Un’analisi del Washington Report sugli affari del Medio Oriente mostra che la lobby pro-Israele distribuisce significativamente più finanziamenti ai democratici rispetto ai repubblicani. E quei contributi elettorali sembrano portare i risultati sperati.
Fonte: English Version
Jessica Buxbaum – 3 febbraio 2021
Foto di copertina: L’artista Brandon Litman tiene in mano un poster della campagna elettorale del senatore americano della Georgia eletto Jon Ossoff, Sabato 9 gennaio 2021 ad Atlanta. Brynn Anderson | AP
La storica vittoria di Jon Ossoff è stata presentata come una sfida all’estrema destra americana. La sua elezione alla carica ha contribuito a ridisegnare il Senato Blu e, dopo sei lunghi anni, ha cambiato il titolo di Mitch McConnell da leader della maggioranza a leader di minoranza. Ha sconfitto l’alleato di Donald Trump, il senatore David Perdue, facendo squadra con un reverendo afroamericano associato alla defunta icona dei diritti civili, il rappresentante John Lewis. Ed è stato il primo ebreo a vincere un seggio al Senato della Georgia mentre una folla razzista e antisemita faceva irruzione nel Campidoglio degli Stati Uniti.
Nonostante queste imprese progressiste, l’esperienza politica e le donazioni elettorali di Ossoff rivelano che è più allineato con l’apparato democratico di quanto sembri.
L’innegabile idillio di Ossoff con la lobby israeliana
Ossoff è stato uno dei principali destinatari di donazioni della lobby pro-Israele nel corso della campagna 2019-2020, classificandosi al quarto posto con un totale di 607.915 dollari. J Street, il Democratic Majority for Israel (Maggioranza Democratica per Israele – DMFI), il New Israel Fund (Nuovo Fondo Israeliano – INF) e il Joint Action Committee for Political Affairs (Comitato di Azione Congiunto per gli Affari Politici – JACPAC) hanno tutti finanziato la sua campagna. Tra i gruppi di pressione israeliani, il JACPAC ha consegnato a Ossoff la maggior parte dei finanziamenti con una donazione di 12.250 dollari. Anche i gruppi filo-israeliani J Street, DMFI e il Jewish Democratic Council for America (Consiglio Democratico Ebraico per l’America) lo hanno appoggiato.
Prima di diventare senatore, Ossoff non possedeva molte credenziali politiche. Secondo il The Forward, ha gestito le questioni di politica estera come assistente del Congresso per il rappresentante della Georgia Hank Johnson. Nel ruolo, ha “lavorato sulla legislazione che migliora i finanziamenti militari per Israele e impone ispezioni più severe degli impianti nucleari iraniani”.
Mentre sostiene l’accordo con l’Iran e si oppone all’annessione israeliana della Cisgiordania, il senatore ha apertamente abbracciato le posizioni sioniste. È contrario al movimento guidato dai palestinesi per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS), ha sostenuto gli attacchi israeliani a Gaza, ha elogiato gli accordi di normalizzazione di Israele con i paesi arabi e sostiene una soluzione a due stati. Una soluzione a due stati è una posizione di lunga data del Partito Democratico, ma il sostegno pubblico progressista ad essa sta diminuendo con il crescente slancio della Campagna per Uno Stato Democratico.
La politica estera non era una vasta sezione della piattaforma della campagna di Ossoff. In qualità di senatore di stato che sperava di sostenere una “alleanza afro-ebraica”, si è concentrato più sulle relazioni razziali nazionali che sulla geopolitica. Tuttavia, la campagna di Ossoff ha pubblicato un documento che delinea la sua posizione su Israele. In essa, ha promesso un sostegno incrollabile allo stato, lodando in particolare il suo impegno per la sicurezza di Israele e la sua opposizione al BDS, nonché a qualsiasi legislazione che permetta agli Stati Uniti di disinvestire da Israele.
Ossoff ha promesso di difendere “risolutamente” Israele da boicottaggi pacifici.
“La sicurezza di Israele richiede che le forze di difesa israeliane mantengano un Qualitative Military Edge (Marcata Superiorità Militare – QME) nella regione. L’assistenza estera degli Stati Uniti garantisce che Israele abbia le capacità militari e di intelligence necessarie per mantenere quella superiorità, per difendersi dalle minacce missilistiche e per prevenire attacchi terroristici all’interno di Israele”, si legge nella dichiarazione.
“Al Senato, spingerò per relazioni forti, reciprocamente vantaggiose e rispettose tra Stati Uniti e Israele, la cui forza può sostenere l’appoggio del Congresso per la ripresa dell’assistenza estera statunitense vitale per la sicurezza di Israele”, ha detto Ossoff.
Questo estratto suggerisce che Ossoff sostiene la continuazione degli aiuti militari statunitensi a Israele, una questione che ha ricevuto condanne a livello nazionale dopo che il Congresso ha votato per dare 600 dollari agli americani in una recessione provocata da una pandemia, ma ha consegnato 500 milioni di dollari in aiuti a Israele.
Oltre agli appoggi della lobby israeliana che Ossoff ha ottenuto, spesso reclamizza i suoi legami con i politici filo-israeliani. Il suo documento di sintesi di giugno 2020 ha citato il suo rapporto con Michael Oren, l’ambasciatore israeliano di estrema destra con cui ha studiato alla Georgetown University. Ossoff attribuisce anche la sua storica ascesa in politica al rappresentante Lewis. Mentre Lewis è ricordato come un importante attivista per i diritti civili, era anche fermamente filo-israeliano. Come Ossoff, si opponeva al movimento BDS ed era considerato un amico di Israele.
Il Partito Democratico dipende dai finanziamenti filo-israeliani
Insieme a Ossoff, il primo ebreo eletto al senato della Georgia, il Reverendo Raphael Warnock è anch’egli entrato nella storia come il primo afroamericano eletto al senato della Georgia. Insieme, la coppia democratica ha attribuito il proprio successo all’aver promosso una forte alleanza afro-ebraica.
Nonostante la sua vittoria, la campagna di Warnock fu segnata da polemiche precedenti alla campagna elettorale per il ballottaggio dello Stato a gennaio. L’avversario repubblicano di Warnock, Kelly Loeffler, prese di mira le critiche passate del reverendo nei confronti di Israele in un comizio pubblico. Nel 2019 Warnock firmò una lettera paragonando Israele con l’apartheid del Sudafrica. Ha anche criticato la decisione di Trump di spostare l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme e ha criticato Israele per aver sparato ai manifestanti di Gaza.
Le calunnie di Loeffler hanno funzionato. La sua campagna stava perdendo il sostegno pubblico e i finanziamenti si stavano esaurendo. Due giorni dopo gli attacchi di Loeffler, il Reverendo Warnock ha immediatamente fatto marcia indietro rilasciando una dichiarazione dove “condannava” il movimento BDS e dichiarava il suo sostegno a Israele. Il suo rapido ripensamento gli è valso l’approvazione del gruppo di lobby israeliano DMFI. Come Ossoff, Warnock faceva anche parte dei 10 principali beneficiari di donazioni per la campagna da parte della lobby israeliana, assicurandosi finanziamenti da J Street, DMFI e New Israel Fund. Warnock potrebbe non aver avuto altrettanto successo con la raccolta fondi se avesse mantenuto la sua precedente posizione su Israele.
Sut Jhally, regista di documentari e professore di comunicazione all’Università del Massachusetts, ad Amherst, fu sorpreso da quanto facilmente Warnock cedette alle pressioni filo-israeliane.
“È stato persuaso dal direttivo democratico a candidarsi alle elezioni in Georgia, quindi ha dovuto fare questa orribile dichiarazione su Israele e BDS”, ha detto Jhally a MintPress News.
Warnock e Ossoff si candidarono al Senato con un programma incentrato sui i diritti civili. Ma per Jhally, non puoi definirti un progressista se ignori la Palestina.
“La prova per capire se si è un vero progressista è la propria posizione su Israele”, ha detto Jhally. “Perché non si può essere progressisti su tutto il resto e invocare diritti umani per tutti gli altri tranne che per i palestinesi”.
La rapida svolta di Warnock su Palestina-Israele dimostra quanto forte sia la presa della lobby israeliana sul Partito Democratico. Mentre le politiche dell’amministrazione Trump hanno favorito Israele, il Partito Democratico è in gran parte tenuto sotto controllo con i finanziamenti della lobby israeliana.
Un’analisi del Washington Report sugli affari del Medio Oriente mostra che la lobby pro-Israele distribuisce significativamente più finanziamenti ai democratici rispetto ai repubblicani. E quei contributi elettorali sembrano portare i risultati sperati ricompensando sia i Democratici che la lobby. Il principale destinatario delle donazioni della lobby israeliana nel 2020, il presidente Joe Biden, ha chiarito che è disposto a rivedere ogni politica dell’era Trump ad eccezione di quelle relative a Israele.
Mantenere lo status quo
Le critiche a Israele sono sempre più forti nel Partito Democratico con le osservazioni dei politici più progressisti come il senatore Bernie Sanders, il deputato Ilhan Omar e il rappresentante Rashida Tlaib. Mentre il professor Jhally è d’accordo che c’è una divisione senza precedenti che sta emergendo nel partito su Israele, che genererà solo discussioni e non sostanziali riforme politiche.
“La lobby israeliana è ancora molto potente all’interno dei due partiti, repubblicano e democratico, e il loro ruolo in questo momento è assicurarsi che la politica non cambi”, ha detto Jhally. “E questo significa fare pressione sui progressisti e assicurarsi che il BDS venga delegittimato”.
Con il BDS, probabilmente la migliore strategia internazionale disponibile per porre fine all’occupazione israeliana della Palestina, ancora considerata come una parolaccia nella politica americana, i Democratici probabilmente aderiranno alla linea della lobby israeliana piuttosto che rischiare di perdere i finanziamenti o essere percepiti come anti-israeliani. E questo significa restare fedeli allo status quo del direttivo democratico: condannare il BDS, promettere aiuti statunitensi a Israele e sostenere il diritto di Israele di difendersi dai “terroristi”. Proprio come ha fatto l’auto-proclamato progressista Ossoff nel cementare la sua vittoria elettorale.
Jessica Buxbaum è una giornalista residente a Gerusalemme che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è stato pubblicato su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org