Un nuovo rapporto di una associazione di gruppi per i diritti umani descrive dettagliatamente l’orrore delle invasioni domestiche in stile apartheid israeliano in Cisgiordania, l’ennesima rivelazione sulle orribili realtà di ciò che gli aiuti militari statunitensi a Israele stanno finanziando.
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Di Branko Marcetic – 22 settembre 2021
Immagine di copertina: Soldati israeliani fanno irruzione in una casa palestinese nel villaggio di Beit Omar, vicino alla città di Hebron, in Cisgiordania, il 25 gennaio 2008. (Hazem Bader / AFP via Getty Images)
Quando pensiamo alla repressione israeliana dei palestinesi, pensiamo al tipo di scene che abbiamo visto all’inizio di quest’anno: bombardamenti indiscriminati di civili, soldati che brutalizzano i manifestanti non violenti, coloni che rubano sfacciatamente case lasciate temporaneamente vuote. Quello che ci manca sono gli orrori e le umiliazioni a cui sono soggetti i palestinesi quando non ci sono telecamere o testimoni presenti.
“A Life Exposed” (Una Vita Rischiosa), un nuovo rapporto prodotto congiuntamente dalle organizzazioni per i diritti umani Yesh Din, Breaking the Silence (Rompere il Silenzio), e Physicians for Human Rights Israel (Medici per i Diritti Umani Israele), mette in luce solo una di queste indegnità: la pratica delle invasioni domestiche arbitrarie, o incursioni, da parte dell’esercito israeliano, in Cisgiordania.
Quando vengono eseguite all’interno dei confini israeliani precedenti al 1967, tali azioni richiedono un mandato o una causa probabile e sono soggette a una serie di altre regole e regolamenti del tipo solitamente imposto dalle società democratiche. Ma le Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono libere di irrompere in una casa palestinese nei Territori Palestinesi Occupati senza nessuna restrizione, effettivamente per qualsiasi motivo e in qualsiasi momento, indipendentemente dal fatto che l’azione produca risultati. Questi motivi includono l’arresto di persone; la ricerca di denaro, armi e altri oggetti; sequestro di un immobile per operazioni militari; e “mappatura”, raccolta di informazioni sulla struttura fisica di una casa e sulle persone che vi abitano, una pratica che è stata recentemente vietata dopo anni di oltraggi.
Attingendo a più di duecento testimonianze sia di palestinesi che di soldati dell’IDF, il rapporto presenta un quadro straziante della natura di queste invasioni domestiche e del loro impatto psicologico duraturo, specialmente per i bambini. Secondo il rapporto, una tipica invasione domestica militare israeliana coinvolge da cinque a trenta soldati dell’IDF e dura in media ottanta minuti. In circa un quarto dei casi esaminati dagli autori del rapporto, i soldati israeliani hanno con noncuranza sfondato la porta di una casa piuttosto che aspettare che gli occupanti la aprissero, e l’88% delle operazioni si è svolto tra mezzanotte e le 5 del mattino.
“In molti casi, forse nella maggior parte, afferma il rapporto, una operazione lascia segni indimenticabili, come emerge chiaramente dalle testimonianze fornite sia dai palestinesi che dai soldati”.
Diversi intervistati paragonano la devastazione lasciata nelle loro case dai soldati dell’IDF scatenati a un “terremoto”, con le truppe israeliane che perquisiscono le case devastandole, lasciando oggetti domestici, piatti e altri oggetti rotti sparsi sul pavimento. Anche un sergente maggiore israeliano paragona “la mole del caos” lasciata dopo l’incursione alla devastazione di un “tifone”. Un altro descrive l’incursione in una casa con la motivazione che contenesse armi, spaccandone le pareti con mazze, lasciando la casa “in macerie” senza trovare nulla.
I soldati hanno usato la forza fisica in circa un quarto dei casi documentati, afferma il rapporto, e lanciato minacce, incluso puntare armi da fuoco contro i membri della famiglia, nel 30% dei casi. Un uomo cieco e disabile ricorda che un soldato lo ha picchiato nel sonno e gli ha rotto il mento e il braccio sinistro come parte di un’operazione di arresto contro la casa del suo vicino, che ha espressamente chiesto agli israeliani di non coinvolgere le case vicine. Un soldato ricorda un uomo anziano che ha avuto un attacco epilettico nel bel mezzo di un’irruzione, soffocando sul pavimento mentre la sua famiglia chiedeva il permesso di portargli la sua medicina, cosa che il soldato e i suoi compagni hanno proibito loro di fare sotto la minaccia delle armi. Alla fine è arrivata un’ambulanza quando l’uomo aveva smesso di respirare. (Non è chiaro dal rapporto se sia sopravvissuto.)
Anche quando non veniva usata la violenza fisica, i palestinesi sono stati oggetto di una serie di umiliazioni. Un’incursione ha avuto luogo la prima notte di nozze di una coppia, con i soldati israeliani che hanno distrutto i mobili, compreso il loro letto. (“Abbiamo dovuto spiegarle che questo non era insolito”, ricorda il suocero della sposa. “Succede dopo quasi tutti i matrimoni”). In un altro caso, i soldati israeliani hanno perquisito le donne presenti, in un caso con la forza, e sottratto denaro agli occupanti dell’appartamento. I soldati a volte occupano le proprietà delle persone per settimane, dormono nei loro letti e usano i tetti e le scale come latrine.
Il rapporto delinea i persistenti sentimenti di trauma e perdita di controllo tra i palestinesi da parte di chi subisce le invasioni. I bambini se la fanno addosso per paura durante e dopo le incursioni.
“Queste invasioni compromettono significativamente lo sviluppo e la normale esistenza di bambini e adulti, mentre la natura ripetitiva e arbitraria di tali azioni esaspera i sentimenti che accompagnano l’evento e i sintomi post-traumatici”, afferma il BMJ Pediatrics Open, la rivista di settore del Royal College of Pediatrics and Children’s Health (Istituto Reale di Pediatria e Salute dei Bambini) del Regno Unito, in un articolo sul rapporto.
Gli autori notano che i bambini palestinesi hanno un tasso di disturbo da stress post-traumatico che va dal 34 al 50%, significativamente più alto del tasso dal 7 al 12% per i bambini di tutto il mondo.
Un soldato ha riferito che “Per i bambini presenti, è la cosa più terrificante e traumatica, forse anche per me, ma soprattutto per loro”.
Questo è ciò che miliardi di dollari di aiuti militari annuali degli Stati Uniti a Israele aiutano a garantire: la capacità dei soldati israeliani armati fino ai denti di terrorizzare coraggiosamente i bambini e di colpire i civili anziani nel sonno.
Oltre ad essere moralmente ripugnanti, queste pratiche sono, ovviamente, del tutto controproducenti per qualsiasi tipo di strategia “antiterrorismo”, il loro scopo apparente. Come ha detto un soldato: “Ci sono bambini piccoli lì e tutto ciò che ricorderanno per il resto della loro vita è quanto odiano i soldati che nel cuore della notte, mentre erano a casa con la loro mamma, li hanno rinchiusi in una stanza e minacciati con le armi quando avevano solo quattro anni.
Infine, come sottolinea il rapporto, queste pratiche sono un’ulteriore prova che Israele è uno stato di apartheid: Il netto divario tra il diritto civile israeliano e le prerogative dei militari nel perquisire le case palestinesi costituisce l’applicazione di “un diverso sistema giuridico per israeliani e palestinesi sulla base di una distinzione nazionale”.
I leader statunitensi giustificano il sostegno a Israele sulla base del fatto che è “l’unica democrazia in Medio Oriente”.
Il pubblico americano potrebbe vedere la questione in modo diverso, se solo fosse informato su cosa stanno realmente finanziando i dollari delle loro tasse.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org