Sul colonialismo britannico, l’antisemitismo e i diritti dei palestinesi – Parte 2

Il partito laburista ha scoperto a sue spese le conseguenze dannose e divisive dell’adozione della definizione IHRA di antisemitismo

Fonte: english version

Avi Shlaim – 1 marzo 2021

Conseguenze divisive

Il partito laburista ha scoperto a sue spese le conseguenze dannose e divisive dell’adozione di questo documento. Inizialmente, il codice di condotta del partito includeva alla lettera cinque degli esempi dell’IHRA e altri due con modifiche minori.

Questo non ha soddisfatto gli amici di Israele né all’interno né all’esterno del partito. Il partito è stato vittima di bullismo da parte del movimento laburista ebraico, del consiglio dei deputati degli ebrei britannici, del Community Security Trust e della campagna contro l’antisemitismo perchè adottasse alla lettera tutti gli esempi. Non adottare tutti gli esempi esattamente come erano, è stato sostenuto in modo fuorviante, equivaleva a rifiutare la definizione.

 Nella fretta di avvallare le sue credenziali filo-sioniste, il partito laburista si è rivoltato contro alcuni dei suoi membri ebrei più progressisti

Il comitato esecutivo nazionale del Labour ha ceduto e ha abbandonato i suoi emendamenti ai restanti due esempi. Nel mondo orwelliano del Partito Laburista post-adozione, molti dei membri che sono stati sospesi o espulsi per il crimine di antisemitismo erano essi stessi ebrei. Dal 2016 diversi membri del Partito laburista ebraico sono stati indagati, quasi tutti sulla base di accuse di antisemitismo. Ciò ha ridicolizzato  l’affermazione di Keir Starmer, succeduto come leader al presunto antisemita Jeremy Corbyn, di voler rendere il Partito laburista un luogo sicuro per gli ebrei.

Sotto il nuovo regime, il Partito laburista si è servilmente sottomesso alla poco chiara definizione. Un ramo locale del partito laburista ha recentemente tentato di presentare una mozione in appoggio all’ultimo rapporto di B’Tselem sull’apartheid israeliano. Diceva: “Questa sezione sostiene l’appello di B’Tselem per la fine del regime di apartheid per “garantire i diritti umani, la democrazia, la libertà e l’uguaglianza a tutte le persone, palestinesi e israeliane allo stesso modo, che vivono sul pezzo di terra tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo.”

La mozione è stata respinta a livello nazionale del partito in quanto, secondo la definizione dell’IHRA,  avrebbe potuto essere vista come la volontà di attribuire a Israele un “comportamenti  razzista”.

Politicamente pericoloso

Nella fretta di avvallare le sue credenziali pro-sioniste, il partito laburista si è rivoltato contro alcuni dei suoi membri ebrei più progressisti. Moshe Machover, il veterano anti-sionista israeliano britannico,  fu espulso e poi reintegrato nel 2017 dopo che il Guardian  pubblicò una lettera di protesta sottoscritta da 139 membri del Partito Laburista, tra cui l’eminente avvocato ebreo Geoffrey Bindman, respingendo l’insinuazione di antisemitismo come “personalmente offensivo e politicamente pericoloso ”.

Ma nel 2020, Machover  fu nuovamente sospeso.  Ricevette una lettera di 20 pagine dai burocrati del partito contenente un miscuglio di vecchie e nuove accuse di antisemitismo, che Machover  descrisse come “pieno di bugie” e parte di una “epurazione stalinista del partito laburista”. Considerò la possibilità di dimettersi sbattendo la porta , ma decise di dare agli inquisitori del partito la possibilità di disonorarsi ulteriormente lasciando a loro il compito di espellerlo.

La vera domanda è: perché il governo britannico ha adottato questo documento fondamentalmente viziato e profondamente controverso? Il governo non può sostenere di non essere stato avvertito delle conseguenze potenzialmente dannose di questa decisione.

In realtà ha respinto le richieste della Commissione per gli affari interni della Camera dei comuni di inserire due “chiarimenti” alla definizione e agli esempi dell’IHRA: in primo luogo, per chiarire che non è antisemita criticare il governo di Israele, senza ulteriori prove che suggeriscano un intento antisemita; e in secondo luogo, per chiarire che “non è antisemita mantenere il governo israeliano sugli stessi standard delle altre democrazie liberali, o avere un interesse particolare nelle politiche o azioni del governo israeliano, senza ulteriori prove che suggeriscano un intento antisemita”.

Finanziamenti minacciati

L’indizio più chiaro che l’attuale governo conservatore è legato alla definizione dell’IHRA come mezzo per ridurre il dibattito e limitare la libertà di parola su Israele è contenuto in una lettera di Gavin Williamson, Segretario di Stato per l’istruzione, ai vicecancellieri dell’università.

Il segretario britannico per l’istruzione Gavin Williamson ha sollecitato le università ad adottare la definizione IHRA (AFP / File foto)

Inviata nell’ottobre 2020 in mezzo a una crisi nazionale del settore dell’istruzione causata dalla pandemia Covid-19, la lettera rilevava che il numero di università che avevano adottato la definizione IHRA rimaneva “vergognosamente basso”. Si  sosteneva che le università che la ignoravano stessero deludendo il loro personale e gli studenti, e in particolare i loro studenti ebrei.

Il segretario dell’istruzione  insisteva affinché queste università smettessero di temporeggiare  e approvassero formalmente la definizione dell’IHRA. Minacciava inoltre di tagliare i finanziamenti a quelle  università in cui si sarebbero verificati incidenti antisemiti e che non avessero  aderito alla definizione.

La lettera di Williamson non  fu ben accolta. Lui stesso si rivelava autoritario, mentre il tono della sua missiva era arrogante, esaltato e prepotente. Più preoccupante, tuttavia, era il contenuto. Non faceva riferimento a nessun’altra forma di fanatismo, come l’islamofobia, l’omofobia o il razzismo anti-nero. Non  sfuggiva inoltre  che l’antisemitismo era stato scelto da un governo conservatore rinomato per il suo atteggiamento estremamente rilassato nei confronti dell’islamofobia.

La lettera presupponeva che le università che non avessero formalmente approvato la definizione IHRA non prendessero sul serio l’antisemitismo, il che era ben lungi dall’essere il caso. Non teneva conto del fatto che la maggior parte delle università dispone di regole e procedure disciplinari per combattere la maggior parte delle forme di discriminazione e di razzismo, compreso l’antisemitismo. Anche se una definizione specifica di antisemitismo fosse stata necessaria, il che è discutibile, non venne fornita alcuna ragione per privilegiare quella IHRA.

Soprattutto, la lettera, o meglio l’ultimatum, era vista come una minaccia alla libertà di parola, che le università e il ministero dell’Istruzione hanno il dovere di rispettare per legge.

Diktat ministeriale

Alcune università inglesi rifiutarono  apertamente e coraggiosamente la definizione IHRA; circa un quinto si  arrese al diktat ministeriale sottoscrivendo la definizione;  la maggioranza scelse di non impegnarsi in un modo o nell’altro. La mia università, Oxford, ha fissato saldamente i suoi paletti.

La dichiarazione sul suo sito web recita: “L’Università di Oxford mira a garantire che tutti gli studenti, qualunque sia il loro background, abbiano un’esperienza soddisfacente di istruzione superiore. Per supportarci nel nostro lavoro, abbiamo adottato (riflettendo la posizione dell’Ufficio per gli studenti) la Definizione IHRA di antisemitismo come guida all’interpretazione e alla comprensione dell’antisemitismo, prendendo atto dei chiarimenti raccomandati dal Comitato ristretto per gli affari interni. La definizione IHRA non influisce sulla definizione giuridica di discriminazione razziale, quindi non cambia il nostro approccio al rispetto dei nostri doveri e responsabilità legali . ” In altre parole, Oxford attingerà alla definizione di illuminazione intellettuale nel pensare all’antisemitismo, ma non come guida all’azione.

In una lettera al Guardian pubblicata nel novembre 2020, un gruppo di 122 accademici, giornalisti e intellettuali palestinesi e arabi espresse le proprie preoccupazioni sulla definizione dell’IHRA. Le voci palestinesi raramente sono ascoltate nel dibattito nazionale sull’antisemitismo e su Israele-Palestina. Vale quindi la pena di citare questa lettera che getta luce  sulle percezioni e sulle posizioni palestinesi:

“Negli ultimi anni, la lotta all’antisemitismo è stata sempre più strumentalizzata dal governo israeliano e dai suoi sostenitori nel tentativo di delegittimare la causa palestinese e mettere a tacere i difensori dei diritti dei palestinesi. Deviare la necessaria lotta contro l’antisemitismo per servire un tale programma minaccia di svilire questa lotta e quindi di screditarla e indebolirla.

“L’antisemitismo deve essere smascherato e combattuto. Nessuna espressione di odio per gli ebrei in quanto ebrei dovrebbe essere tollerata in nessuna parte del mondo. L’antisemitismo si manifesta in ampie generalizzazioni e stereotipi sugli ebrei, riguardo al potere e al denaro in particolare, insieme a teorie del complotto e alla negazione dell’Olocausto. Consideriamo legittima e necessaria la lotta contro tali atteggiamenti. Crediamo anche che le lezioni dell’Olocausto, così come quelle di altri genocidi dei tempi moderni, debbano far parte dell’educazione delle nuove generazioni contro ogni forma di odio e pregiudizio razziale.

“La lotta contro l’antisemitismo, tuttavia, deve essere affrontata in modo di principio, per timore di vanificare il suo scopo. Attraverso gli “esempi” che fornisce, la definizione IHRA fonde il giudaismo con il sionismo, supponendo che tutti gli ebrei siano sionisti e che lo stato di Israele nella sua realtà attuale incarni l’autodeterminazione di tutti gli ebrei. Siamo profondamente in disaccordo con questo. La lotta contro l’antisemitismo non dovrebbe essere trasformata in uno stratagemma per delegittimare la lotta contro l’oppressione dei palestinesi, la negazione dei loro diritti e la continua occupazione della loro terra “.

Effetto agghiacciante

La British Society for Middle Eastern Studies (BRISMES), la principale organizzazione accademica britannica per lo studio del Medio Oriente e del Nord Africa, ha rilasciato una dichiarazione esprimendo la sua profonda preoccupazione per la pressione esercitata dal governo sulle università per adottare la definizione IHRA.

Ha affermato che l’intervento di Williamson avrebbe un “effetto agghiacciante” sulla libertà accademica e sul settore universitario negli studi sul Medio Oriente e oltre. Pur accogliendo con favore i passi per sradicare l’antisemitismo e tutte le forme di razzismo dai campus universitari, l’associazione è giunta alla conclusione che questa particolare definizione avrebbe un impatto negativo su ricercatori e studenti.

Dopo aver  verificato l’uso della definizione IHRA in diversi contesti nel Regno Unito, ha concluso che veniva utilizzata “per utilizzare la falsa accusa di antisemitismo nel mettere a tacere e delegittimare coloro che sostengono i diritti dei palestinesi”. I gruppi di lavoro antirazzisti all’interno delle università con cui si era consultata erano tutti veementemente contrari all’adozione della definizione IHRA.

La dichiarazione si è conclusa esortando le università “a proteggere la libertà accademica, a difendere la propria autonomia dalle pressioni del governo affinché adottassero la definizione IHRA e a ritrattare la definizione” laddove era stata adottata.

Un altro invito alle università a resistere al tentativo del governo di imporre la definizione dell’IHRA è arrivato da una fonte inaspettata, ovvero dagli accademici britannici che sono anche cittadini israeliani. Sono un membro di questo gruppo, riunito dall’indignazione per il rude e rozzo intervento di Williamson. È stata una sorpresa scoprire che siamo così tanti ma su questa questione siamo stati tutti sullo stesso piano, indipendentemente dalle nostre diverse discipline accademiche, età, status e affiliazioni politiche.

Attaccare la libertà di parola

La nostra iniziativa si è concretizzata in una lunga lettera inviata l’ultima settimana di gennaio a tutti i vicecancellieri delle università inglesi e a molti senati accademici. Da allora, la nostra lettera è stata firmata da un impressionante elenco di 110 sostenitori, tutti accademici israeliani fuori dal Regno Unito, inclusi molti israeliani.

Abbiamo cercato di raggiungere un pubblico più ampio pubblicando la nostra lettera sui media mainstream. La nostra richiesta è stata respinta o ignorata da non meno di 12 giornali nazionali e da altri media. Siamo rimasti piuttosto sorpresi e delusi dal fatto che nessun giornale nazionale abbia ritenuto opportuno pubblicare la nostra lettera o segnalare la nostra iniziativa. Ma la lettera è stata alla fine pubblicata dal giornale ebraico online di sinistra, Vashti.

La litania dei rifiuti è di per sé un commento alla riluttanza dei media mainstream nel dare spazio a voci ebraiche non tradizionali.

La bandiera palestinese è sventolata durante una protesta a Tel Aviv contro l’annessione israeliana il 6 giugno 2020 (AFP / File foto)

Nella nostra lettera abbiamo detto: “Combattere l’antisemitismo in tutte le sue forme è un must assoluto. Eppure il documento IHRA è intrinsecamente difettoso e in modi che minano questa lotta. Inoltre, minaccia la libertà di parola e la libertà accademica e costituisce un attacco sia al diritto palestinese all’autodeterminazione, sia alla lotta per democratizzare Israele “.

Abbiamo anche sottolineato che la pressione del governo sugli istituti di istruzione superiore affinché adottino una definizione per un solo tipo di razzismo, individua le persone di origine ebraica come meritevoli di maggiore protezione rispetto ad altre che oggi sopportano manifestazioni uguali o più gravi di razzismo e discriminazione.

Un passo nella direzione sbagliata

Abbiamo sollevato  molte eccezioni ad alcune delle “illustrazioni” del documento IHRA. Sicuramente, abbiamo sostenuto che dovrebbe essere legittimo, non da ultimo in ambito universitario, dibattere se Israele, in quanto Stato ebraico autoproclamato, sia “un’impresa razzista” o una “nazione democratica”. Abbiamo trovato allarmante che il documento fosse usato per inquadrare come antisemita la lotta contro l’occupazione e l’espropriazione di Israele. Nessuno Stato dovrebbe essere al riparo da tali legittime discussioni accademiche e nemmeno Israele dovrebbe esserlo.

 Siamo rimasti piuttosto sorpresi e delusi dal fatto che nessun giornale nazionale abbia ritenuto opportuno pubblicare la nostra lettera o segnalare la nostra iniziativa

La nostra lettera continuava dicendo che “ come cittadini israeliani  stabiliti nel Regno Unito, e molti di discendenza ebraica, chiediamo che anche la nostra voce venga ascoltata: il documento IHRA è un passo nella direzione sbagliata. Indica la persecuzione degli ebrei; inibisce la libertà di parola e la libertà accademica; priva i palestinesi di una voce legittima all’interno dello spazio pubblico del Regno Unito; e, infine, ci impedisce, in quanto cittadini israeliani, di esercitare il nostro diritto democratico di sfidare il nostro governo “.

In conclusione, ci siamo uniti alla richiesta che le università del Regno Unito rimangano ferme nel loro impegno per la libertà accademica e la libertà di parola. Abbiamo esortato le università del Regno Unito a continuare la loro lotta contro tutte le forme di razzismo, compreso l’antisemitismo. Abbiamo ripetuto che il documento IHRA rende un disservizio a questi obiettivi.

Abbiamo quindi invitato tutti i senati accademici in Inghilterra a respingere il diktat governativo per adottarlo o, se già adottato, ad agire per revocarlo. Una copia della nostra lettera è stata inviata al segretario di Stato per l’educazione ma, finora, non abbiamo avuto risposta. Sembrerebbe che tutte le proteste  espresse nella lettera siano, per il signor Williamson, come l’acqua che scorre sulla schiena di un’anatra.

Il caso di Ken Loach

Un recente episodio ha messo in luce ad Oxford  le problematiche implicazioni dell’adozione o addirittura della semi-adozione della definizione IHRA. Ken Loach – il pluripremiato regista britannico, da sempre attivista sociale e antirazzista – è stato invitato dal suo vecchio college di Oxford a un dibattito  che non aveva nulla a che fare con gli ebrei o con  Israele. Il dibattito  è stato pubblicizzato come un evento congiunto tra Torch, l’Oxford Research Centre in the Humanities e il St Peter’s College.

Loach è stato chiamato a discutere della sua carriera di regista con Judith Buchanan, Master del St Peter’s College  e professoressa di letteratura e cinema. L’evento faceva parte di un più ampio programma culturale universitario umanistico che promuove il dibattito tra artisti e accademici.

Quella che seguì fu una campagna ben orchestrata contro un uomo che aveva passato la vita a difendere le vittime dell’oppressione e della discriminazione, compresi i palestinesi. Buchanan è stata bombardata da messaggi che chiedevano di annullare l’evento.

La Oxford University Jewish Society si è detta profondamente delusa dalla decisione di ospitare l’evento perché “in numerose occasioni Loach ha fatto osservazioni antisemite secondo la definizione IHRA, recentemente adottata dall’Università di Oxford”.

Marie van der Zyl, presidente del consiglio dei deputati degli ebrei britannici, ha scritto a Buchanan, descrivendo la decisione di invitare Loach a parlare al suo college come “del tutto inaccettabile”, e ha chiesto che l’evento fosse cancellato. Ha aggiunto che il consiglio era stato in contatto con studenti ebrei a Oxford e “ha sostenuto con tutto il cuore la loro condanna dell’evento”. La conclusione categorica è stata: “Questo evento non deve aver luogo”.

Pressione combinata

L’Unione degli studenti ebrei, un’organizzazione nazionale che rappresenta circa 8.500 studenti, si è  unita alla pressione. “Proprio la scorsa estate”, ha twittato, “l’Università di Oxford ha dichiarato di essere impegnata ad affrontare il razzismo sistemico ovunque si possa trovare, anche all’interno della propria comunità. Non vediamo come questo evento possa conciliarsi con questa affermazione. È un oltraggio che il St Peter’s College abbia ignorato le preoccupazioni dei suoi studenti ebrei e invitiamo Judith Buchanan, Master del St Peter’s College, a rimuovere questo oratore dall’evento. UJS sta offrendo supporto alla Jewish Society “.

Buchanan e Torch hanno resistito  alla pressione combinata e l’evento si è svolto  come previsto. È stato anche trasmesso in streaming su YouTube. La discussione è stata moderata dal professor Wes Williams, il direttore di Torch.

Il regista Ken Loach saluta durante il Festival di Cannes nel 2019 (AFP)

A mio modesto parere, è stato un meraviglioso evento culturale, un modello nel suo genere. Loach ha mostrato clip dei suoi film “The Wind that Shakes the Barley” (2006) sull’Irlanda all’inizio del XX secolo e di “Io, Daniel Blake” (2016) sulla disumanità del sistema di previdenza sociale.

Loach ha parlato dei suoi film e della visione del mondo che esprimono in modo eloquente e commovente nel dibattito con Buchanan. Non si parlava di Israele o dei palestinesi. Dopo il webinar, Buchanan ha fatto riferimento alla controversia e ha sottolineato che né il college, né l’università credono nel no-platforming. In una e-mail, tuttavia, si è scusata con gli studenti ebrei per il “dolore” causato dalla controversia sull’evento.

Accuse rimaneggiate

Il giorno dopo l’evento, il 9 febbraio, il sindacato studentesco del Wadham College  tenne una riunione sul St Peter’s College e Loach. È insolito per gli studenti di un college criticare la condotta di un altro college, ma gli studenti ebrei di Wadham evidentemente erano fortemente interessati a questo problema.

La mozione prima della riunione  comprendeva dettagliatamente commenti fatti da Loach in diverse occasioni, commenti  considerati antisemiti e complici della negazione dell’Olocausto. Il documento era essenzialmente un rimaneggiamento di vecchie accuse che erano state ampiamente confutate in passato. La mozione era quella di condannare formalmente Buchanan e il St Peter’s College per aver gestito male  i timori degli studenti ebrei. La mozione di censura fu approvata con 150 voti favorevoli, 14 contrari e quattro astensioni.

 L’affare Loach dimostra chiaramente il danno che il documento IHRA può arrecare alla libertà di parola nei campus

Loach  disse al Telegraph, che  aveva riportato la controversia: “Queste sono accuse riciclate e false,  basate su false dichiarazioni e distorsioni persistenti”. Gli amici del cineasta si sono mobilitati in sua difesa. Alcuni erano membri di Jewish Voice for Labour, che in passato aveva difeso Corbyn dalle false accuse di antisemitismo.

Su loro richiesta,  inviai una dichiarazione da leggere alla riunione del sindacato studentesco al Wadham College. Diceva: “Mi rammarico profondamente dell’attacco da parte degli studenti del Wadham College a Ken Loach. Loach ha una storia forte e coerente di opposizione al razzismo di ogni tipo, incluso l’antisemitismo. È antisionista, ma in nessun modo antisemita.

“È accusato di aver fatto commenti antisemiti secondo la definizione IHRA. Ma questa definizione è completamente sbagliata. Il suo vero scopo è fondere l’antisionismo con l’antisemitismo al fine di sopprimere le legittime critiche alle politiche israeliane. L’antisemitismo è ostilità verso gli ebrei perché sono ebrei.

“Secondo questa corretta definizione Ken Loach è completamente innocente. È anche una persona ammirevole, un paladino della giustizia sociale e un artista eccezionale. L’attacco contro di lui mina la libertà di parola e  ciò non può avere spazio in un’istituzione accademica. Esorto pertatno gli studenti del Wadham College  a cessare la denigrazione di Ken Loach e accordargli il rispetto che merita “.

 Critiche diffamatorie

L’affare Loach dimostra chiaramente il danno che il documento IHRA può arrecare alla libertà di parola nei campus. Il documento è stato utilizzato per diffamare un eminente critico di sinistra di Israele e un difensore dei diritti dei palestinesi, e per cercare di negargli la parola.

Il tentativo alla fine è fallito, ma all’artista ha provocato un dolore del tutto ingiustificato,  ha messo la Master del suo vecchio college in una posizione estremamente imbarazzante, suscitato una grande quantità di malumori su entrambi i lati della questione, fatto sprecare  tempo ed energie che avrebbero potuto essere utilizzati al meglio e, peggio del peggio, a mio modesto parere,  il tutto era completamente inutile, ingiustificato e improduttivo. Tutto ciò che è stato raggiunto è stato  inasprire l’atmosfera attorno a un evento culturale.

Ci sono lezioni da imparare da questo triste episodio in relazione alla definizione IHRA di antisemitismo? Innanzitutto, va sottolineato che l’antisemitismo non è una finzione, come affermano alcune persone. È un problema reale a tutti i livelli della nostra società, compresi i campus universitari, e deve essere affrontato con fermezza ovunque si manifesti.

In secondo luogo, sarebbe del tutto sbagliato suggerire che gli studenti ebrei che protestano contro l’antisemitismo stiano inventando o esagerando la loro sensazione di dolore. Gli studenti ebrei si sentono veramente vulnerabili e hanno un reale bisogno di protezione da parte delle autorità universitarie contro qualsiasi manifestazione di fanatismo, molestie o discriminazione.

Combattere il razzismo

La vera domanda è questa: la definizione IHRA fornisce loro questa  protezione? Se l’affare Loach è qualcosa su cui basarsi, sicuramente no.

In primo luogo, la definizione si basa implicitamente sull’eccezionalismo ebraico, sulla nozione che gli ebrei sono un caso speciale e devono essere trattati come tali. Ciò ostacola la solidarietà e la cooperazione con altri gruppi anch’essi suscettibili al pregiudizio razziale, come arabi e musulmani. Per essere efficace, la lotta al razzismo deve avvenire su tutta la linea e non in ambiti isolati.

Un altro grave difetto della definizione dell’IHRA è che, come io e molti altri abbiamo sostenuto, molti dei suoi esempi non riguardano gli ebrei, ma lo Stato di Israele. Di conseguenza, sembra più preoccupata per la protezione di Israele che per la protezione degli ebrei.

soldati israeliani mirano a manifestanti palestinesi nel villaggio di Kfar Qaddum, vicino a Nablus, nella Cisgiordania occupata (AFP / File foto)

È vero che per molti studenti ebreo-britannici, Israele costituisce una componente vitale della loro identità. È inutile, tuttavia, lasciare che Israele sia così preminente nell’analisi dell’antisemitismo. Israele è un paese controverso le cui istituzioni democratiche sono costantemente erose e la cui oppressione dei palestinesi attira una sempre crescente censura internazionale e, più recentemente, una sentenza che apre la strada a un’indagine sui crimini di guerra da parte della Corte penale internazionale. Nonostante la sua affermazione contraria, Israele non rappresenta tutti gli ebrei a livello globale, ma solo i suoi cittadini, un quinto dei quali sono palestinesi.

Gli ebrei britannici non sono collettivamente responsabili della condotta di Israele, ma la definizione dell’IHRA li coinvolge negli affari di Israele e li incoraggia a prendere di mira chiunque considerino un nemico dello Stato ebraico.

Inoltre, vale la pena ribadire che le critiche a Israele non sono necessariamente antisemite. La definizione IHRA offusca il confine tra critica legittima e illegittima. Né protegge specificamente gli studenti ebrei; allineandoli troppo strettamente con Israele, fa esattamente l’opposto. A lungo termine, quindi, non serve gli interessi degli studenti ebrei.

Nessuna definizione necessaria

Una domanda infine  sorge: abbiamo davvero bisogno di una definizione di antisemitismo? La mia opinione è no. Il termine stesso “antisemita” è problematico perché anche gli arabi sono semiti. Preferisco il termine “razzismo antiebraico”. Ciò di cui abbiamo bisogno è un codice di condotta per proteggere tutti i gruppi minoritari, compresi gli ebrei, dalla discriminazione e dalle molestie, proteggendo al contempo la libertà di parola per tutti i membri delle università.

Il diritto universale alla libertà di espressione è già incorporato nella legge britannica dallo Human Rights Act del 1998, che vieta alle autorità pubbliche di agire in modo incompatibile con tale diritto. La protezione specifica per la libertà di espressione nelle università è fornita dalla legge sull’istruzione del 1986.

Gli ebrei britannici non sono collettivamente responsabili della condotta di Israele, ma la definizione IHRA li coinvolge negli affari di Israele

Non abbiamo quindi bisogno di un’altra legislazione; tutto ciò di cui abbiamo bisogno è il buon senso e l’onestà nell’applicazione della legislazione esistente. Se una persona attacca Israele, non dovremmo chiederci se l’attacco è antisemita o meno. E non dovremmo certamente chiederci se sia in contrasto con  uno dei sette esempi dell’IHRA di ciò che potrebbe costituire l’antisemitismo.

Dovremmo semplicemente chiederci se quello che dicono di Israele è vero o falso. Se è vera, l’accusa dovrebbe essere indagata ulteriormente per accertare se il motivo dietro di essa sia l’ostilità o il pregiudizio nei confronti degli ebrei e, in tal caso, dovrebbero essere intraprese azioni appropriate. E se l’accusa è falsa, sarebbe inutile speculare sulle motivazioni alla base. Il dibattito sul razzismo antiebraico e su Israele dovrebbe essere basato su prove, non su affiliazioni politiche o settarie.

Il punto essenziale è che le università del Regno Unito devono avere l’autonomia di controllare e regolare tutte le attività nei loro campus, secondo le loro circostanze, libere da interferenze esterne. La protezione della libertà di parola nei campus è sia un obbligo morale che un dovere legale.

La definizione IHRA è in conflitto diretto con questo dovere. Sono abbastanza all’antica da appassionarmi all’idea che un’università sia una pila di libri e una comunità di studiosi. Nel mio tipo di università, non c’è posto per autocrati in stile coloniale come Williamson e la sua gente.

 

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

 

Trad: di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” –Invictapalestina.org