaccare i difensori dei diritti umani palestinesi, è anche un perfetto esempio di come tutto ciò di cui l’ONG Monitor accusa i gruppi per i diritti umani, è in realtà quello di cui lei stessa è colpevole.
Diffondere disinformazione? Ancora una volta, i rapporti dell’ONG Monitor si dimostrano caratterizzati, come hanno fatto notare in precedenza le autorità olandesi: “citazioni selettive, mezze verità e insinuazioni”.
Collegamenti all’estremismo? Indipendentemente dal fatto che l’ONG Monitor abbia chiesto o meno a Party for Freedom di presentare le domande in questa occasione, il gruppo si relaziona felicemente con la destra nazionalista europea; si veda, ad esempio, il suo ruolo “strumentale” (a detta dell’ONG Monitor) in un disegno di legge presentato dal Partito Popolare Svizzero anti-immigrati.
Mancanza di trasparenza? L’ONG Monitor rifiuta di rivelare chi finanzia le sue operazioni, secondo il Policy Working Group con sede in Israele, l’organizzazione “fa affidamento quasi interamente sui finanziamenti dei donatori statunitensi” e “si sottrae alla trasparenza che richiede agli altri”.
Vale la pena notare che nella loro risposta alla sconvolgente dichiarazione del governo olandese, l’ONG Monitor non è stata in grado di spiegare perché i suoi attacchi ad Al Mezan includessero errori così elementari e si è limitata a ribadire le stesse diffamanti falsità.
Accogliendo con favore il rigetto delle affermazioni dell’ONG Monitor, Al Mezan ha osservato che “l’ONG Monitor ha diffuso falsità e disinformazione sulla trasparenza di Al Mezan per anni”, e “lo fa in stretta collaborazione con il governo israeliano, che è un catalizzatore globale per ridurre la libertà di espressione”.
Gruppi di disinformazione come l’ONG Monitor godono infatti di uno stretto rapporto con i funzionari israeliani.
Integrato con lo stato
Quando l’ONG Monitor è stata fondata nel 2002, era inizialmente gestita dal Jerusalem Centre for Public Affairs, il cui capo all’epoca, Dore Gold, era anche un consulente senior dell’allora primo ministro Ariel Sharon.
Come riportato da +972 Magazine, il fondatore dell’ONG Monitor ha affermato di aver lavorato per il governo israeliano come consulente dopo aver fondato l’Organizzazione. Da allora fino a oggi, l’ONG Monitor rimane dedita ad attaccare coloro che documentano e contestano le violazioni israeliane.
Nel frattempo, mentre l’amministrazione Trump si prepara ad accusare i principali gruppi per i diritti umani come Amnesty International e Oxfam di “antisemitismo”, si dice che il Dipartimento di Stato stia “attingendo gran parte delle sue informazioni dall’ONG Monitor”.
Al Mezan ha concluso la sua dichiarazione accogliendo favorevolmente le risposte del governo olandese esortando i suoi donatori e la società civile internazionale “a respingere in modo inequivocabile e contrastare attivamente le brutali campagne di incitamento del governo israeliano, della ONG Monitor e di organizzazioni simili, che sono intraprese per proteggere Israele dalla responsabilità e per spianare la strada alla sua annessione formale della Palestina”.
Queste “campagne di incitamento” sono ora completamente smascherate e screditate in quanto false e inattendibili e dovrebbero essere trattate come tali dai funzionari dei governi europei e dalle ONG.
Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.
Ben White è uno scrittore, giornalista e analista specializzato in Palestina / Israele. I suoi articoli sono apparsi ampiamente sui media internazionali, tra cui Al Jazeera, The Guardian, The Independent e altri. È autore di quattro libri, l’ultimo dei quali, ‘Cracks in the Wall: Beyond Apartheid in Palestine / Israel’ (Pluto Press), è stato pubblicato nel 2018.
Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org