Il Senato Americano esaminerà l’Apparente corruzione nella politica estera “Pay-For-Play” di Neera Tanden, candidata al bilancio di Biden?

Come presidente del Centro per il Progresso Americano, Neera Tanden ha raccolto enormi donazioni da governi stranieri di destra repressivi mentre portava avanti le loro ferme priorità politiche a Washington. Il Senato le chiederà conto in merito a questi sordidi accordi?

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Max Blumenthal – 7 febbraio 2021

Il Senato degli Stati Uniti convocherà le audizioni sulla conferma di Neera Tanden per guidare l’Ufficio di Gestione e Bilancio (Office of Management and Budget – OMB) del Presidente Joseph Biden questo 9 febbraio. Tanden è una veterana attiva del Partito Democratico meglio conosciuta per i suoi commenti intemperanti online, la sua fanatica fedeltà a Hillary Clinton e il disgusto viscerale per qualsiasi cosa lontanamente associata a Bernie Sanders.

Mentre i democratici sono quasi certi di sostenere la conferma di Tanden in modo serrato, e Sanders potrebbe persino dare la sua approvazione, la sua lunga storia di attacchi al veleno contro i repubblicani sarà un punto centrale dell’opposizione repubblicana.

Eppure, quando Tanden appare davanti al Senato, i membri di entrambi i partiti possono ignorare una questione molto più saliente derivante dalla sua direzione del Centro per il Progresso Americano (Center for American Progress – CAP), il circolo di dibattito legato al Partito Democratico a Washington DC, dove attualmente è Presidente e Amministratrice Delegata.

Sotto la supervisione di Tanden, il CAP raccolse cospicue donazioni dai governi stranieri e dalle loro operazioni di convincimento, producendo documenti politici e organizzando eventi che favorivano gli interessi di quei donatori all’interno della Beltway [1]. In quasi tutti i casi, gli stati stranieri che riempivano di denaro le casse del CAP erano alleati di destra degli Stati Uniti che cercavano una linea più militarista da Washington contro i loro avversari regionali.

I donatori includevano lobbisti per il regime di apartheid del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha partecipato ad una amichevole conferenza pubblica con Tanden; la monarchia permanente degli Emirati Arabi Uniti (EAU), il cui ambasciatore negli Stati Uniti ha pubblicamente ringraziato il CAP per un rapporto favorevole sul Medio Oriente pubblicato a seguito di una serie di cospicue donazioni; il governo nazionalista di destra del Giappone, il cui ex primo ministro, Shinzo Abe, ha ottenuto un’udienza con Tanden; e l’amministrazione di Taiwan, che apparentemente ha usato il CAP come veicolo per fare campagna per una politica americana più ostile nei confronti della Cina.

Questi apparenti accordi “Pay-For-Play” (Pagare Per Avere) definivano le caratteristiche del periodo in cui Tanden era al timone di una delle operazioni dei circoli di dibattito di Beltway più finanziate. Ma stranamente, mentre la sua conferma all’Ufficio di Gestione e Bilancio di Biden procede, anche i suoi più feroci avversari al Senato non hanno segnalato alcuna intenzione di esaminare il fardello etico che ha accumulato mentre spingeva il Partito Democratico ad adottare una politica estera decisamente neoconservatrice.

“Netanyahu né è valsa la pena”: Tanden reprime il dissenso per ingraziarsi i donatori della lobby israeliana

Tra gli onorari più recenti elencati nel rapporto pubblico di divulgazione finanziaria di Neera Tanden c’erano i 3.000 dollari che ha ricevuto per un impegno del 9 giugno 2019 con il Comitato Ebraico Americano (American Jewish Committee – AJC). L’AJC è un colosso della lobby israeliana che ha ospitato funzionari dell’attuale ed ex governo israeliano a Washington per difendere le campagne militari della “terra bruciata” contro la Striscia di Gaza palestinese assediata, e che equipara l’attivismo di solidarietà con la Palestina al neonazismo. L’apparizione retribuita di Tanden davanti a una simile organizzazione non sarebbe mai avvenuta se non fosse stato per i suoi anni passati a soddisfare gli interessi e le esigenze della lobby israeliana.

L’asservimento di Tanden alla lobby israeliana è iniziato già nel 2010, quando, secondo il giornalista Glenn Greenwald, ha riunito il personale dirigente per chiedere perché la copertura di Israele-Palestina non fosse stata “liquidata”, come altre questioni che rischiavano di irritare i donatori del CAP.

Due anni dopo, quando i lobbisti israeliani con sede a Washington D.C. hanno lanciato una campagna contro alcuni giovani membri del personale del CAP che scrivevano sui blog di politica estera per il blog interno del circolo di dibattito ThinkProgress, il sito di notizie progressista, Tanden è intervenuta per soddisfare le loro richieste. In discussione erano le critiche eretiche dei blogger alla spinta di Netanyahu per un attacco militare contro l’Iran e la loro occasionale disponibilità a esaminare le violazioni dei diritti umani commesse da Israele nei territori palestinesi occupati.

Un’e-mail di Tanden del gennaio 2012 al personale di alto livello del CAP ha evidenziato la sua zelante ricerca di compiacere potenti gruppi pro-Israele. Ann Lewis, una burocrate di lunga data del Partito Democratico ora legata alla Maggioranza Democratica per Israele, aveva inviato un’e-mail adirata a Tanden lamentandosi della propaganda “anti-israeliana” in Think Progress. In risposta, Tanden ha esortato a reprimere le critiche di Israele e ha chiesto più materiale che evidenzi il presunto pericolo nucleare iraniano.

Giorni dopo, su apparente richiesta di Tanden, il CAP ha censurato un articolo di Eli Clifton e Ali Gharib che documentava il ruolo di un’organizzazione di difesa nazionalista religiosa con sede in Israele, Aish HaTorah, nella produzione di un film virulentemente anti-musulmano chiamato The Third Jihad (La Terza Jihad). Dopo la pubblicazione dell’articolo, tutti i riferimenti a Israele e alla lobby israeliana sono stati rimossi senza spiegazioni.

In un’e-mail del 1° febbraio 2012, l’allora capo dello staff del CAP Ken Gude ha descritto un incontro con l’AIPAC, il principale braccio armato della lobby israeliana negli Stati Uniti, dove ha tentato di rassicurare i donatori filo-israeliani. Secondo il subalterno di Tanden, un membro dello staff dell’AIPAC “ha espresso l’opinione che sentiva che ci stavamo muovendo nella giusta direzione”. Gude ha anche menzionato “uno sforzo per avvicinarsi” all’AJC, il centro di potere della lobby israeliana che in seguito ha premiato Tanden con un compenso per i suoi interventi.

Gli sforzi per ammorbidire le grandi lobby israeliane donatrici non si sono fermati qui. Tra il 2011 e il 2015, il CAP ha pubblicato un importante rapporto in due parti su una rete di organizzazioni di destra che diffondono politiche islamofobiche la cui dirigenza è stata intimamente invischiata nella più ampia rete di lobbismo israeliano. La seconda edizione del rapporto, pubblicata nel 2015, conteneva un lungo capitolo sull’operazione di spionaggio segreta dell’allora sindaco di New York Michael Bloomberg, che aveva preso di mira i musulmani in tutto il paese in collaborazione con le forze dell’ordine federali.

Bloomberg è stato uno dei principali donatori del CAP, ed era apparentemente irritato per il ritratto poco lusinghiero. Così il team di Tanden è entrato in azione presiedendo ad un altro palese atto di censura. Yasmine Taeb, ex membro del CAP che è stata coautrice del rapporto, ha detto al New York Times che le è stato ordinato di rimuovere il capitolo “per come sarebbe stato percepito dal sindaco Bloomberg”.

Tanden era così determinata a rastrellare denaro a favore di Israele che ha apertamente corteggiato uno dei più feroci antagonisti internazionali del presidente Barack Obama, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L’11 novembre 2015, Tanden è apparsa negli uffici del CAP davanti a un pubblico di lobbisti israeliani per un incontro a porte chiuse con Netanyahu. La sua discussione con il Primo Ministro di schieramento repubblicano fu un calcolato idillio privo di domande critiche e scandito da scoppi di emozionate risate da parte di Tanden.

In seguito, Tanden ha scritto un’e-mail al fondatore del CAP e direttore della campagna di Hillary Clinton, John Podesta, sostenendo che l’incontro ha assicurato che: “non saremo mai più chiamati antisemiti”, e: “potrebbe aver concluso l’accordo con un nuovo membro del consiglio”. Giorni dopo, Tanden bisbigliò a Podesta, “Jonathan Lavine si unisce al consiglio. Quindi Netanyahu ne è valsa la pena”.

Come riportato da Phil Weiss, Lavine era un dirigente della Bain Capital e uno dei principali donatori della lobby israeliana.

Sotto la guida di Tanden, la maggior parte del personale del CAP preso di mira dalla lobby israeliana è stato gradualmente allontanato. (Taeb è stata un’eccezione, lasciando dopo la pubblicazione del rapporto che ha gestito). Avendo cresciuto il suo portafoglio di donatori pro-Israele, il circolo di dibattito di Tanden era libero di corteggiare una monarchia permanente ricca di petrolio impegnata in una fiorente alleanza con l’Israele di Netanyahu.

Un circolo di dibattito “progressista” diventa di fatto il braccio armato della monarchia del Golfo

Nell’ottobre 2016, un mese prima della probabile incoronazione di Hillary Clinton come presidente e comandante in capo, il CAP ha pubblicato un rapporto in cui proponeva un’agenda aggressivamente interventista in Medio Oriente. Con i suoi elogi al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il suo appello a usare la forza militare per influenzare il cambio di regime in Siria e la rappresentazione dell’Iran come fonte irredimibile di tutti i problemi in Medio Oriente, il programma si leggeva come una lista dei desideri per l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

Lo stesso mese, il CAP organizzò un evento per sottolineare la necessità di una politica mediorientale incentrata sul Golfo nella campagna di Clinton, dove Tanden era co-presidente della transizione. A capo del gruppo c’era Yousef Otaiba, l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti a Washington. “Grazie per il rapporto sul Medio Oriente, con cui sono completamente d’accordo”, ha detto Otaiba ai suoi ospiti.

Un favorito del corpo stampa della Beltway e dell’élite politica di Washington, Otaiba non era certo un osservatore neutrale che offriva la prospettiva del suo paese sulle varie crisi in Medio Oriente. Infatti, il suo governo è stato uno dei principali donatori del CAP, avendo incanalato tra 500 mila e 1 milione di dollari nelle casse del circolo nel 2014 e 699.000 dollari nell’anno in cui il CAP ha stilato il suo rapporto sul Medio Oriente.

Inoltre, come ha scoperto l’ex blogger del CAP Eli Clifton, il rapporto elogiato da Otaiba è stato scritto in collaborazione con Muath Al Wari, un ex impiegato dell’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti a Washington che ha anche fornito consulenze al Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale del paese. In altre parole, il rapporto del CAP sul Medio Oriente era stato commissionato e finanziato da una tirannica monarchia del Golfo e veniva portato avanti sotto la sorveglianza di Tanden per influenzare una futura amministrazione Clinton.

Gli stretti rapporti tra il CAP e gli Emirati Arabi Uniti sono proseguiti nell’era Trump, poiché uno degli elementi migliori dello staff di Tanden, Brian Katulis, ha stretto un accordo con Otaiba per il loro reciproco sostegno alla giunta iper-repressiva del presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi. In un’e-mail dell’aprile 2017 che citava: “è stato divertente”, Katulis ha offerto consigli a Otaiba su come lavorare con l’amministrazione Trump per promuovere legami più stretti tra Egitto e Washington.

Anche dopo che la cattiva stampa ha spinto il CAP a prendere pubblicamente le distanze dagli Emirati Arabi Uniti, annunciando che non avrebbe più accettato donazioni dal regno, Katulis ha continuato a incontrare privatamente il principale lobbista degli Emirati Arabi Uniti a Washington, Richard Mintz dell’Harbour Group.

Nel frattempo, Tanden e la sua squadra hanno colmato il divario nei contributi persi con l’esclusione degli Emirati chiedendo denaro ai governi di destra dell’Asia orientale che facevano pressioni per una posizione più militarista degli Stati Uniti verso la Cina.

Spingere una linea dura contro la Cina, finanziamenti per Taiwan e Giappone

Durante il 2019 e il 2020, i membri del CAP hanno pubblicato una serie di articoli che sollecitano legami più stretti con Taiwan per ridurre l’influenza cinese in tutto il Pacifico.

I membri del CAP Melanie Hart e Kelly Magsamen (ora capo dello staff del Dipartimento della Difesa di Biden) hanno pubblicato un documento politico rigoroso nell’aprile 2019 che richiedeva una grande prova di forza con la Cina e sollecitava maggiori preparativi per una guerra calda nello stretto di Taiwan e nel Mar Cinese meridionale. Sorprendentemente, il documento del CAP consigliò al Congresso di rivedere il suo Decreto sulle relazioni con Taiwan (Taiwan Relations Act) del 1979, valutando se “l’aspettativa che il futuro di Taiwan sarà determinato con mezzi pacifici” fosse ancora una linea guida perseguibile. L’implicazione degli autori sembrava essere che non lo fosse, e che gli Stati Uniti avrebbero dovuto ammassare un grande arsenale di armi a Taiwan.

Un documento del settembre 2019 del membro anziano del CAP Michael Fuchs conteneva svariate note accuse sui diritti umani contro la Cina e raccomandazioni di “imporre costi precisi” che sono comuni nei circoli di politica estera di Beltway. Il documento di Fuchs ha anche sottolineato “l’integrazione di Taiwan in reti regionali e globali più ampie”.

Successivamente, nel marzo 2020, Trevor Sutton, membro anziano del CAP, ha pubblicato un omaggio a Taiwan sul Washington Monthly, dipingendolo come una democrazia coraggiosa e un baluardo strategico contro la Cina. Secondo Sutton, gli Stati Uniti dovrebbero rendere l’approfondimento dei legami con Taiwan “una priorità strategica e morale”.

Non menzionato in ciascuno di questi articoli è il fatto che l’Ufficio di Rappresentanza Economica e Culturale di Taipei (Taipei Economic and Cultural Representative Office – TECRO) l’ambasciata di fatto di Taiwan negli Stati Uniti, è stato uno dei finanziatori più generosi del CAP. Nel 2019, TECRO ha donato tra i 250 e i 500 mila dollari al circolo di Neera Tanden.

La relazione finanziaria tra il CAP e il governo taiwanese è rimasta segreta anche quando Tanden ha collaborato con un altro circolo di dibattito di Beltway finanziato da TECRO, l’Istituto neoconservatore Hudson, per ospitare la presidente taiwanese Tsai Ing-Wen nell’agosto 2020.

Tanden invece ha presentato Tsai, che ha vinto l’incarico con l’impegno di “resistere alla Cina”, con lodevoli elogi per le sue politiche interne progressiste. “Ora più che mai, i nostri due paesi devono essere uniti”, ha affermato Tanden. “Dobbiamo lottare insieme per i valori progressisti e per la democrazia”.

Durante il suo discorso, Tsai si è vantata di aver autorizzato un’aumento senza precedenti negli acquisti di armi: “Sono lieta che lavorando con la nostra legislatura l’anno scorso, abbiamo presentato il nostro più grande bilancio per la difesa mai realizzato, raggiungendo il 2,3% del nostro PIL. Mi aspetto che questo numero continui a crescere”.

In passato, il CAP ha accettato il sostegno di produttori di armi come BAE Systems, Northrup Grumman e Lockheed Martin. Oggi, il CAP conta due ex vicepresidenti Raytheon come membri anziani e ha fornito una porta girevole [2] per il membro anziano Rudy De Leon per girare tra il settore dei circoli di dibattito e l’industria degli armamenti.

La Cina ha annunciato sanzioni contro Lockheed Martin nel luglio del 2020 dopo che il gigante della difesa ha stipulato un accordo sulle armi da 620 milioni di dollari con Taiwan mediato dal Pentagono.

Nel frattempo, il CAP ha raccolto il sostegno finanziario del governo del Giappone, che si è anche prestato come base operativa avanzata per i piani statunitensi di contrasto alla Cina. Il circolo guidato da Tanden ha inserito l’ambasciata del Giappone negli Stati Uniti come uno dei principali donatori nel 2019, con contributi che vanno da 100 a 500 mila dollari.

Come con Israele, Emirati Arabi Uniti e Taiwan, le cospicue donazioni si sono tradotte in un flusso costante di documenti politici e articoli da parte del personale esperto del CAP, nonché gli eventi del CAP, spingendo una più stretta cooperazione tra Stati Uniti e Giappone, dal rafforzamento dei legami commerciali a maggiori trasferimenti di tecnologia ed equipaggiamento militare avanzato a Tokyo.

Tanden è stata tra i più veementi sostenitori del rafforzamento dei legami con il Giappone, viaggiando a Tokyo nel 2015 per intrattenersi con l’allora Primo Ministro Shinzo Abe ed elogiare le sue “idee innovative”.

Forse il leader ideologicamente più di destra nella storia giapponese del dopoguerra, Abe ha ripetutamente visitato il Santuario Yasukuni, che ospita 14 ufficiali militari giapponesi che hanno commesso crimini di guerra di primo grado in Cina e Corea. In effetti, il nonno materno di Abe ha presieduto al sistema di lavoro forzato nella Manciuria occupata dai giapponesi ed è sfuggito per un pelo al processo per crimini di guerra. In qualità di Primo Ministro, Abe ha lavorato per ridurre le libertà civili rafforzando le forze armate del paese in una quasi violazione dell’articolo 9 della costituzione giapponese.

La sua dirigenza è stata paragonata a quella di un altro nazionalista di destra che ha avuto un’udienza con Tanden: il primo ministro indiano Narendra Modi.

Le enormi donazioni che il CAP ha raccolto dai governi stranieri sono accompagnate dal sostegno finanziario di società come Google, Goldman Sachs e Walmart che beneficiano direttamente del mantenimento di una sfera globale di dominio americano sostenuta da una forte potenza militare.

Quando Tanden apparirà davanti al Senato per l’udienza di conferma del 9 febbraio, potrebbe essere sottoposta a pesanti controlli per le polemiche infuocate che ha lanciato contro gli oppositori politici e il suo comportamento oltraggioso, tra cui la fabbricazione di un’e-mail falsa e l’attacco fisico a un membro dello staff del CAP che ha interrogato Hillary Clinton su di lei  sostegno alla guerra in Iraq.

Ma dietro i capricci di Neera si cela una storia più sordida di corruzione in politica estera che ha intaccato il suo circolo e il Partito Democratico di cui è consigliere. Se la sua nomina alla guida dell’Ufficio di Gestione e Bilancio di Biden verrà confermata, sarà perché gli accordi corrotti, come quelli che ha presieduto al CAP, a Washington sono visti come la normalità.

Note:

[1] “Inside the Beltway”, da Capital Beltway, un’autostrada di Washington, è un idioma americano utilizzato per caratterizzare questioni che sono, o sembrano essere, importanti principalmente per i funzionari del governo federale degli Stati Uniti, per i suoi appaltatori e lobbisti e per i media aziendali che li coprono, al contrario degli interessi e priorità della popolazione generale degli Stati Uniti.

[2] La locuzione porta girevole, nella terminologia della politica, individua il movimento continuo di persone divise tra attività politica (ad esempio come legislatori), attività come funzionari in enti di regolamentazione, attività di lobbying per conto di gruppi industriali, e attività economica nelle stesse industrie coinvolte. Il termine è mutuato dall’inglese revolving door/doors (porta girevole/porte girevoli), con cui si indica tale pratica nel sistema della politica statunitense.

Max Blumenthal è il redattore capo di The Grayzone, è un giornalista pluripremiato e autore di diversi libri di successo, tra cui Gomorra Repubblicana, Goliath, 50 giorni di guerra e La Gestione della Barbarie. Ha prodotto articoli di stampa per una serie di pubblicazioni, molti servizi televisivi e diversi documentari, tra cui Uccidere Gaza. Blumenthal ha fondato The Grayzone nel 2015 per analizzare sotto una luce giornalistica lo stato di guerra perpetua dell’America e le sue pericolose ripercussioni interne.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org