Perché i sorrisi sono così rari nella storia dell’arte araba?

È interessante vedere come nel corso della storia dell’arte, il sorriso sia una caratteristica rara del ritratto, indipendentemente dal background sociale e culturale.

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Nadine Nour el Din – 15 febbraio 2021

Un sorriso è il modo più semplice per dire ciao, è un saluto, un segno di un comportamento educato ed è spesso accompagnato da convenevoli. Il sorriso è una forma di comunicazione che trascende lingue, culture e background. Autori di tutto il mondo hanno scritto in lode del sorriso; in Otello, William Shakespeare ha scritto: “il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro” e Mark Twain:”non rimpiangere mai nulla che ti ha fatto sorridere”.

Nella Bibbia, “uno sguardo allegro porta gioia al cuore” (Proverbi 15:30), e negli insegnamenti islamici, il sorriso è considerato una forma di adorazione; una sunnah del profeta Muhammad recita: “Sorridere a tuo fratello è un atto di carità ”.

 Nella Bibbia, “uno sguardo allegro porta gioia al cuore” (Proverbi 15:30), e negli insegnamenti islamici, il sorriso è considerato una forma di adorazione; una sunnah del profeta Muhammad recita: “Sorridere a tuo fratello , è un atto di carità “

Nella cultura popolare, il sorriso è considerato una forma di corteggiamento e molte canzoni e poesie sono state scritte per elogiare il sorriso. Persone con una varietà estremamente ampia di opinioni e posizioni hanno scritto sul sorriso. In particolare, il famoso poeta libanese Elia Abu Madi scrive: “Sorridi finché un breve lasso di tempo ti separa dalla morte; una volta morto, non sorriderai più “e nel poema “Smile” il rivoluzionario egiziano, educatore, autore e poeta Sayyid Qutb scrive:” sei creato solo per sorridere “, e conclude con l’esortazione a ” sorridere e gioire”.

Nel cinema, diversi film arabi sono stati incentrati sul sorriso, come “Dami wa Dumou’i wa Ibtisamati (Il mio sangue, le mie lacrime e il mio sorriso ), “Edhak Elsoura Tetla ‘Helwa” (Sorridi,così la foto viene bene) e “Alazab Fawq Shefah Tabtasem” (Agonia sopra labbra sorridenti).

Perché allora è raro trovare sorrisi nella storia dell’arte araba?

I sorrisi sono rari nella storia dell’arte, “nella lunga storia della ritrattistica il sorriso aperto è stato in gran parte, per così dire, disapprovato”, scrive Nicholas Jeeves nel suo saggio, ‘The Serious and the Smirk’, esplorando la storia del sorriso dalla “Gioconda” di Da Vinci a Caravaggio e alle fotografie di Abraham Lincoln di Alexander Garner. Nella storia del ritratto la bocca viene descritta come un luogo di accesi dibattiti, “un conflitto in corso tra la serietà e il sorriso”.

Su questo, Julia Fiore offre una prospettiva interessante nel suo articolo “Perché i sorrisi sono così rari nella storia dell’arte”scrivendo: “All’inizio potremmo pensare che gli occidentali dei secoli passati si astenevano dal sorridere nei ritratti per evitare di mostrare i loro denti in cattive condizioni. Ma in realtà , una scarsa igiene dentale era così comune da non essere considerata un  ostacolo all’attrazione”.

 C’è la convinzione che le risate precedano il male e le persone superstiziose spesso fanno seguire le loro risate con una preghiera, sperando che il ridere non sia stato  di cattivo auspicio

L’articolo di Julia Fiore che esplora la rarità del sorriso nel canone occidentale mi ha ispirato a esaminare le possibili ragioni relative al mondo arabo.

Ridere senza motivo è una mancanza di buone maniere

Un certo numero di detti colloquiali inquadrano la risata in modo negativo, c’è un detto popolare in arabo che afferma che “ridere senza motivo è una mancanza di buone maniere”. Questa frase veniva spesso usata per rimproverare i bambini per essere stati scortesi; risate e sorrisi possono spesso essere considerati irrispettosi, specialmente nei confronti degli anziani o in contesti formali.

C’è anche la convinzione che le risate precedano il male e le persone superstiziose spesso fanno seguire una preghiera alle loro risate, sperando che non  siano state di cattivo auspicio. Non esiste una cronologia chiara su  quanto tempo queste convinzioni siano durate, ma possono servire come spiegazione per l’atteggiamento nei confronti del sorriso e perché un soggetto avrebbe scelto di non sorridere per il proprio ritratto.

“Mia moglie con lo scialle verde” di Mahmoud Said, 1924 e “La ragazza con il vestito rosa”, 1945

Nella maggior parte dei suoi ritratti, Mahmoud Said (Egitto, 1897-1964) raffigura soggetti estremamente espressivi, ma poco sorridenti. “Mia moglie con lo scialle verde ”, 1924 (nella collezione del Mahmoud Said Museum) e “La ragazza in abito rosa”, 1945 (nella collezione di Mathaf) non fanno eccezione.

“Ritratto di ragazza” di Jewad Selim, anni ’50 circa e “Il giardiniere”, 1950

Allo stesso modo, Jewad Selim (Iraq, 1919-1961) dipinse molti soggetti sorprendenti senza sorrisi. Il suo “Ritratto di ragazza” ritrae una ragazza che guarda pensierosa davanti a sé, con un’aria di mistero e vagamente annoiata, mentre il ritratto de “Il giardiniere” mostra una figura stilizzata, con occhi profondamente evocativi.

Sedersi per un ritratto è un processo lungo e faticoso

Al giorno d’oggi, ci vogliono pochi secondi per sorridere e scattarsi un selfie, mentre posare per un artista per  un ritratto è un processo lungo e faticoso per tutte le persone coinvolte. Il processo differisce in base alla pratica dell’artista, ma nella maggior parte dei casi richiede ore di sedute nella stessa posizione e sembrerebbe  impossibile trattenere un sorriso per tutto quel tempo. Il più delle volte, il soggetto sceglie una posa in cui è a suo agio, in un ambiente naturale, per sostenere le lunghe ore di immobilità

Sabry Ragheb dipinge Ihsan Abdel Koddous, 1983 –  “Ritratto di Ihsan Abdel Koddous”, 1986

In questo fotogramma tratto da un programma trasmesso dalla televisione di stato egiziana, Sabry Ragheb (Egitto, 1920-2000) dipinge nel 1983 un ritratto di Ihsan Abdel Koddous, scrittore, romanziere, giornalista ed editore dei giornali egiziani Al-Akhbar e Al-Ahram. Durante la loro sessione, si può vedere Ihsan Abdel Koddous che fuma il suo sigaro e si muove moderatamente , seduto per tutto il tempo comodamente in una posa naturale. Il ritratto finito è datato 1986, il che implica che l’artista potrebbe essersi  preso il suo tempo per terminare  il lavoro.

Hussein Bicar dipinge un ritratto nel 1983 e “Senza titolo”, 1973

In quest’altro  fotogramma tratto da un cortometraggio trasmesso sempre dalla televisione di stato egiziana, Hussein Bicar (Egitto, 1913-2002) dipinge un ritratto a pastello. Durante la sessione, il soggetto è visibilmente irrequieto e sembra teso mentre cerca di non muoversi: è incredibile come Bicar sia stato in grado di ritrarlo così compiutamente. La pratica di Hussein Bicar prevedeva la sperimentazione di una varietà di stili; dipinse molti ritratti, molti dei quali raffiguravano volti gravi.

Un ritratto senza sorriso offre maggiori opportunità di espressioni creative

Nei ritratti di qualcuno che sorride, si è  immediatamente attratti dal sorriso.  Il sorriso può esprimere un’espressione minacciosa, un sorrisetto o un comportamento pudico, ma ci sono limiti agli aspetti  della personalità che può  essere rappresentata da una persona sorridente. Una faccia seria o un’espressione vaga possono offrire un’aria di mistero e possono alludere a molti aspetti diversi della personalità.

“Ritratto di famiglia” di Zoubeir Turki, 1962 e “Caffè moresco” di Abdelaziz Gorgi, 1964

In queste scene colorate di Tunisi, Zoubeir Turki (Tunisia, 1924-2009) offre un ritratto di famiglia dai volti  seri che catturano nei minimi dettagli  le caratteristiche  di ogni membro della famiglia, mentre Abdelaziz Gorgi (Tunisia, 1928-2008) raffigura un  vibrante incontro musicale in cui tutti i presenti sembrano estasiati e persi nei loro mondi. A prima vista, uno di loro può sembrare sorridente, per l’angolazione dei suoi baffi, ma  come per i suoi compagni, in realtà il suo sguardo è fisso in qualcosa di  misterioso e affascinante.

Kamala Ibrahim Ishaq, “Preparazione dell’incenso – Cerimonia dello Zar”, 2015 (dettaglio) e “ Senza titolo” 2015

In questo dettaglio di“Preparazione dell’incenso – Cerimonia dello Zar “ di Kamala Ibrahim Ishaq (Sudan, nato nel 1939) e in quest’opera senza titolo, i volti delle donne sono distorti, le bocche contorte in una varietà di espressioni per riflettere una moltitudine di emozioni ed esperienze mentali, in uno stile caratteristico della pratica di Ishaq.

Soggetti seri ed espressioni cupe

Le regioni del mondo arabo sono state a lungo luoghi di sconvolgimenti politici, guerre, conflitti e rivoluzioni; tematiche serie che molti artisti della regione hanno affrontato. Di conseguenza, molti soggetti sono ritratti con espressioni pensose e cupe per riflettere i vari contesti e situazioni.

 

 Inji Efflatoun “Sogni dei prigionieri” 1961 (nella collezione della Barjeel Art Foundation) e “Nella prigione delle donne” 1960

In questi dipinti della sua serie sulla prigione, Inji Efflatoun (Egitto, 1924-1989) raffigura le miserabili condizioni dell’ incarcerazione. I dipinti di Efflatoun spesso ritraggono temi politici e lotte nella società egiziana e, di conseguenza, la maggior parte dei suoi soggetti appaiono oppressi e privi di sorriso.

Louay Kayyali “Il mendicante a riposo”, 1974 e “Allora cosa” 1965

Allo stesso modo, Louay Kayyali (Siria, 1934-1978) è stato ispirato dagli aspetti sociali e politici del suo ambiente. Ha dipinto molte figure solitarie, come questo mendicante che riposa, che sembra stanco, addormentato con la fronte aggrottata. In una precedente composizione che ritraeva i profughi palestinesi intitolata “Allora cosa”, i soggetti appaiono infelici e angosciati, scalzi e disperati.

Da prendere sul serio

A differenza delle accademie del canone occidentale, nel mondo arabo le accademie di belle arti furono fondate solo dalla metà del XIX all’inizio del XX secolo. Il principe Yusuf Kamal, mecenate, appassionato d’arte e membro della famiglia reale egiziana, fondò la Scuola di Belle Arti del Cairo nel 1908. In quel periodo, la pittura assunse i caratteri  dello stile tradizionale ottomano.

 A differenza delle accademie del canone occidentale, nel mondo arabo le accademie di belle arti furono fondate solo dalla metà del XIX all’inizio del XX secolo.

Art , a Tunisi, fu  la prima scuola d’arte ad aprire in Nord Africa nel 1923, mentre all’inizio del XIX secolo, a causa dell’occupazione, gli artisti in Iraq, Giordania e Palestina erano in gran parte autodidatti. La maggior parte dei paesi del mondo arabo ottenne la propria indipendenza dal dominio coloniale francese e britannico a metà del XX secolo e questo aprì la strada allo sviluppo dei movimenti artistici arabi moderni. Man mano che questi movimenti si sviluppavano, era difficile essere presi sul serio come artisti. Per essere presi sul serio, gli artisti dipingevano soggetti seri.

“Senza titolo”, 1967, “Il mio primo insegnante” George Aliyev, 1960

Muhanna Durra (Giordania, 1938-2021) sperimentò molti stili artistici e durante la sua carriera  dipinse opere che riflettevano il suo umore. I suoi ritratti sono pieni di emozione e la maggior parte dei suoi soggetti appare  pensierosa e senza sorriso.

Saloua Raouda Choucair “ Autoritratto”, 1943 e Huguette Caland, “Autoritratto”, 1967

Questi autoritratti delle  artiste libanesi Saloua Raouda Choucair (Libano, 1916-2017) e Huguette Caland (Libano, 1931-2019) rappresentano gli sguardi seri di queste artiste. Rispetto alle loro controparti maschili, nel corso della storia dell’arte poche artiste hanno avuto successo e ottenuto riconoscimenti durante la loro vita. I volti seri di Choucair e Caland possono essere visti come un riflesso della loro determinazione e risolutezza.

L’avvento della fotografia e l’emergere del sorriso

Con l’avvento della fotografia a metà Ottocento, il sorriso divenne una caratteristica più facile da includere nel ritratto, infatti Julia Fiore scrive che “divenne una parte standard del ritratto”. Nel mondo arabo, tuttavia, ci volle del tempo prima che il sorriso diventasse una caratteristica  comune in una fotografia. Le persone posavano con espressioni serie per apparire rispettabili. Nella serie di narrativa storica “Aho Da Elli Sar” (C’era una volta), nella  Alessandria della metà del XIX secolo diversi personaggi sono desiderosi di essere fotografati nel loro studio, con una faccia seria,  senza sorridere, cosi che, una volta che le loro fotografie in futuro fossero state ritrovate, non sarebbero state giudicate persone sciocche e poco importanti, ma serie e  rispettabili

The Yasser Alwan Collection, Akkasah: Center for Photography, AD-MC-002_ref85 (1926), ref99 e ref118 (non datato)

In queste immagini dalla Yasser Alwan Collection, all’Akkasah Center for Photography della NYU, i soggetti appaiono tutti tranquilli, vestiti e azzimati,  con lo sguardo perso in lontananza, nel modo tipico della fotografia di questo periodo.

In seguito, tuttavia, questo atteggiamento cambia gradualmente: un cambiamento catturato nel film” Edhak Elsoura Tetla ’Helwa”, in cui Sayed, il personaggio interpretato da Ahmed Zaki, prende molto sul serio il suo lavoro di fotografo. Persone di ogni estrazione e classe  posavano per essere fotografate nel suo studio. Sentiva quindi un grande senso di responsabilità nel farli apparire sempre al meglio e chiedeva loro di sorridere per ottenere una buona foto. Poiché questo atteggiamento cambiò con la fotografia, il sorriso iniziò ad apparire anche nei ritratti, anche se ancora non così frequentemente.

“La donna con i riccioli dorati” 1933 (nella collezione di Mathaf), Louay Kayyali, Aysha Kayali, 1952 e Mahmoud Said, “La moglie del Sig. Ahmed Mazloum”1936,
Jewad Selim “Senza titolo” (Ragazzi con l’anguria), Sabry Ragheb, “Louis Awad”, 1985 e Zoubeir Turki, “Hôtesse”, 1995

Gli stessi artisti che per lo più dipingevano ritratti senza sorriso, dipinsero anche una serie di sorrisi smaglianti ; dai ritratti di donne egiziane di Mahmoud Said, a un raro ritratto sorridente di Louay Kayyali, ai ragazzi sorridenti di Jewad Selim, alla graziosa hostess di Zoubeir Turki e al ritratto di Sabry Ragheb con il sorriso educato di Louis Awad.

È interessante vedere che nel corso della storia dell’arte, il sorriso è una caratteristica rara del ritratto, indipendentemente dal background sociale e culturale. Forse questo offre una spiegazione del motivo per cui a volte può intimidire alcune persone che entrano in un museo o in una galleria. Tuttavia, uno sguardo più attento rivela molte risate calorose, sorrisi, sorrisetti e risate che illuminano lo storico canone dell’arte arabo.

 

Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org