Le chiese di Gerusalemme accusano Israele di discriminazione e mettono in guardia dal declino della presenza cristiana

Patriarchi e capi delle chiese avvertono che i cristiani palestinesi sono diventati un bersaglio degli attacchi in corso da parte di gruppi di estrema destra israeliani.

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Di Mustafa Abu Sneineh – 21 dicembre 2021

Immagine di copertina: Fedeli nella Chiesa della Natività a Betlemme nella Cisgiordania occupata, 21 dicembre 2021 (AFP)

I cristiani palestinesi hanno criticato Israele per aver ostacolato il periodo natalizio e averli discriminati, affermando di ritenere che la loro presenza nella Gerusalemme Est occupata, nella Cisgiordania e in Israele sia minacciata.

I patriarchi e i capi delle chiese di Gerusalemme hanno rilasciato una dichiarazione la scorsa settimana, affermando che “i cristiani sono diventati il ​​bersaglio di attacchi frequenti e prolungati da parte di frange radicali”, riferendosi agli attivisti di estrema destra israeliani.

Hanno dichiarato che dal 2012 sono stati registrati “innumerevoli episodi” di attacchi verbali e fisici contro sacerdoti e che alcune chiese sono state “vandalizzate e profanate”, aumentando i timori che i cristiani palestinesi nutrono per la loro sicurezza.

“Queste tattiche vengono utilizzate da gruppi radicali estremisti nel tentativo sistematico di cacciare la comunità cristiana da Gerusalemme e da altre parti della Terra Santa”, afferma la dichiarazione, riferendosi alla Palestina e ad Israele.

Chiese bruciate

Dal 2015, attivisti israeliani di estrema destra hanno attaccato diverse chiese in Israele e Palestina.

Alcune figure israeliane vicine al crescente movimento politico del sionismo religioso, che ha quattro parlamentari, sono state esplicite nel vietare il Natale e hanno affermato che le chiese sono luoghi di culto degli idoli, chiedendone la distruzione.

La Chiesa della Moltiplicazione sul Mar di Galilea ha subito un incendio doloso nel 2015 per mano di un gruppo di estrema destra israeliano.

Lo scorso dicembre, un uomo israeliano ha tentato di dare fuoco alla storica chiesa del Getsemani di Gerusalemme Est, nota anche come Chiesa di Tutte le Nazioni, prima di essere arrestato.

Gli attacchi incendiari sono una tattica comune usata dai coloni israeliani contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est. Altri attacchi dei coloni includono l’imbrattamento con graffiti razzisti, la rottura di finestre e il taglio di pneumatici.

I patriarchi e i capi delle chiese hanno detto che “i gruppi radicali israeliani continuano ad acquisire proprietà strategiche nel quartiere cristiano nella Città Vecchia di Gerusalemme allo scopo di diminuire la presenza cristiana”.

Il loro non è il primo avvertimento del genere negli ultimi giorni.

In un editoriale congiunto sul quotidiano britannico Sunday Times, Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, e Hosam Naoum, arcivescovo anglicano di Gerusalemme, hanno messo in guardia sul declino della presenza cristiana in Palestina causato dai tentativi dei gruppi di estrema destra israeliani di cacciarli.

Hanno notato che un secolo fa, c’erano circa 73.000 cristiani palestinesi in quella che allora era la Palestina del Mandato Britannico, che rappresentavano il 10% della popolazione. Al contrario, hanno affermato, nel 2019 solo il 2% della popolazione israeliana e palestinese è cristiana e solo 2.000 cristiani palestinesi vivono nella Città Vecchia di Gerusalemme.

“È per questo motivo che quando si parla con i cristiani palestinesi a Gerusalemme oggi si sente spesso questo dire: ‘Tra 15 anni non resterà nessuno di noi!'”, hanno scritto.

Gruppi di coloni israeliani, spesso incoraggiati dalle autorità, continuano a cacciare i palestinesi, musulmani o cristiani, dalle loro case nei quartieri di Gerusalemme come Sheikh Jarrah, Silwan, Batn al-Hawa e Wadi Hilweh, così come nella Città Vecchia.

Quinto lockdown

La scorsa settimana Israele ha vietato agli stranieri di entrare nel Paese fino al 29 dicembre, a seguito della diffusione della nuova variante del Covid-19, Omicron.

Il divieto includeva anche i pellegrini cristiani che avrebbero dovuto visitare i luoghi santi di Gerusalemme Est, Betlemme e Nazareth.

Tuttavia, la decisione è stata criticata da personalità cristiane palestinesi, che hanno affermato che il governo israeliano li ha discriminati consentendo ai giovani ebrei di visitare Israele come parte del programma “Birthright” (Diritto di Nascita), che offre viaggi gratuiti ai giovani ebrei della diaspora.

Wadie Abunassar, portavoce e consigliere delle chiese in Terra Santa, ha scritto su Facebook che la decisione di Israele di vietare l’ingresso a migliaia di pellegrini cristiani completamente vaccinati durante il Natale è stata accolta con “disapprovazione”, mentre allo stesso tempo si consentiva ai gruppi ebraici di visitare il Paese durante un quinto lockdown.

“Ho interpellato dei consulenti legali e mi hanno detto che si tratta di una discriminazione morale illegale. Non possiamo assolutamente accettare questa discriminazione razzista. Esorto le autorità israeliane a trattare allo stesso modo tutti coloro che vogliono visitare il Paese senza alcuna discriminazione di religione”, ha scritto Abunassar.

Si stima che circa 10.000 pellegrini cristiani avrebbero dovuto visitare la Palestina e Israele durante il periodo natalizio. Ma i viaggi sono stati annullati.

La città di Betlemme, in Cisgiordania, dove si crede sia nato Gesù, è stata duramente colpita dalla pandemia e il suo settore alberghiero sta vivendo un secondo Natale senza turisti.

Betlemme è stata la prima città palestinese a imporre il lockdown nel marzo 2020 quando sono stati rilevati casi di Covid-19 tra i turisti. È circondata dal muro di separazione di Israele e dai posti di blocco militari, che la separano dalle città di Gerusalemme ed Hebron.

In una mossa per mitigare il crollo nel settore del turismo a Betlemme, l’Autorità Palestinese ha offerto ai lavoratori alberghieri in città un sussidio una tantum di 700 shekel (195 euro).Gli hotel di Betlemme sono vuoti di turisti e pellegrini stranieri a causa delle restrizioni alle frontiere israeliane per contrastare la diffusione del Covid-19.

Welby e Naoum hanno scritto che i cristiani palestinesi stanno vivendo “una vera tragedia storica”.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org